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Mediaset e le altre televisioni: «Serve una nuova Champions, non in chiaro e magari nei week-end»

Mediaset e le altre televisioni: «Serve una nuova Champions, non in chiaro e magari nei week-end»

Riscrivere la Champions in funzione delle televisioni. Dal regolamento degli accessi fino, addirittura, alla programmazione delle partite. Queste le richieste dei broadcaster, con Mediaset Premium (licenziatario esclusivo per l’Italia fino al 2018) in testa.

Yves Confalonieri, direttore dei contenuti di Mediaset Premium, ha le idee piuttosto chiare su come riscrivere il format della prima competizione europea. Si parte sempre da concetti televisivi, ma poi ci si allarga anche a parametri squisitamente sportivi. Roba che, in qualche modo, non dovrebbe assolutamente influenzata dal volere delle tv. Si comincia infatti con l’idea della trasmissione esclusivamente in pay del torneo, un’idea già bocciata dall’Uefa nel corso delle scorse settimane. 

Poi, si passa allo sport. E a una richiesta forte, all’Uefa, per rivedere i parametri d’accesso alla fase finale della competizione. Queste le parole di Confalonieri, riportate da Calcio&Finanza: «Da un punto di vista editoriale, siamo molto soddisfatti dopo questo primo anno di esclusiva. E Premium Sport, canale nato solo 11 mesi fa, è diventato la prima rete tematica sportiva per ascolti. Non siamo però stati molto fortunati con le squadre italiane: la Lazio è uscita ai preliminari e la Juve agli ottavi. Credo che l’Uefa debba cambiare qualcosa, dovrà garantire di più nazioni come Italia, Spagna, Germania e Inghilterra, con metodi che offrano certezze ai grandi club e più tutele nei turni preliminari. È pazzesco, per dire, che l’anno prossimo restino fuori dalla Champions brand come Milan, Inter, Chelsea o Manchester United. O che, al prossimo preliminare, la Roma rischi di incontrare il Manchester City».

Le televisioni, dunque, sono accanto ai club. Che, attraverso le minacce più o meno velate di Superlega, cercano di ottenere canali preferenziali per ammettere sempre, ogni anno, le big del continente. Per i broadcaster, però, c’è anche altro da modificare. Anche perchè a inizio 2017 ci sarà l’asta per i diritti Champions del triennio 2018-2021. Questo il pensiero di Confalonieri, in prospettiva: «Credo poco alle formule in chiaro di cui si parla in questi giorni. Il calcio ha costi talmente alti che non si può reggere con la sola pubblicità. Una partita ha pochi spazi nei quali inserire gli spot, non è un programma di intrattenimento dove ogni 25 minuti ne fai 4-5 di pubblicità. Una partita di Champions, quando va bene, ti fa incassare 1-1,2 milioni di euro di pubblicità. Ed è chiaro che solo con gli spot non copri i costi. Secondo me la tendenza sarà verso una Champions tutta in pay. Anche la Coppa Italia, trasmessa dalla Rai (pagati 67 milioni di euro per i diritti in chiaro nel triennio 2015-2018, ndr), non ce la fa a coprire i costi. Figuriamoci la Champions. E tra un paio di aste non escludo che si decida di giocare la Champions al sabato e alla domenica, e i campionati nazionali in turni infrasettimanali».

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