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Come gioca il Verona: il “prototipo” di Pecchia, palleggio e Pazzini-Cerci

Appunti tattici sul Verona, primo avversario del Napoli in campionato: il coraggio del tecnico, la versatilità di Romulo, le suggestioni retrò dell’attacco.

Idee offensive

Dopo la Champions, sotto con il campionato. Inizio a Verona, in una gara che potrebbe essere più ostica di quanto appaia. Perché dal punto di vista ambientale, per il Napoli, giocare al “Bentegodi” non è mai stato storicamente semplice. E perché, nonostante Fabio Pecchia, da buon napoletano, abbia messo le mani avanti parlando degli scaligeri come di un “prototipo” se rapportati agli azzurri, visti come una fuoriserie da 300 all’ora, la sua squadra ha dei valori tecnici di base tutt’altro che malvagi, specialmente davanti dove le possibilità di far male ci sono tutte.

Prendiamo come riferimento le indicazioni date dallo stesso Pecchia in conferenza stampa e lo schieramento utilizzato qualche giorno fa, in Coppa Italia contro l’Avellino, per capire come il Verona si schiererà. Innanzitutto, difesa a 4 davanti al portiere Nicolas. Nel caso sia effettivamente disponibile, come preannunciato dal suo allenatore, Hertaux dovrebbe prendere posto al centro della difesa. Di fianco a lui Caceres, con Ferrari che dovrebbe essere dirottato sulla corsia destra. A sinistra è più che certo del posto il francese Souprayen. Romulo dovrebbe dunque avanzare a centrocampo, a far compagnia a Bessa e a Bruno Zuculini.

La vittoria in Coppa Italia contro l’Avellino

Romulo, Cerci, Pazzini

In tal senso però non è da escludere che Romulo possa rimanere in posizione di laterale. A precisa domanda Pecchia non si è sbilanciato, non volendo dare un vantaggio a Sarri. La poliedricità dell’italobrasiliano è un chiaro vantaggio per l’ex vice di Benitez, che potrebbe dunque anche operare variazioni in corsa. Decisiva risulterà la valutazione sulla maggiore opportunità di utilizzare il contributo tattico e dinamico dell’ex juventino sulla fascia, per contenere le avanzate di Insigne sull’esterno, o a centrocampo, per guardare più da vicino Marek Hamsik. Insomma, appare evidente, come al solito, che buona parte dello scacchiere tattico della partita si deciderà sul centrosinistra azzurro.

Davanti, pressoché certa la conferma del tridente con Cerci e Verde ai lati di Pazzini. E’ qui che il Verona annida gran parte del suo potenziale: concedere spazi in ripartenza potrebbe essere molto pericoloso. Di Alessio Cerci, già sappiamo, se è in giornata è avversario scomodissimo per chiunque. Il talento di Daniele Verde, scuola Roma ma nato a Napoli, non è in discussione. E la doppietta contro l’Avellino, sua ex squadra, dimostra che il ragazzo è in forma. Al centro dell’attacco, un tipo che in Serie A ha segnato qualcosa come 107 reti in carriera – e infatti lo scorso anno in cadetteria è stato assolutamente dominante. Conviene guardarlo decisamente a vista, e, nonostante l’intenzione dichiarata da Pecchia di provare a palleggiare quando dovesse essercene l’occasione, non è da escludere che in qualche caso la prima opzione sia il lancio lungo per lanciarlo alle spalle della difesa.

Si può (deve) fare

Dal punto di vista del palleggio e della proprietà tecnica, il Napoli è ovviamente superiore. Con la giusta velocità (relativa, visto il periodo della stagione) nella circolazione di palla a centrocampo, si può prendere subito possesso del match e mettere in condizione il trio d’attacco di imperversare contro una difesa composta da giocatori esperti ma che possono denunciare evidenti limiti di velocità (a parte Souprayen, ma in quel caso ci si affiderà al consueto mostruoso tempismo negli inserimenti di Callejon).

La difesa dovrà essere in grado di accorciare sempre sul centrocampo. E viceversa, una volta che il Verona avrà recuperato palla, per evitare di finire in balia delle frecce offensive a disposizione di Pecchia. Gara da vincere, la “fuoriserie”, come l’ha chiamata Pecchia, anche senza lanciare i giri del motore al massimo, può e deve conquistare l’intera posta in palio per partire col piede giusto.

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