L’analisi del match di San Siro e la costruzione del gioco tra i difensori e il regista del Napoli: «Troppo tocchi inutili, un uomo libero da compiti nella nostra metà campo»
Temi tattici
Due talking points di Italia-Svezia, almeno per quanto riguarda il campo: la difesa a tre e la partita di Jorginho. Sono situazioni legate, collegate, soprattutto perché la Svezia ha giocato una partita estremamente difensiva. E questo si sapeva fin dall’inizio. Quindi, la domanda che si pone la Gazzetta: «Giusto schierare tre difensori centrali contro una Svezia ovviamente a trazione posteriore? Ventura si è affidato ancora a Barzagli, Bonucci e Chiellini. Qui naturalmente non si discute del valore individuale di questi tre campioni, ma della situazione tattica. I rischi erano legati a una esclusione di Jorginho dalla catena di costruzione e alla inutilità di avere sempre un uomo libero e virtualmente privo di compiti nella nostra metà campo».
La lettura è semplice, anzi elementare. E si concretizza anche nelle statistiche – oltre che nella sensazione rispetto a un Jorginho quasi mai assecondato nelle sue richieste del pallone. Leggiamo: «Nei primi quindici minuti l’italobrasiliano è rimasto fuori dal gioco nonostante si muovesse tanto per farsi vedere e offrire un comodo passaggio, e veniva saltato regolarmente. Poi, minuto dopo minuto, Jorginho è stato maggiormente coinvolto e ha creato una delle più grandi occasioni azzurre (assist per Immobile, trovato davanti al portiere) e altre azioni interessanti. Nella ripresa, il regista del Napoli è uscito dal gioco».
I numeri
La dimostrazione dei numeri rispetto a questa teoria: «La circolazione di palla dell’Italia, molto lenta, coinvolgeva tantissimo i tre centrali difensivi le cui statistiche di fine gara sono emblematiche: Barzagli è il giocatore che ha toccato più palloni (143), davanti a Bonucci (127) e Chiellini (126): Jorginho, quarto azzurro,si ferma a quota 92. Anche il dato dei lanci positivi è interessanti: Bonucci 12, Barzagli 7, Chiellini 7, Jorginho 1. La lentezza del gioco ha generato una serie di cross facilmente leggibili peri difensorisvedesi: dalle fasce sono spiovuti 40 palloni, con esiti sconfortanti».
Il gioco della Juventus
Interessante l’ultima parte dell’analisi, firmata da G.B. Oliviero. Si parla di Juventus, e di come Ventura non abbia saputo ispirarsi al cambio di passo di Allegri. Leggiamo: «Allegri passò dal 3-5-2 al 4-2-3-1 un po’ perché la squadra aveva bisogno di nuovi stimoli e un po’ perché la manovra era diventata troppo prevedibile. La Juve fraseggiava da dietro lentamente e quando verticalizzava gli attaccanti partivano da fermi contro una difesa schierata. Insomma, gli sbocchi erano legati alle iniziative individuali. Quello che è successo ieri sera. La differenza è che nell’Italia non ci sono Dybala e Higuain. Quando Allegri abbandonò il 3-5-2 la Juve era comunque in testa al campionato. Ieri sera, invece, l’Italia partiva da 0-1. Eppure Ventura ha scelto di impantanarsi».