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Abbiamo travolto il Benfica anche perché l’arbitro non era italiano

In Italia esiste un problema arbitri, è innegabile. Le partite sono decise dagli episodi e i direttori di gara influiscono eccome.

Abbiamo travolto il Benfica anche perché l’arbitro non era italiano
La stretta di mano prima di Napoli-Benfica (foto Cuomo - sito del Napoli)

“mi senti Platini?” Ancora echeggia nella memoria il j’accuse del presidente dopo la partita con il Dnipro durante la quale come ben ricordiamo fummo ampiamente defraudati da errori clamorosi da parte degli arbitri. In quel caso il presidente De Laurentis anticipò (involontariamente) quella che poi sarebbe stata l’amara sorte dell’ex presidente (e calciatore simbolo della Juventus anni ’80) dell’Uefa. Platini, ormai una sorta di Depardieu per gli eccessi di adipe e di disinvoltura nel sorridere a tutti, è stato travolto da uno scandalo ed è stato allontanato dall’Uefa.

La settimana scorsa il mister, il nostro amato e personalmente venerato Maurizio Sarri, alzò la voce dopo la partita di Genova, durante la quale non erano stati ravvisati da parte dell’arbitro gli estremi per due calci di rigore. Sarri si appellò alla società, la società rispose con grande fair play nei confronti di arbitri e lega calcio.

La polemica, a mio avviso montata con troppa fretta, tra allenatore e società, il presunto autogol del tecnico, si è poi sciolta come neve al sole.

Non mi pare una squadra senza società, non mi pare una società non attenta. Altrimenti, e lo ricordo a tutti, ci saremmo trovati, in caso di società “assente e cinica, con un poker di cessi in campo (perdonatemi la volgarità). Insomma, sono convinto che una società che non segue un progetto sportivo di alto profilo avrebbe accettato, come un’Atalanta qualsiasi, di andare in campo ieri sera con Rugani, Sturaro, Pereyra e Zaza.

Invece noi abbiamo schierato, in queste prime partite, Maksimovic, Zielinski, Giaccherini e Milik.

Inutile ripetere quanto sembrino semplici alcune vittorie dei nostri beniamini contro squadre organizzate e a modo loro molto valide, e l’apoteosi di mercoledì sera ci conferma che la squadra è forte (se avesse una maglia a strisce di qualunque abbinamento sarebbe FORTISSIMA), che segna caterve di goal (segnava solo lui? Cosa sarebbe stato senza di lui? Eccovi serviti: 20 gol in 8 partite), che tutti hanno fatto il loro lavoro.

Ma dimostra anche che una differenza c’è, tra Europa e Serie A.

Tra Europa e Italia: i regolamenti si applicano, non si bilanciano a seconda della convenienza ambientale del momento.

Dopo Genova ero davvero imbarazzato, frastornato, tanto da interpretare il comunicato del presidente come una conferma delle parole del mister, rovesciate per evitare incidenti diplomatici. Il problema c’è, perché lo stesso Genoa ha finito la partita successiva in nove uomini, e dunque si tratta di metri di giudizio ampiamente discordanti rispetto a una condotta di gara.

Tornando alla straripante e ubriacante vittoria di Champions, possiamo dire che il Benfica è forte, e il Napoli è stato meraviglioso nel dare alla gara una sterzata di forza e ritmo davvero da grandissima squadra.

E poi, gli episodi: essi fanno parte del gioco, essi sono connaturati al gioco. In Italia avremmo assistito a un chiudere gli occhi sul fallo nei confronti di Mertens lanciato verso la porta, probabilmente Callejon sarebbe stato ammonito per simulazione, e qualche arbitro di porta avrebbe potuto ravvisare un fallo di mano o di “confusione” in occasione del quarto gol del folletto belga.

E invece abbiamo vinto nettamente, perché quegli episodi sono la dimostrazione di una netta superiorità tecnica e tattica.

Non so dove possa arrivare questa squadra, ma ho la sensazione di vedere una squadra vera, dal presidente al magazziniere, che lotta con grande concentrazione nonostante i mille nonostante della città.

Però ho anche la sensazione che ci sia un problema arbitri in serie A.

Non so di che natura, ma c’è. È forte, visibile, crea frustrazione e rassegnazione.

La ferita di Moggiopoli è ancora troppo visibile e sanguinante per far finta che tutto sia limpido, ma certamente il sospetto non aiuta a essere sereni.

Per cui sì, accettiamo il campo, ma è vero: esigiamo regolarità e uniformità di giudizio.

Ora non facciamo i giochini del se e del ma, godiamoci il momento, soffiamo sul vento in poppa, e stiamo sempre pronti a percepire le increspature del mare e la direzione del vento per evitare che questo vascello azzurro incappi in qualche tempesta.

Che sogno ragazzi, non svegliateci!

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