I tifosi del Real Madrid invocano l’esclusione della Bbc per questioni di equilibrio in campo. Perché sono divorati dalla paura, non del Napoli ma di perdere.
Cosa succede a Madrid
Ieri abbiamo pubblicato, con un certo raccapriccio, la notizia del sondaggio di As. Il quotidiano spagnolo ha chiesto ai suoi tifosi se volessero o meno in campo la Bbc a Napoli, e la risposta è stata incredibilmente plebiscitaria. Per il No, si intende. Cioè, lo riscriviamo che magari non è chiaro. I tifosi del Real Madrid non vogliono che, contro il Napoli, Zidane schieri il tridente Bale-Benzema-Cristiano Ronaldo. Ed è una massa informe a credere davvero in questa cosa. Ma che succede a Madrid?
Noi, all’inizio, avevamo derubricato la cosa a “provocazione di As”. Un misto tra stuzzicare i tifosi avversari-racimolare clic-fare giornalismo partecipativo. Niente di male, ci mancherebbe, ma niente cui dar retta. Poi, però, apriamo Marca e troviamo la stessa identica situazione. Ci scusiamo idealmente con As, il sondaggio sulla Bbc è roba da Pulitzer calcistico. Da dividere con Marca, certo, ma siamo al centro di un progetto di sociologia dello sport applicata al calcio, psicoanalisi, indagine etno-antropologica. Leggi i commenti e ti accorgi che la cosa è vera, radicata, esiste anche se non te l’aspetteresti mai. I tifosi del Madrid vogliono la Bbc fuori dal match contro il Napoli. Ma che succede a Madrid?/versione 2
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Uno scroll veloce nei commenti ci dice i perché individuali di questo atteggiamento: Sergio Ramos e Cristiano Ronaldo non offrono più le garanzie fisiche e tecniche di un tempo, a Napoli ci vuole equilibrio, c’è anche chi scrive che il portoghese sia l’unico davvero degno, dei tre, di stare in campo, si va con la mente al match vinto 4-1 in casa dell’Eibar e si sottolinea che c’era solo Benzema. Il francese, tra l’altro, è stato criticatissimo fino a una settimana fa. Persino gli addetti ai lavori, in questo caso di Marca, scrivono un pezzo in cui ci sono addirittura sei (!) motivi per cui rinunciare al tridente pesante. Ognuno dice la sua.
I perché collettivi
Queste motivazioni varie, prima, le abbiamo definite “perché individuali”. La verità, però, è una cosa collettiva. Loro hanno paura. Non siamo presuntuosi, non vogliamo esserlo, quindi non diciamo né pensiamo che abbiano paura del Napoli. Però hanno paura di questa partita. Di come potrebbe andare, del fatto che un’eventuale (molto eventuale) eliminazione sarebbe una vera e propria sciagura. Dopo la sconfitta in Copa del Rey contro il Celta e la rimonta subita in Liga, Zidane e i suoi hanno pochissimo margine d’errore. Non possono permettersi passi falsi. Questa partita genera ansia, perché comunque si va al San Paolo contro una squadra che ha impressionato all’andata. In Spagna, certo, perché qui da noi la narrativa è sempre troppo condizionata dal risultato. Ma la verità, quella descritta dai giornali iberici, racconta che da tanto una squadra non andava a giocare a Madrid con un atteggiamento tanto spavaldo e non speculatorio. Quindi, di tutta risposta: niente Bbc al ritorno, speculiamo noi.
Il Real Madrid che viene al San Paolo con la paura di perdere. Non ci si crede. Non ci credono nemmeno i tifosi “integralisti” delle merengues, che nei commenti contro questo sondaggio sottolineano come la MSN del Barça sia in campo sempre e comunque. Ecco, poi c’è quest’altra ossessione: il Barcellona. Che ha perso 4-0 contro una squadra considerata, in Spagna (in maniera miope), al livello del Napoli. Il Psg è più forte, ma quando cade un gigante il tonfo si sente. E prima di tutti lo sentono gli altri giganti.
La non-ansia. Ovvero, la libertà
Il Napoli è nella situazione opposta. Ha vinto a Roma, che era la partita che si doveva vincere per tenere vivo un obiettivo realistico. Ha risposto con i fatti, e con il gioco, a un periodo di appannamento mentale ed emotivo più che tecnico. Ha saputo impattare anche le polemiche interne ed esterne (arbitrali) con una partita di assoluta superiorità sul campo della Roma. Insomma, la situazione migliore. L’arcobaleno dopo la tempesta, e il vestito buono che non si è bagnato nonostante la pioggia.
In realtà, c’è poi il resto della storia: ovvero, noi non abbiamo l’ansia che hanno loro. Se pure dovessimo perdere o pareggiare o vincere con un risultato che non basta, domani sera, non faremmo altro che rimanere all’interno della normale logica delle cose. È la libertà di chi è consapevole di essere forte, eppure non ha nulla da perdere. È un atteggiamento che il Napoli prova poche volte, perché nelle partite normali (in campionato, intendiamo) succede raramente che la pressione sia tutta sugli avversari. Una delle critiche napoliste a questa squadra è proprio quella di sciogliersi quando ha tanto da perdere. Ecco, questa volta non c’è il rischio. Partiamo, se non battuti, almeno molto indietro. E non perché abbiamo sbagliato qualcosa, o almeno non solo. Ma perché sono gli altri ad essere forti, ad essere avanti, a dover dimostrare qualcosa. Noi siamo liberi di perderla, questa partita, e paradossalmente è una forza. Loro no. Tanto da invocare, letteralmente, un atteggiamento più coperto al loro tecnico. Che si chiama Zinedine Zidane, e che non poteva ricordare un Napoli così. Semplicemente, non l’aveva conosciuto. Ora è così. Ed è una cosa bella, anche solo da pensare.