Un teatrino del genere di posture e accuse, gestacci e labiali, non ha altra spiegazione se non nel binario colpa e amore. Ma è solo questione di tempo
“Es de este la culpa”
“Es de este la culpa”. Ma la colpa di che? “La colpa de l’amor”, risponderebbe Tonino Carotone. Fade out. Giù il sipario. L’accoglienza del San Paolo ad Higuaìn, tema sul quale si specula da luglio e si scrive di tutto da quando il destino ha messo un doppio incontro a breve distanza sulla strada dei due protagonisti (il San Paolo e Higuaìn), finisce. È un peccato: ci eravamo affezionati. E si sente già il sapore della nostalgia, perché è una questione che non tornerà mai più con questa intensità. Un po’ perché tutto si normalizza, anche l’inimicizia. E poi perché, a naso, non ci saranno molte altre occasioni.
Tornerà un’altra volta e basta da avversario
Azzardiamo una previsione? Il Pipita giocherà ancora una volta da avversario a Napoli. Dall’estate del 2018, con ogni probabilità, sarà tesserato in qualche campionato estero. La Juve dovrà rientrare dell’investimento e lui sarà troppo vecchio per non sbolognarlo in Inghilterra, o in Spagna, se non in Cina.
Il traditore, lo chiamano
Ma non è questo il punto. Il punto è la colpa. Il punto è l’amore. Perché i napoletani, diciamoci la verità, Higuaìn lo amano ancora. E sono pronti a perdonarlo. Domenica sera, quando sentivo le bordate di fischi tarate sul singolo tocco di palla dell’argentino, mi compiacevo della dimostrazione di potenza: la massa inferocita può annichilirlo sul piano psicologico. Ma ieri ho capito. I cori, gli striscioni, i buuu, l’invasione di campo: “è stato fatto tutto nel nome dell’amore”, direbbero questa volta gli Elio e le Storie Tese. Il traditore, lo chiamano. Ma chi conosce le dinamiche dell’amore, perché ci è passato o perché ne ha sentito parlare, sa bene che non c’è nulla di più facile per chi ama che perdonare chi l’ha tradito, se lo ama ancora.
Il precedente di Quagliarella
I napoletani non fanno eccezione, tanto meno nel calcio. Prendete il caso Quagliarella, un Higuaìn ante-litteram. La vicenda dello stalker, orribile, spiega tante cose della sua drammatica dipartita. Ma non tutte, e anzi completa, più che sostituire, quello che si diceva sui suoi rapporti con i compagni di squadra e con la dirigenza. Ma Napoli lo ha amato e l’ha voluto perdonare. Lo stesso è successo per Lavezzi (fischiato alla sua ultima al San Paolo da giocatore azzurro, perché malgrado tutto non è bello ammiccare ai petroldollari dell’emiro quando sei ancora dei nostri), al quale è bastato abbozzare, esaurito il ciclo parigino e abortito quello pechinese, la volontà di ritorno all’ovile, per ritrovare calore ed entusiasmo sulle sponde del golfo.
È solo questione di tempo
Lo stesso è successo a Cavani, insolentito nell’unica occasione ha calcato il prato del San Paolo da ex, ma che ha assistito (da fermo, oltretutto) alla sua riabilitazione appena si sono diffusi i rumor sul suo ritorno a Castelvolturno. Insomma, tornando a oggi, anche Higuaìn sa che chi ama non dimentica e che non è possibile che i sentimenti di tre anni siano svaniti in sei mesi. Nella sua guerra con De Laurentiis ci sono fattori molto seri: i soldi, innanzitutto, e quell’infantile urgenza di non darla vinta all’avversario. Ma un teatrino del genere di posture e accuse, gestacci e labiali, non ha altra spiegazione se non nel binario colpa e amore. Il Pipita ha voluto dimostrare al San Paolo che non ha colpe nell’aver tradito l’amore. Ha fatto bene. I napoletani lo perdoneranno. È solo questione di tempo. Lo sa.