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La Roma di Spalletti bella e impossibile: spettacolare avanti, debole dietro

I calciatori a disposizione e una prima analisi della squadra di Spalletti. Iniziamo ad entrare in clima partita.

La Roma di Spalletti bella e impossibile: spettacolare avanti, debole dietro

Napoli e Roma hanno una cosa in comune: devono ancora scoprirsi, reinventare sé stessi. Quello del Napoli è un obbligo-necessità che nasce dall’infortunio di Milik, un fulmine a ciel (tendenzialmente) sereno caduto all’improvviso a scardinare un meccanismo che stava dando buoni frutti. La Roma, invece, non ha ancora deciso come e cosa voler essere: bella ma discontinua, a tratti irresistibile ma anche (e ancora) alla ricerca della formula migliore per incastrare al meglio il talento, incasellare i nomi dei calciatori al posto giusto dello scacchiere. Basti pensare a Nainggolan, che l’anno scorso ha tenuto la baracca in piedi quasi da solo e si è ritrovato non solo fuori per problemi fisici, ma pure a essere definito come “il motivo della vittoria contro l’Inter”. Ovviamente, in chiave negativa: la Roma ha vinto con l’Inter perché Nainggolan si è seduto in panchina.

Ovviamente, non è tutto così semplice: il belga sta vivendo un periodo di appannamento, l’idea di schierare Florenzi dietro Dzeko come incursore/uomo di compattezza si è rivelata perfetta per mettere in difficoltà l’Inter tra le linee. Gli stessi nerazzurri hanno offerto l’occasione alla Roma di indossare il vestito più caro a Spalletti, quello del 4-2-3-1: moduli speculari, anche se l’Inter vista all’Olimpico non è molto lontana dal 4-3-3, e quindi la sensazione che anche a Napoli la banda giallorossa si presenterà allo stesso modo. Non che abbia molte alternative, del resto: ai giallorossi, per infortuni vari, mancano Rudiger, Mario Rui (lungodegenti dell’estate, per entrambi il crociato come Milik), Vermaelen e appunto Nainggolan. Il belga è segnalato come incerto, ma la diatriba sulla mancata risposta alla convocazione del Belgio dovrebbe scoraggiare il suo utilizzo in toto nel match del San Paolo.

Altro da dire sulla Roma che verrà a Napoli: attenzione a Bruno Peres, solo nominalmente un terzino ma in realtà un vero e proprio regista laterale e incursore, pericolo pubblico numero uno grazie all’incredibile velocità e alla altissima qualità nella fase offensiva. Il contraltare di queste skills, ovviamente, è un rendimento non proprio eccellente nella fase difensiva. La dicotomia nel giudizio dell’ex Torino è estendibile a tutta la squadra: bellissima in attacco (maggior numero di gol, 16, di tiri per partita, più di 20, il 65% delle conclusioni dall’interno dell’area), vulnerabile dietro, soprattutto sugli esterni. Il ruolo dove è stato riciclato Florenzi già a partire dall’anno scorso, la zona del campo in cui avrebbe dovuto agire l’infortunato Mario Rui e dove ora si alternano Bruno Peres, l’abbiamo già detto che come difensore non è proprio il massimo, Juan Jesus e appunto Florenzi. Più Emerson, ovvero non proprio l’affidabilità che farebbe comodo a una squadra che nel mirino ha le primissime posizioni.

Dal centrocampo in su, siamo di fronte a un organico veramente da Champions: De Rossi, Strootman (completamente rigenerato, è tornato il centrocampista che fu: la lavatrice di garciana memoria) e Nainggolan più Florenzi (e Paredes) come centrocampisti puri, con l’olandese di nuovo ai suoi livelli dopo il terribile infortunio patito tre stagioni fa proprio in un match contro il Napoli; Salah, El Shaarawy, Perotti e Iturbe come uomini di supporto all’attacco, Dzeko e il monumento Totti come attaccanti. Dzeko quello vero, però, attaccante di razza ma pure centravanti sporco e già autore di 5 gol in questo inizio di stagione. E pure, finalmente, attaccante in grado di offrire a Spalletti e agli uomini di movimento un vero riferimento offensivo.

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