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All’improvviso, il Milan è diventato troppo grande per Montella (e non è giusto)

Il Milan ha vinto nove partite, ne ha perse solo due. Eppure Montella è già descritto come un tecnico in bilico. Una pessima abitudine italiana.

All’improvviso, il Milan è diventato troppo grande per Montella (e non è giusto)

Una classica situazione italiana

È il caso-tema di questi giorni di dibattito calcistico: Vincenzo Montella è in bilico, dopo due sconfitte e nove vittorie in undici partite. Sembra surreale, è la verità. Basta aprire la Gazzetta dello Sport, anzi basta anche solo la prima pagina: “Ombre lunghe su Montella“. Sopra il faccione del tecnico rossonero, le sagome di Ancelotti e Conte, i possibili uomini del futuro. All’interno, anche le soluzioni temporanee Mazzarri e Sousa. Ma, soprattutto, dei termini che non possono (non dovrebbero) corrispondere alla situazione del Milan. Tipo «delusione cocente dei tifosi» per due sconfitte in undici partite; tipo «le fibrillazioni di questi giorni», come se il Milan fosse reduce da un periodo di crisi di gioco e risultati.

È una classica situazione italiana, in cui il progetto tecnico è legato esclusivamente al peso del calciomercato. Della serie: l’anno scorso, il Milan di Montella partì benissimo per poi squagliarsi in inverno, con nove partite consecutive senza vittoria tra dicembre e febbraio. Mai, in quel frangente, il tecnico venne messo in discussione.

Certo, la squadra di oggi è decisamente più forte (e costosa), le ambizioni sono più alte e la sconfitta con la Sampdoria è stata davvero dura, pesante, brutta. Per approccio, per prestazione, per tante componenti negative. Come dire: ci sta la strigliata, ci sta anche l’intervento della società (riunione col tecnico e invito a strigliare la squadra). Non ci sta (non dovrebbe esserci) il valzer dei rumors su un possibile cambio di panchina. Immediato o futuro che sia. È la completa demistificazione e delegittimazione di un professionista e del suo progetto.

Montella

Qualcuno potrebbe obiettare: Montella va bene per il Milan dello scorso anno, per quel tipo di ambizioni. Quello costruito in quest’estate di fuochi d’artificio ha bisogno d’altro. Potrebbe essere vero, del resto l’ex di Catania, Fiorentina e Sampdoria resta, per l’appunto, l’ex di Catania, Fiorentina e Sampdoria. Però, come dire: parlare di eventuali sostituto il 26 settembre, dopo un percorso netto con due inciampi pesanti, ci pare davvero folle. Perché ingiusto. 

Nei confronti di Vincenzo, ma anche nei confronti di chi dovrebbe sostituirlo. Paulo Sousa o Mazzarri, ecco i primi nomi. Che, però, sarebbero assunti per vincere tutte le partite stagionali. O almeno per vincerne l’81%, ovvero l’attuale percentuale di successi di Montella. Assurdo, davvero. Così come assurde sono state le pretese della narrativa sportiva italiana nei confronti di questa squadra, coraggiosamente rifondata in estate. Una squadra che ha fretta di vincere, ma che non poteva pensare di acquistare i miracoli.

 

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