ilNapolista

I ritiri del Napoli / A Lodrone la pace tra Bianchi e Maradona

Estate 1988, Luciano Moggi architetta la pace tra Maradona e Bianchi dopo lo scudetto perduto dal Napoli contro il Milan.

I ritiri del Napoli / A Lodrone la pace tra Bianchi e Maradona
Bianchi e Maradona col Napoli nel 1988 a Lodrone (Archivio Morgera)

Sfogliammo la margherita anche allora. Maradona ed Higuain, due argentini, due simboli, con le dovute proporzioni, due con il mal di pancia d’estate. Allora, nel 1988, ci fu la cosiddetta “Pace di Lodrone” quando Diego, tornando da una splendida vacanza a Tahiti e in Polinesia, strinse la mano a Bianchi per far ripartire la squadra e la voglia di rivincere di un gruppo reduce da una fine di campionato che più burrascosa non si può. La rivolta di maggio, i quattro epurati, il Napoli che all’improvviso deve fare a meno dell’intera spina dorsale. Via Garella, Ferrario, Bagni e Giordano, mica Di Fusco, Bigliardi, Sola e Baiano. Con tutto il rispetto per questi ultimi. Ricordo ancora la sofferenza dei tifosi a vedere Bagni e Ferrario con le maglie di Bologna ed Inter, ma anche Giordano con quella dell’Ascoli e Garella con quella dell’Udinese. Uno stillicidio. È come se oggi togliessimo al Napoli Reina, Albiol, Allan e Higuain. E hai detto niente.

Maradona col Napoli a Lodrone nell’estate del 1988

Maradona col Napoli a Lodrone nell’estate del 1988

Una vicenda, quella di Lodrone, che all’epoca fu forse amplificata oltre misura, distorta per certi versi ma che ebbe una grande eco sui mezzi di stampa. Per aggiornarci bisognava comprare i quotidiani ogni giorno, non c’erano le news in tempo reale, non c’erano i bombardamenti odierni. La telenovela ebbe, ovviamente, il suo regista, Luciano Moggi. Fu lui a saper gestire e ricucire uno strappo che sembrava apparentemente insanabile, riuscì a convincere Maradona che il Napoli poteva ancora vincere e che lui era indispensabile. Lucky Luciano fu così bravo che fu capace perfino di deviare le domande dei giornalisti durante la conferenza stampa di Maradona, durata appena dieci minuti, portandoli verso il nuovo campionato piuttosto che le vecchie ruggini. Solo all’inizio disse “Maradona è il capitano del Napoli ed oggi è prevalso il buon senso…”. Oggi esiste un Moggi nel Napoli, uno che fa da trait d’union tra il presidente ed il giocatore? Nonostante l’ex dirigente non sprizzi simpatia, temiamo di no.

Sullo sfondo di quella pace, vera o fittizia lo lasciamo immaginare, vari personaggi. Salvatore Bagni, visibilmente commosso, piombato apposta nel ritiro per salutare Diego, l’ingegner Ferlaino che arriva defilato da Capri, abbronzatissimo, Carletto Iuliano, pronto a raccontare qualche amabile bugia pur di far funzionare il giocattolo Napoli e Salvatore Carmando, che quando arriva Diego, è già sul campo di Storo per preparare la prima amichevole degli azzurri, una gara in cui si tuffa anche Diego che disputa tutto il secondo tempo. Pace fatta, come volevasi dimostrare. Ma i protagonisti della telenovela sono loro, Ottavio Bianchi, grande mediano del Napoli degli anni ’60, oggi allenatore di una…Ferrari, della squadra più forte d’Italia che, lo ricordiamo, aveva perso il secondo scudetto, solo perché era finita la…benzina. Il “martello pneumatico” che rideva raramente ha un bel colorito, la pelle leggermente abbronzata mette in risalto i suoi occhi chiari e le sopracciglia diventano rossicce. Maradona è in pantaloncino a fiori e la maglia rossa di allenamento, si stringono la mano, Lui è in grande forma, viene da dieci giorni trascorsi a Villa Eden dal professor Chenot per ritemprarsi ed acquistare il peso forma. Tra le parole del post-stretta di mano Maradona si lascia scappare anche un: “Sarò il capitano del Napoli ancora per cinque anni”. Non è difficile intuire, quindi, che tra cliniche rigeneranti e Moggi che va e viene dall’Hotel, Diego aveva firmato il prolungamento del contratto fino al 1994. Ad occhio e croce mancano ancora tre anni di Diego al Napoli, chi ce li restituirà? Questo maledetto rinnovo sarà possibile anche con Higuain?

Careca, Maradona, Alemao (Archivio Morgera)

Careca, Maradona, Alemao (Archivio Morgera)

Il punto di contatto con l’oggi potrebbe chiamarsi “Il Trattato di Dimaro”, tanto sempre di guerra fredda si tratta. Nel 1988 a Maradona non stava bene che la società avesse rinnovato il contratto dell’Orso Bianchi per altri due anni mandando a casa solo quattro giocatori della rosa. Il comunicato di maggio era stato, come sappiamo, firmato e sottoscritto da tutta la squadra. “Non bisogna prendere tre o quattro persone come capro espiatorio. Siamo tutti quanti colpevoli” aveva dichiarato il 14 maggio a Tuttosport ed un mese dopo aveva rincarato la dose con delle dichiarazioni bomba alla Gazzetta dello Sport : “Io non ho nulla da nascondere a Bianchi. Quando ho parlato con lui sono volate parole dure e quasi ci prendevamo a pugni…”. Insomma la situazione tra Bianchi e la squadra non era per nulla serena ma il punto per ricominciare fu messo proprio nel ritiro estivo di Lodrone. È il 31 luglio 1988, il Napoli sta già facendo ambientare i suoi nuovi acquisti. Giuliani, Alemao, Crippa, Corradini e Fusi sudano e sbuffano tra i monti intorno a Merano e Madonna di Campiglio ed aspettano di conoscere il loro condottiero, sono venuti al Napoli anche per lui, per Diego. E lui, in perfetta forma, con un luccicante orecchino al lobo sinistro, tirato a lucido, capelli in perfetto ordine, va a stringere la mano ad un allenatore che avrebbe tranquillamente preso a botte.

(1 – continua)

ilnapolista © riproduzione riservata