ilNapolista

Il ruolo della psicologia ai tempi del calciomercato

Acquistare calciatori che alle doti tecniche uniscano concentrazione, attaccamento alla maglia e alla città. Parametri valutabili solo da figure specifiche, che però mancano ancora nei club di Serie A.

Il ruolo della psicologia ai tempi del calciomercato
Un abbraccio di repertorio tra Insigne e Sarri

Il calcio in questi giorni vive in grande eccitazione per la concomitanza e degli Europei, dove tra l’altro gli azzurri hanno sfoggiato prestazioni entusiasmanti, e della fremente attesa, quella di sempre, delle sorprese che il mercato riserverà ai tifosi. Il torneo Europeo rappresenta una splendida vetrina di calciatori, noti e meno conosciuti, per mettersi in vendita ai migliori offerenti. Solitamente l’opinione pubblica sportiva è attratta dai nomi di campioni affermati, quelli che i mass media riportano più spesso nelle prime pagine. I dirigenti di società di calcio ovviamente anch’essi mettono nel mirino, come si dice in gergo, della campagna acquisti i fuoriclasse che potrebbero migliorare il proprio organico.

Negli ultimi anni la biotecnologia applicata alla prestazione dei calciatori ha compiuto passi da gigante. Per cui chi intende prendere un dato giocatore e spendere una cifra ha l’opportunità di consultare una minuziosa lista di parametri oggettivi che descrivono quell’atleta quasi completamente. Dico quasi perché mancano o sono alquanto superficiali le valutazioni di ordine psicologico. Se da un lato è possibile sapere, ad esempio, quanti passaggi precisi e quanti errati un centrocampista fa, dall’altro non sappiamo quali sono le sue capacità di concentrazione. Ogni soggetto ha un suo stile attentivo, così come ognuno ha fonti o stimoli che lo disturbano. Ma il presidente che compra e un mister che allena non avranno mai una stima attendibile di tale qualità. Stessa riflessione possiamo eseguirla per un altro aspetto fondamentale di un calciatore di livello, l’aggressività, del quale possiamo avere anche il numero dei contrasti vinti e persi da un difensore ma non avremo una misurazione valida del suo temperamento di fondo. Un allenatore privo di questi dati non riuscirà ad allenare bene né l’attenzione e né l’aggressività degli individui che allena, poi in partita capitano gli “episodi” di disattenzione e di falli col rosso che costano salati. Un’altra caratteristica saliente per un calciatore è quella di saper stare in gruppo, di fare spogliatoio, avere uno spirito di squadra. Il senso del “noi”, dell’appartenenza ad un insieme di individui che si battono per raggiungere un obiettivo comune non viene testato dalle strumentazioni tecniche anche le più sofisticate che siano, ed è noto a tutti l’importanza di questo elemento per vincere coppe e campionati.

Le stesse lacune valutative si possono riscontrare in ogni altro aspetto della psicologia calcistica: emotività, motivazioni, intelligenza, fantasia, ecc. perché, ancora oggi, le società di calcio non si avvalgono di esperti autentici del settore ma si affidano a impressioni, a esperienze di osservatori e tecnici privi di conoscenze scientifiche psicologiche. Per una piazza come Napoli, al fine di dover scegliere le stelle che possano illuminare il San Paolo occorrerà elaborare un test ad hoc in modo da intercettare un profilo psicologico di calciatore in sintonia con il cuore e lo spirito della città. Accrescere l’intensità del rapporto squadra e tifosi vuol dire alzare le possibilità di successo sia in campo sportivo che in quello civico.

ilnapolista © riproduzione riservata