Il procuratore Pecoraro costretto a smentire un comunicato del presidente del collegio Figc che travisava il contenuto dell’udienza parlando di proposta di patteggiamento da parte dell’accusa
Una giornata particolare
Scontro istituzionale tra Procura della Figc e tribunale sportivo. Oggettto dello scontro la Juventus è un comunicato che ha sintetizzato in maniera a dir poco ambigua – sarebbe più corretto dire fuorviante – il rinvio al 15 settembre del processo sportivo in programma nel pomeriggio con l’accusa di bagarinaggio per la Juventus, il suo presidente Andrea Agnelli e i dirigenti Alessandro D’Angelo, Stefano Merulla e Francesco Calvo.
Il garbo istituzionale di Pecoraro
Nemmeno una ordinaria udienza è filata via tranquilla. Anzi. L’appuntamento era in via Campania. Dove, esclusivamente per garbo istituzionale – come riferito ai cronisti che aspettavano lì fuori da rappresentanti della Federazione – il procuratore Giuseppe Pecoraro (l’accusa) ha chiesto alla difesa (la Juventus) se ci fossero proposte, istanze, anche di patteggiamento. «Un garbo istituzionale», così è stato definito dalla Federazione.
Fatto sta che questo garbo istituzionale da parte di Pecoraro è stato a dir poco travisato. In primo luogo dalla Juventus – ma qui passi, siamo pur sempre alle schermaglie processuali – che ha inviato un sms ai cronisti affermando che il rinvio era dovuto al tempo che si era preso il club per riflettere sulla richiesta di patteggiamento di Pecoraro.
Comunicato fuorviante della Figc
Ben più grave, invece, il comunicato della Federcalcio redatto dal presidente Cesare Mastrocola (gli altri membri sono Paolo Clarizia, Pierpaolo Grasso, Valentina Ramella, Sergio Quirino Valente) che ha messo nero su bianco la seguente frase: «considerato che alla odierna udienza tutte le parti regolarmente costituite e presenti personalmente hanno chiesto un congruo termine, di almeno 3 mesi, per meglio valutare la proposta di accordo ex art. 23 CGS FIGC formulata dalla Procura Federale…». Un comunicato che ai tutti i cronisti presenti oggi – e quindi increduli – è parso a dir poco irrealistico e che la Federazione ha fatto sapere di non poter modificare.
Pecoraro costretto alla smentita ufficiale
Perché il presidente non ha voluto modificare un comunicato palesemente fuorviante (per non dire altro)? Il prefetto Pecoraro si è visto costretto a smentire con una nota all’agenzia Ansa. Nota in cui ha chiarito che, anche volendo, all’accusa non sarebbe stato consentito proporre alcun patteggiamento. Quindi, se due più due fa quattro, siamo di fronte a uno scontro istituzionale. Con sullo sfondo la dichiarazione del presidente della Federcalcio Carlo Tavecchio: «Non commento e non posso commentare provvedimenti della giustizia. Ma dico solo che andare a giocare la finale con un provvedimento diverso sarebbe stata una situazione particolare».
Proprio nel giorno in cui la Procura di Torino, al processo ‘ndrangheta, ha dichiarato che i rapporti con la Juventus per la vendita di biglietti a fini di bagarinaggio duravano dal 2013.