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Il Napoli vince in ogni modo, con cinismo o leggerezza. E anche col bel gioco

È il miglior Napoli di sempre, ora l’ambiente sia compatto. Buffon è stato il primo a capire la portata rivoluzionaria del Var

Il Napoli vince in ogni modo, con cinismo o leggerezza. E anche col bel gioco
La gioia dei giocatori del Napoli dopo il rigore di Mertens

Le rivoluzioni partono quando i tempi sono maturi

Le rivoluzioni il più delle volte partono per caso. Ma partono sempre quando i tempi sono maturi.

Il cancan mediatico intorno al Var, iniziato ben prima di Atalanta-Juventus, era teso a salvaguardare lo status quo di un calcio che si fida molto poco del cambiamento.

E allora ecco che da settimane sono in corso campagne mediatiche che puntano a depotenziare la tecnologia in campo, anche se nessuno può  dichiarare apertamente di preferire decisioni arbitrali parziali in nome del “calcio che fu”.

Quindi ci si attacca ad altro, prima di tutto alle presunte perdite di tempo (vedi Allegri nel post-partita), fenomeno che in pochi hanno contestato e che nessuno ha mai pensato di combattere quando esse erano (e sono) causate da proteste, simulazioni o finti infortuni. In realtà, anche se nessuno ha il coraggio di dirlo ad alta voce, il timore dei detrattori della tecnologia in campo è soprattutto quello di avere in futuro arbitri impermeabili alle pressioni e liberi da qualsiasi sudditanza.

I fatti di Bergamo

I fatti di Bergamo dimostrano, al di là della perfettibilità del sistema Var, che ci sono molti, troppi, che preferirebbero risultati sul campo non per forza veritieri pur di non intaccare ciò che è stato il calcio in tutta la sua storia. Uno sport bellissimo, ma troppo spesso influenzato dall’errore umano, dalla discrezionalità delle decisioni arbitrali e dal sospetto che alla fine i più forti siano avvantaggiati nelle situazioni dubbie.

In pratica uno sport condizionato dalla sudditanza psicologica, fenomeno di cui molti hanno sempre negato l’esistenza, ma che invece oggi rimpiangono pur senza mai nominarlo.

Buffon, da uomo intelligente, aveva fiutato per primo il pericolo di una rivoluzione, e le rivoluzioni fanno sempre male a chi comanda. Le sue parole sembravano inappropriate se confrontate con i risultati sul campo di una Juventus sempre vincente e soprattutto mai sfavorita dalle decisioni del VAR.

Partita spartiacque per l’ambiente juventino

Perché se poi si ragiona in maniera asettica, nonostante le fresche lamentele juventine, i singoli episodi, oltre ad aver contribuito a sgombrare il campo dai sospetti di favoritismo arbitrale nei confronti dei bianconeri, non hanno mai realmente danneggiato la Juventus.

E persino ieri, partita spartiacque per l’ambiente juventino nei confronti del Var, l’unico episodio dubbio resta proprio il rigore assegnato ai bianconeri per un fallo di mani forse insistente di Petagna.

E così invece di dare il via ad una riflessione interna sul perché della rimonta atalantina e sulle cause di alcune prove non brillanti, ci si rifugia nell’alibi arbitrale tante volte oggetto dell’ironia juventina nei confronti dei loro avversari.

Il refrain sul gioco spettacolare che non fa vincere

Ecco quindi che il Napoli si è ritrovato sorprendentemente capolista solitario proprio in una giornata che lascerà strascichi e polemiche, e grazie ad una partita che in tempi diversi sarebbe finita con una facile vittoria bianconera. Partita che nell’economia del campionato potrebbe significare molto ma anche niente. Tutto dipenderà dall’impermeabilità di squadra e società di fronte all’eventuale coinvolgimento in polemiche, e alla capacità di saper respingere le provocazioni che da ora in poi quasi sicuramente colpiranno il Napoli sul campo. Ma soprattutto fuori dal campo, per i tentativi di buona parte dell’ambiente calcistico di sminuire quanto di buono gli azzurri fanno ormai da tempo.

La Domenica Sportiva ed altre trasmissioni televisive hanno già dato un primo assaggio di ciò che aspetta il Napoli nelle prossime settimane o mesi. Il processo di delegittimazione della squadra di Sarri da parte di alcuni è solo agli inizi.

A partire dal refrain sul gioco spettacolare che non fa vincere e non farà vincere, al ritorno dei dubbi sulla profondità della rosa. Dall’abitudine allo stare in alto in classifica, fino ad arrivare all’inattendibilità delle squadre finora incontrate e battute.

Il rovesciamento di ruoli

In realtà si assiste ad un inatteso rovesciamento dei ruoli. Il Napoli era stata finora la squadra che andava in difficoltà con le piccole. Che stentava sui campi di provincia. Che non era capace di ribaltare i risultati, che non era sufficientemente cinica, che non sapeva vincere le partite sporche, che una volta in vantaggio si faceva rimontare, che subiva troppi gol, e che, dulcis in fundo, si lamentava costantemente.

Il Napoli di queste prime sette partite di campionato ha sconfitto tutte le squadre avversarie. E lo ha fatto in tutti i modi. Battendo le piccole, stentando molto poco sui campi di provincia, riuscendo a mantenere il vantaggio oppure ribaltando il risultato. Ha vinto con cinismo o con leggerezza, riuscendo a vincere persino le cosiddette “partite sporche”. Subendo gli stessi gol della Juventus, ma soprattutto lasciando il lamento a piazze ben più blasonate.

Buona parte dei difetti che ancora oggi sono attribuiti al Napoli, sembrano essersi improvvisamente riversati sul fronte bianconero, dopo che le sei vittorie di inizio campionato avevano nascosto il fuoco sotto la cenere.

Le rivoluzioni creano opportunità. E l’opportunità è a portata di mano. Persino quel ciclo, che il Napoli di Maradona non fu capace di compiere in maniera completa, potrebbe essere nelle corde di questo Napoli. Il miglior Napoli di sempre a livello di continuità di risultati, di numeri e di gioco. Anche se non ancora corroborato da trofei.

Ma c’è un tempo per tutto.

Schumacher vinse dopo quattro anni

Finanche il più grande Barcellona di sempre dovette aspettare cinque anni prima di ricominciare a vincere ed iniziare il ciclo più bello e vincente della storia recente del calcio.

Persino Michael Schumacher, una volta arrivato in Ferrari, dovette aspettare quattro anni fatti di campionati finiti a ridosso del vincitore prima di vincere cinque mondiali consecutivi.

Ecco perché lo “spalla a spalla”, di cui si è spesso scritto su questa testata, diventa fondamentale in questo momento.

Le facce storte, le critiche a squadra e società, il malcontento strisciante, non avevano senso già prima di oggi. Ma da ora in poi, con ciò che aspetta il Napoli nelle prossime settimane, ad iniziare dalla partitissima dell’Olimpico, avrebbero ancora meno significato.

Unirsi intorno al Napoli non significa accettare ciecamente tutto ciò che squadra e società faranno. Ma far capire a squadra e calciatori che non saranno lasciati da soli nei momenti di difficoltà che prima o poi arriveranno.

E soprattutto si darà un messaggio di compattezza a tutti coloro che dall’esterno cercheranno di aprire delle crepe in questa splendida realtà.

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