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I napoletani non possono criticare Sarri: è quel che hanno sempre desiderato

Posta Napolista / È vero, ha dato un gioco al Napoli. Ma non stimola il Napoli, trasmette debolezza con le sue dichiarazioni.

I napoletani non possono criticare Sarri: è quel che hanno sempre desiderato
Maurizio Sarri (Foto Cuomo)

I napoletani non possono criticare Sarri. Sarri lo hanno voluto in tanti. Come una restaurazione. La restaurazione del particulare. L’allenatore in tuta così lontano dallo spagnolo che quasi nessuno ha stimato. Vogliamo divertirci nel nostro orticello. Il campionato è quello che conta. Quello che succede fuori non ci interessa. Questo è stato chiesto. E questo si sta ricevendo. Non possiamo permetterci di criticare quello che siamo noi. A Napoli non ci si può criticare. Siamo belli, bravi, furbi, creativi, ma non guardiamo oltre il golfo. Manifestai i miei dubbi su Sarri al direttore del Napolista prima di Napoli Frosinone un attimo prima di entrare allo stadio. Non mi guardò come un pazzo, a lui le tesi “contro” un po’ piacciono. Ma non era d’accordo.

Sarri non stimola il Napoli

Sarri non è adatto al Napoli. Lo blandisce. Non lo stimola. Lo difende. Non lo mette sulla corda. Ha dato un gioco è vero. Un gioco a sé stante. Non sempre prodromico al risultato. Tutti parlano della fase offensiva del 4-3-3. Ma dal luglio del 2013 con piccole differenze la fase offensiva è sempre uguale ed efficace. Sarri è stato bravo ad ottimizzare i meccanismi offensivi del predecessore. Tornando sui propri passi. Ne ha affinato il palleggio, con interpreti più adatti rispetto al passato, e l’anno scorso fino a febbraio ha blindato la difesa. Poi la crescita si è fermata.

Il suo apice è stato il secondo posto

Sarri ha raggiunto l’apice della sua vita sportiva con il secondo posto di maggio scorso. E non ha più motivazioni. Forse avevo ragione. Il primo anno era abbastanza. Mandarlo via avrebbe scatenato la pancia dei napoletani. Quando cresceremo e capiremo? Dobbiamo pensare a quello che ci danno i giocatori ed allenatori. Si vince? Rimani. Si perde? Addio. Se Reina va da “Nennella” non ci deve fare né caldo né freddo. Stesso dicasi se Mertens sorride, con Palazzo Donn’Anna sullo sfondo, nei suoi selfie.

Dichiarazioni improntate alla debolezza

In questo secondo anno troppe volte l’allenatore del Napoli nelle sue dichiarazioni ha trasmesso una debolezza che sta distruggendo i giocatori, deprezzandone il valore. Se per Sarri Higuaín è ancora un figlio, Callejón che ne pensa? Se un allenatore si fa distruggere, come un qualsiasi tifoso, dal pareggio turco, chi rimane a tenere alta la tensione con l’obiettivo di vincere? Troppe le pressioni per Sarri. L’anno scorso a febbraio, in maniera assolutamente arbitraria, decise di autoeliminarsi dall’Europa League, schierando titolare in Spagna, Gabbiadini e non Higuaín. Perché in Europa (League) Sarri ha lo stesso approccio dei tecnici italiani: mollezza, turnover, sottovalutazione.

Il problema secondo anno, come Benitez

Come fu per Benitez, anche per Sarri il secondo anno si sta dimostrando la Fossa delle Marianne, per sfortuna (Milik) e tanto per incapacità. Troppa depressione viene da chi dovrebbe trasudare voglia di vincere. Troppo dimesso. Troppo rassegnato. Insomma sulla panchina del Napoli ci siamo noi. Ma lo abbiamo voluto. E teniamocelo, fino a giugno però. 

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