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La crisi internazionale dei portieri: dopo Buffon e Neuer, c’è quasi il nulla

La crisi internazionale dei portieri: dopo Buffon e Neuer, c’è quasi il nulla

È la prima notizia che arriva dalla Francia. Abbiamo aspettato il terzo giorno per scriverne, ma ora ne abbiamo la conferma: il calcio vive la crisi assoluta di un ruolo, tra l’altro pure abbastanza importante. I portieri di questa primissima fase di Europei sono stati assolutamente inguardabili: abbiamo iniziato con Tatarusanu in Francia-Romania, abbiamo proseguito ieri con le pessime prestazioni di Berisha (Albania), Kozacik (Slovacchia) e pure di Akinfeev (Russia) e se vogliamo di Joe Hart (Inghilterra). Mentre scriviamo, la Croazia sta battendo per 1-0 la Turchia di Terim. Il gol, pure bellissimo, di Luka Modric, è stato molto aiutato da un’altra papera, stavolta di Babacan.

Un replay veloce di queste prime partite giocate tra Parigi e dintorni: due uscite sbagliate costate un gol (Tatarusanu pro Francia e Berisha pro Svizzera), due punizioni battezzate malissimo (Kozacik pro Galles e Akinfeev pro Inghilterra) e pure una palombella di testa giudicata non proprio alla grande (Joe Hart pro Russia). Certo, ci sono stati pure interventi positivi, e basta pensare al grande riflesso da Akinfeev sul tiro di Rooney durante Russia-Inghilterra. Tutto vanificato, però, da un momento di distrazione. Con l’importante contrattempo che “il” momento di distrazione del portiere vale un gol subito, e quindi una partita compromessa.

Al di là di questi giudizi per forza superficiali e per forza legati ai momenti singoli di partite singole (il destino del portiere), la crisi di cui abbiamo parlato è un problema veramente generazionale, che in Italia sentiamo relativamente poco perché “coperti” dal velo di Buffon, che ha cancellato una generazione di eredi e ora si appresta a vederne un’altra crescere. Basti pensare che secondo e terzo nella rosa della nazionale, Sirigu e Marchetti, hanno 29 e 33 anni. E che Perin, uno dei tantissimi “nuovi Buffon” che abbiamo indicato nelle ultime stagioni, si appresta a compiere già 24 anni.

Se questa è l’Italia, nelle altre nazioni europee e non solo assistiamo a una grande carenza in questo ruolo: i portieri dell’ultima finale di Champions sono un costaricano (Navas) e uno sloveno (Oblak, secondo di Handanovic nella nazionale). Nell’Europeo appena iniziato, ci sono Neuer e appunto Buffon a contendersi la palma di “numero uno tra i numeri uno”. Ok, e poi? De Gea, futuro titolare della Spagna, è un buon portiere, da anni però atteso al grande salto di qualità fino ai livelli del predecessore Casillas, nel frattempo sbolognato dal Real e finito nell’occhio del ciclone pure al Porto; la Francia, l’altra grande favorita, si affida a un estremo difensore forte ma fuori dal grandissimo giro (Lloris) e poi su due comprimari come dodicesimo e terzo portiere (Mandanda e Costil). La stessa Inghilterra, a parte un Joe Hart molto migliorato ma sempre e da sempre discontinuo, ha arruolato Forster e Heaton. Insomma, poca roba.

Le “altre”, outsider dell’Europeo 2016, sono sulla stessa linea: il portiere della Croazia è Subasic, quello del Portogallo è Rui Patricio. Forse, gli unici altri titolari all’altezza dei migliori, tra le squadre che non abbiamo nominato, sono Curtuois del Belgio e Cech della Repubblica Ceca. Il primo, però, ha vissuto quest’anno una crisi di identità che forse porterà il Chelsea a un’incredibile cessione nel prossimo mercato.

La situazione in Copa America non è molto migliore, e chi l’ha seguita o la sta seguendo lo sa: il portiere del Brasile Allisson, futuro romanista, cammina continuamente sul filo sottile dello svarione; il titolare dell’Argentina è Romero (!), quello dell’Uruguay è Muslera. Come dire: si potrebbe fare meglio, molto meglio. Anche in Sudamerica.

C’è qualcosa che non va, forse, a livello di formazione e di “cultura” del portiere. Lo stesso Neuer, risposta tedesca a Buffon dopo anni di assoluto dominio anche carismatico del ruolo da parte dell’italiano, è un portiere assolutamente nuovo e diverso rispetto alle convenzioni storiche dei numeri uno. Uscite altissime, driblling da urlo (di paura), palla giocata con i piedi e reattività ben oltre il limite dell’eleganza. Insomma, una roba mai vista su questi schermi, forse l’unico modo per aggiornare l’approccio a questo ruolo. Forse, una deviazione che ha pure in qualche modo inciso per “esasperare” la preparazione del portiere ad “altro”, e non al suo compito principale. Che resta, a dispetto dei tempi che cambiano e avanzano, fermare i tiri avversari. Quello che sembra non riuscire proprio a questo Europeo, a nessuno dei presunti uomini del futuro tra i numeri uno. Quello che non riesce né tra i pali, né appena fuori, quando è il momento di uscire a prendere palle vaganti in area. C’è una crisi, un vuoto generazionale dopo Buffon, Neuer e pochi altri eletti. Un peccato per chi ama l’epicità e il romanticismo del ruolo, ma pure per chi magari vorrebbe perdere al di là del demerito del proprio estremo difensore. Difensori e allenatori fanno parte di questo ultimo gruppo di sventurati. Ai tifosi del Napoli è successo a Udine, e qualche volta anche con Reina. Sappiamo quanto fa male.

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