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Napoli a Dimaro, il terzo giorno: la fase offensiva di Sarri. Il report della seduta

Il Napoli a Dimaro, seduta mattutina del terzo giorno. Sarri comincia a curare i movimenti d’attacco con esercizi sempre interessanti in difesa.

Napoli a Dimaro, il terzo giorno: la fase offensiva di Sarri. Il report della seduta

Dimaro, questa mattina, è soleggiata ma fresca. Un clima perfetto per allenarsi, provare, giocare. Stavolta, però, l’inizio è blando, meno sparato rispetto ai primi tre allenamenti. Il gruppo corre compatto, un giro di campo giusto per scaldare i muscoli. Il lavoro fisico si svolge a ritmi tranquilli, leggeri, ma il bello verrà dopo. Il Napoli del precampionato è come quello del campionato, senza il “pre”: si accelera quando è il momento di giocare la palla.

E allora eccolo qui il lavoro vero. Quello tattico, che è evidentemente un mantra di Sarri e sarà un must anche per Dimaro 2016. Si ricomincia dove si è finito ieri, con la fase difensiva: la linea a quattro, ancora, viene messa sotto torchio. L’esercizio non segue ritmi velocissimi, lavora sulle distanze e sui movimenti più che sulla rapidità: mentre il terzino segue l’esterno sulla fascia laterale, gli altri tre si muovono al centro mantenendo la linea, strettissimi. Praticamente schiacciati in area, a creare volutamente un lato debole dall’altra parte e a camminare sui binari paralleli e immaginari disegnati dal terzino. Si comincia a sinistra, poi si passa a destra, e la difesa è la solita di questi primi giorni di preparazione, privi di Albiol e Tonelli (e Reina): Maggio-Koulibaly-Luperto-Ghoulam. Sarri urla, detta il tempo come al solito. Il drone vola, il lavoro si arricchisce degli attaccanti, due, che tengono sotto pressione la terza linea. Il giochino cambia ancora, gli esterni diventano due e la difesa sale sul secondo cross. Sarri guarda sempre la zona dove in cui il pallone non c’è. I movimenti sono più importanti dell’esito dell’azione.

Per gli altri calciatori, il lavoro si svolge a ritmi via via più sostenuti: quelli di movimento corrono a una certa velocità sulla pista d’atletica, i portieri lavorano a turno con Nista, proprio sotto la tribuna stampa. Dove si vola, e gli interventi diventano plastici e piacciono al pubblico.

A metà allenamento esordisce a Dimaro una signora importante: la fase offensiva. Solo che, in Sarri, c’è un elemento difensivo e di organizzazione che è praticamente inviolabile. Si attacca partendo dal pressing, con gli uomini offensivi che vengono altissimi a cercare di recuperare il pallone su una rimessa dal fondo corta del portiere. La difesa ha il compito di mantenere il possesso e uscire dalla propria area, poi il pallone torna all’attacco che riparte, attraverso scambi bassi e ripetuti tra mediani e mezzali, fino all’urlo di Sarri (o del preparatore che lo affianca) che chiama la palla sull’inserimento del terzino. Le opzioni sono due: la palla dietro la linea difensiva o il cross al centro dall’esterno. Per la prima parte del lavoro, Dumitru funge da riferimento offensivo e i rifornimenti arrivano soprattutto dalle fasce. Poi si passa a Gabbiadini e il pallone inizia a spostarsi sull’asse verticale, sull’inserimento da dietro. Lo stesso lavoro si apre, poi, per tutta l’ampiezza del campo: aumenta il numero di calciatori coinvolti, i ritmi si dilatano con le distanze e il gioco si apre più sulla fascia mancina: aumentano gli attaccanti che entrano in area per cercare la deviazione vincente sottoporta.

La certezza che emerge da questi primi approcci è che il secondo Napoli di Sarri, presumibilmente, somiglierà tremendamente al primo: la palla non si butta mai. Si gioca bassa, si scambia fin dal primissimo possesso. E poi si porta avanti, si muove insieme alla squadra. Velocemente, con i piedi (la tecnica di base) e la testa (i movimenti, gli inserimenti, le distanze). Nulla è lasciato al caso.

Dopo, c’è tempo per un po’ di lavoro fisico. Flessioni, soprattutto. Per tutto il tempo, i portieri hanno continuato a lanciarsi, a volare. Come il drone che ha ripreso dall’alto ogni attimo del lavoro tattico. Un esercizio condotto da Nista consiste nel dividere la porta in due spazi orizzontali, con due coni di plastica. Uno giallo, uno rosso, a identificare un lato con il “suo” colore. Il preparatore, prima di lanciare il pallone, “chiama” rosso, poi lancia la palla dall’altra parte, quella del cono giallo. Qualcuno, in tribuna, ha pensato e detto ad alta voce che si tratta di un esercizio cattivissimo. Ovviamente, l’abbiamo edulcorato. Aveva perfettamente ragione.

 

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