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Il Napoli di oggi e il Milan del 2012: il gol di Muntari e Ibra come Higuain

Il Napoli di oggi e il Milan del 2012: il gol di Muntari e Ibra come Higuain

Rileggendo le cronache degli ultimi giorni e degli ultimi due week-end di campionato, la querelle Juve-Napoli-Higuain-Irrati ci ha attivato la memoria a lungo termine. Ed ecco che abbiamo voluto verificare le possibili analogie tra il Milan edizione 2011/2012 e il Napoli di oggi, squadre impegnate in un duello scudetto con la Juventus. Qualche differenza contestuale, tempistica e storica, certo, ma le due situazioni si somigliano molto. 

Quattro anni fa, le gerarchie erano diverse: Milan favorito al titolo, Juventus outsider. Sembra un’era geologica, non è nemmeno un lustro. Era la prima edizione dei bianconeri di Conte, che improvvisamente si ritrovarono a competere per lo scudetto al primo anno di un nuovo progetto tecnico. Con pienissimo merito e dopo un inizio di campionato eccellente, la Juventus prende il comando della classifica per tutto il girone d’andata, vince il titolo d’inverno e tiene a distanza la squadra campione d’Italia in carica: il Milan appunto, allenato da Allegri, e favorito d’obbligo per la vittoria finale. Non una squadra-dominio totale come la Juve di oggi, ma poco ci manca: basti pensare a Ibrahimovic, alfiere e assoluto condottiere rossonero, ma anche ai vari Nesta, Thiago Silva, Seedrf, Robinho, El Sharaawy.

I rossoneri, però, sono squadra con più esperienza. Tanto che, grazie a una rimonta strepitosa, vanno in testa alla 23esima. Un po’ come la Juve di oggi con il Napoli di Sarri. Battono l’Udinese a domicilio, i binconeri si vedono rinviare la partita di Bologna e il sorpasso è compiuto. Tutti credono nella fuga dei più forti, anche perché dopo due turni c’è lo scontro diretto a San Siro e la Juventus è reduce da un periodo non prorio positivo: gli uomini di Conte hanno pareggiato a Parma e in casa col Siena, mantenendo l’imbattibilità ma dilapidando di fatto quattro punti. Il Milan, nonostante il buon momento in campo, vive una situazione delicata fuori. E proprio “grazie” al Napoli: alla seconda di ritorno, gli azzurri hanno costretto i rossoneri a uno 0-0 interno che ha portato in dote anche la squalifica di Zlatan Ibrahimovic per tre turni.

Una roba giusta, ma forse solo a titolo di regolamento. Zlatan colpisce Aronica, a gioco fermo, sicuramente non forte. L’arbitro è Nicola Rizzoli e le tre giornate, probabilmente, sono un’esagerazione. Così come sarebbero giuste a titolo di regolamento le quattro comminate a Higuain oggi da Tosel. Forse sono eccessive anche queste di oggi, ma sarebbero pure comprensibili se non ci fosse a referto (solo televisivo, non equivochiamo) un freschissimo precedente di proteste quantomeno intimidatorie da parte di Bonucci durante Torino-Juventus. Lo ha scritto anche Massimiliano Gallo: a noi non deve colpire il provvedimento verso Higuain, ma la disparità di trattamento nei confronti di un episodio comunque avvicinabile, in qualche modo, a quello del Pipita.

Torniamo a quattro anni fa, comunque. Il Milan parla di «errore giudiziario», il ricorso viene respinto e Ibra si ritrova fuori per il big match della stagione. I rossoneri, al fischio d’inizio, hanno un punto e una partita di vantaggio. Segna Nocerino, poi Muntari raddoppia, ma il gol non viene convalidato. Nonostante la palla sia palesemente entrata in porta, l’arbitro Tagliavento non assegna la rete ai rossoneri, che alla fine pareggeranno per 1-1 per effetto del gol nella ripresa di Matri. La partita sarà ricordata per questo caso oggettivo di errore arbitrale, una topica clamorosa e macroscopica che nell’immaginario collettivo si affianca, se non addirittura sovrappone, al gol di Turone nel 1981. 

Il parallelo, a questo punto, diventa calzante: il Milan recupererà Ibrahimovic, ma non riuscirà a superare le scorie di quella velenosa serata di febbraio, finendo per cedere nel confronto a distanza con la Juventus. Alla 31esima, complice una inopinata sconfitta interna con la Fiorentina, i rossoneri cederanno di nuovo il primato ai bianconeri, per poi perdere altri due punti in un altro confronto interno giocato malissimo, quello del 22 aprile contro il Bologna e finito 1-1.

Un po’ come il Napoli che non è riuscito a gestire le pressioni esterne di una direzione arbitrale oggettivamente sbagliata (Torino-Juventus 1-4, e ci riferiamo alla mancata seconda ammonizione per Alex Sandro in occasione del rigore assegnato ai granata) e quelle interne, forse ancora più determinanti, relative agli orari di gioco nel duello a distanza con i bianconeri e al rinnovo del contrato di Higuain. Alla prima occasione “buona”, la prima partita storta, agli azzurri sono saltati i nervi. Partendo da Higuain, dominatore di questo campionato come Ibra lo fu quattro anni fa. La differenza sta nella tempistica, ma è minima: allora, Ibra sbroccò prima del pasticciaccio di Muntari, ma comunque saltò la fase decisiva del campionato. Portandosi a casa, alla fine e nonostante tutto, il titolo di capocannoniere col record personale di marcature in Serie A. Proprio quello che succederà a Higuain.

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