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Espnfc intervista Igor Gluscevic, ex osservatore di Benitez: «Così si lavora nello scouting»

Una lettura sul lavoro dello scouting, sulla ricerca del talento: «Non è facile trovare calciatori che possano fare la differenza in club come il Liverpool».

Espnfc intervista Igor Gluscevic, ex osservatore di Benitez: «Così si lavora nello scouting»
Igor Gluscevic ai tempi della sua militanza nello Sparta Praga

Questions&Answers di Espnfc

Una bella lettura. Che spiega tanto sul lavoro all’interno di un club di primissimo livello, accanto a grandi professionisti. È un caso, solo un caso, che il Napolista dia spazio alle parole di uno scout di Rafa Benitez (intervistato da Espnfc). Se avessimo trovato un’intervista di un osservatore/collaboratore di Guardiola o Mourinho, la cosa non sarebbe cambiata.

Comunque, un operatore del processo di scouting. Ovvero, quella parte del calcio in cui l’obiettivo è cercare i fenomeni del domani. Igor Gluscevic, con Benitez al Valencia e al Liverpool, ha spiegato il suo metodo di ricognizione dei giovani. Zone da osservare, metodologie, concetti chiave. Ex attaccante dell’Extramadura (il club portato in Liga da Benitez a inizio carriera), aveva consigliato Kuyt all’attuale manager del Newcastle quando questi allenava il Valencia. No ne ne fece più niente, «too young» si legge. L’olandese avrebbe rinforzato il suo Liverpool.

I Balcani

Le parole di Gluscevic: «Al Liverpool lavoravamo a copertura di aree geografiche. «In generale, i giocatori provenienti dai Balcani sono stati molto importanti in passato per i club europei e oggi penso che ci sia qualcosa come 150 calciatori nelle migliori club provenienti da Croazia, Montenegro, Serbia, Macedonia e Bosnia. Io mi occupavo di scandagliare quella particolare area geografica».

Scovare e acquistare un calciatore: «Quando riconosci un potenziale acquisto, devi visionarlo il prima possibile. Anche perché ci sono tanti club che cercano sempre di migliorare la rosa e allora c’è sempre il rischio di perderli. Ogni giorno guardavamo partite, facevamo analisi, seguivamo i diversi campionati. Prima della fine di ogni campionato avevamo una lista di calciatori interessanti per coprire le esigenze dell’organico».

 

Il lavoro con Benitez

Qualche esempio di calciatori visionati durante il periodo al Liverpool: «Jovetic, Vucinic. Quando segnali un calciatore e poi questi non viene acquistato, sei comunque felice nel caso in cui la sua carriera sia positiva. Vuol dire che ci avevi visto giusto. Con Benitez c’è stato un momento simpatico, una volta. Mi ha chiamato perché voleva informazioni molto dettagliate sulla personalità di un calciatore, mi chiedeva quanto e come si arrabbiasse, cosa fosse importante per lui. Non è sempre facile lavorare per un tecnico così attento, ma poi ti rendi conto che è quello che serve anche perché i club investono milioni di euro sui calciatori e la scelta deve essere il più possibile priva di rischi».

L’ultima domanda riguarda il lavoro di un club senza grosse possibilità di spesa rispetto al Chelsea oppure al Manchester United , come il Liverpool ai tempi di Benitez: «Era complicato lavorare in questo modo, dovevamo cercare di lasciare che i nostri obiettivi restassero top secret fino alla fine delle trattative. Non c’erano tanti soldi, allora, al Liverpool. Ma la situazione era più o meno simile a quella di oggi, non è facile trovare un giovane dal prezzo conveniente e che sia così forte da poter giocare in un club così importante. Parliamo di un livello per cui un calciatore deve fare la differenza, essere il migliore nel proprio club. Se non, addirittura, nel proprio campionato».

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