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Il Napoli riscrive il terzo principio della dinamica: a un’azione fortunata, ne corrispondono tre

Il Napoli riscrive il terzo principio della dinamica: a un’azione fortunata, ne corrispondono tre
Adesso possiamo esserne pur certi, vada come vada, quando la stagione orora in corso sarà in archiviazione resterà comunque nelle annalità come la probabile migliore dai tempi dei fasti scudettati, e a prescindere dal conseguimento effettivo o meno della parolina magica impronunciabile questa squadra dimostrato ha di essere capace di emozionare e far sognare i cuori dei tifosi, di gettare spesso l’anima oltre la staccionata senza olio cuore ma solo con la passione e l’abbnegazione che si chiede a dei grandi professionisti come questi ragazzi hanno da essere considerati e rispettati dall’inimitabile popolo azzurro.

E no che non era facile l’impegno del saturday night contro i nipotini apocrifi di Giulietta, al di là del blasone effettivo dell’avversario di turno, c’era da interrompere una minicrisi che nell’arco di un intero campionato può starci eccome, anche se a dirla tutta al fine è stata solo raccolta magra di punti non tanto avulsione di gioco e prestazioni, su quelle la brigata Sarri Torino a parte ha fatto sempre la sua parte, poi la storia insegna che in fondo per vincere occorre anche combinazione di risultati e quel pizzico di fortuna che tanto non guasta, diffidate dagli zazzaroni in giro che filosofeggiano atteggiandosi a custodi del settimo segreto di Fatima. Per una notte allora il Napoli ribalta persino il terzo principio della dinamica, ad un’azione fortunosa degli avversari ne rispondono ben tre, così come sono i punti per il pur interinale aggancio alla vetta, Maran e Gennaro Newton serviti e Roma ricacciata a distanza di sicurezza, in attesa di imminente scontro diretto.

Merito al solito di Sarri, bravo a caricare a dovizia i suoi e far rifiatare Allan che pure era parso in prevedibile debito d’ossigeno nelle ultime uscite, con doverosa catechesi del centrocampo dove si sapeva si sarebbe deciso match, contro i quei clivensi che in più di una volta hanno dimostrato di saper sopperire a qualche lacuna tattica con grande corsa e spirito di sacrifico tra le linee, dimostrazione ne sia proprio inaspettato vantaggio di carneade Rigoni su goffa imprecisione di Chiriches. Poco male, per fortuna, perché quando hai ancora una vita che ti separa dal novantesimo e il fattore H in campo di riffa o di raffa alla fine la spunti, con Pipita a scaraventare in rete rabbia e fame di record nel mentre ancora una volta si capisce quanto siano indispensabili a questa squadra gli assist di Ghoulam e gli inserimenti dalle retrovie del ritrovato Lopez, che disorientano l’avversario privandolo dei canonici punti di riferimento, prova ne sia il ricorso ad uno sterile canovaccio al solito imperniato sul contropiede affidato ai piedi del vecchio Pellissier, uno che dicono sia italiano ma per fisionomia e cognome pare più straniero di James Senese.

Palle gol a raffica, Marek finalmente ispirato come lo si vorrebbe vedere sempre e Vlad a impattare e a cancellare l’errore-orrore dell’apertura, il resto è quasi accademia, con Lorenzigno più frizzante della bevanda che gli tatua la casacca, il montante alto che ancora trema su botta di Pipita e sigillo finale di Calle a coronazione di ottima prestazione e di memorabile azione stile Barca, trentadue tocchi di fila per deporla alle spalle dell’incolpevole Bizzarri, coraggio ragazzo, c’è ancora tempo per rifarsi, l’anno prossimo andrà meglio. Sorride il tifoso e sorride anche il calendario, guai a mollare, ad ogni partita può accadere di tutto, e cambiare di colpo scenario. Maggio è lontano, sotto con il prossimo avversario: in fondo pensateci, a chi a inizio stagione avesse azzardato questo divario, gli avrebbero prescritto un trattamento sanitario.

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