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La Stampa: Tutti gli errori della serata in piazza San Carlo, a Torino, la sera di Cardiff (Juventus-Real Madrid)

Il lavoro della commissione d’inchiesta del Comune: un lungo elenco di lacune e approssimazioni che offrono uno spaccato desolante dell’Italia. Ci furono un morto e 1526 feriti

La Stampa: Tutti gli errori della serata in piazza San Carlo, a Torino, la sera di Cardiff (Juventus-Real Madrid)

Oggi il quotidiano La Stampa pubblica ampi stralci della commissione d’inchiesta istituita dal Comune di Torino per individuare le responsabilità di quel che è accaduto il 3 giugno in piazza San Carlo, a Torino. Ne riportiamo ampi stralci.

Un morto, 1526 feriti

Dai varchi di accesso messi in ritardo al parcheggio sotterraneo utilizzato dai venditori abusivi per far arrivare gli alcolici fino alle mancanze del Comune: in 500 pagine le accuse della Commissione d’inchiesta sui fatti di piazza San Carlo a Torino la notte della finale di Champions League tra Juventus e Real Madrid. Negli atti, desecretati da ieri, emergono lacune, omissioni, pericoli sottovalutati che hanno portato a un morto e 1526 feriti.

La prima riunione il 26 maggio

Il 26 maggio si svolge la prima riunione. «È stata convocata da me su mandato del sindaco», dice il capo di gabinetto Paolo Giordana. Vi partecipano undici persone in rappresentanza di Comune, vigili e Questura. Si decide di affidare l’evento a Turismo Torino, ente del Comune che si occupa di promozione turistica. «Banalmente la Città non può farsi fare un preventivo da… quindi bisognava trovare qualcun altro che lo facesse…», spiega Chiara Bobbio, funzionaria del gabinetto del sindaco. Chi indica Turismo Torino? «Gli uffici», risponde Giordana.

L’atteggiamento della Questura

lla prima riunione, nell’ufficio di Giordana, sono presenti un commissario e un ispettore della Questura, Martina Torta e Gioacchino Lopresti. «Se devo essere sincero sono stato colpito dall’atteggiamento della Questura», dice Mauro Agaliati, dirigente del Comune. «Mi è sembrato più una partecipazione della serie: “Raccogliamo informazioni e poi vi diciamo”».

Piazza chiusa ma non subito

Piazza chiusa, dunque. Ma non subito: «La Questura ha chiuso a piazza semi piena. Io ero lì, i varchi sono stati sono stati messi alle due e mezza, i ragazzi erano lì dalle 8 del mattino», dice Bobbio. E dal mattino i funzionari di Comune e Turismo Torino chiamavano la Questura per chiedere di venire a piazzare i varchi.

Quando scoppia il caos

Quando scoppia il caos, la folla travolge e abbatte le transenne fuggendo. «Nella fuga si sono portati via le transenne. Molte persone si erano incastrate. Qualcuno aveva fratture», racconta Maurizio Rafaiani, presidente del nucleo provinciale di Protezione civile dei carabinieri.

Il vertice del 31 maggio è l’unica e ultima volta in cui si parla di ordine pubblico. A chi gli chiede se ci siano stati in- contri specifici di coordina- mento tra le forze di polizia il comandante vicario dei vigili Ivo Berti risponde di no.

Le 19 prescrizioni

Quel mattino la commissione di vigilanza della Prefettura ha effettuato un sopralluogo in piazza San Carlo. Ha autorizzato la manifestazione a patto che siano rispettate 19 prescrizioni. Il documento viene consegnato a mano a Danilo Bessone, funzionario di Turismo Torino. Andrebbe notificato al Comune e da qui, a tutti quelli che lavorano all’organizzazione. In Comune però non arriva nulla. Tra le 19 prescrizioni ce ne sono due che si riveleranno decisive. Punto 4: «Eventuali esercizi di somministrazione di alimenti e bevande devono essere regolarmente autorizzati». Punto 18: «Gli accessi al parcheggio sotterraneo siano presidiati».

Gli abusivi

Gli abusivi si rivelano da subito un problema serio: «Mi hanno riferito che alcuni si erano posizionati già nella notte», dice Marco Sgarbi, vice-comandante dei vigili, il dirigente di turno quel giorno. I vigili li multano per divieto di sosta. Rimuoverli? «Impossibile. Non abbiamo carri attrezzi adatti»

L’assessore è a Cardiff, anche il sindaco

Alle tre del pomeriggio la presidente dell’Ascom Maria Luisa Coppa chiama l’assessore Alberto Sacco, che è a Cardiff, con il figlio, «ospite di un parente che lavora per la Juventus». «Mi ha segnalato che c’era questo problema degli abusivi. Le ho detto che avrei visto la sindaca e gliene avrei parlato. Appendino mi ha detto: “Ho presente la questione, stiamo cercando di risolverla. I vigili stanno facendo quel che possono”».

Chi avverte i vigili?

Chi avverte i vigili? «Da Cardiff non ho ricevuto alcuna telefonata», risponde il comandante vicario Berti. E così il vice Sgarbi, che però riceve «un sms da Giordana che mi riferiva che c’erano abusivi e bisognava fare qualcosa». Sgarbi va in piazza. «Ci siamo limitati a sanzionare. Interventi repressivi come i sequestri potevano causare problemi seri di ordine pubblico». Trentaquattro abusivi vengono identificati e lasciati andare.

Quintali di vetro dal garage

Quintali di vetro sono entrati da sotto terra. Lo spiega Maurizio Rafaiani della Protezione Civile: «Il garage era il punto debole. Nessuno l’ha controllato. Solo a metà serata si sono resi conto che venivano da sotto. A quel punto la frittata era fatta».

Alla fine nessuno controlla. E gli abusivi trovano la strada giusta: entrano e risalgono dal- le scale nel mezzo di piazza San Carlo. Dove nessuno li blocca. Federico Lucchesi, della Protezione Civile: «Ho visto un venditore dire a due poliziotti in piazza: “È la quinta volta che mi chiedete i documenti”».

Manca un coordinamento

Manca un coordinamento, di pubblica sicurezza ma anche politico. A livello di deleghe all’epoca tutto è in capo alla sindaca Appendino: eventi e sicurezza.

Il giorno della finale Appendino è a Cardiff. Il vice- sindaco Montanari è in vacanza i due assessori cui tocca coprire le deleghe della sindaca quando è assente non sono stati allertati. «Dal punto di vista politico non c’era un assessore delegato ad essere presente», conferma la sindaca.

Tocca ai funzionari. Giordana si tiene in stretto contatto con Appendino. I vigili invece sembrano abbandonati a se stessi. «Non ho parlato con nessuno», dichiara Berti.

 

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