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Il Napoli ha capito la lezione di Masha e Orso

Il Napoli ha capito la lezione di Masha e Orso

Toh, guarda un po’, evitentemente non trattavasi di puro e duro capriccio del tifoso allora, è bastato tampoco ché pure a Madrid si accorgessero dell’inadeguatezza del chiattone al calcio attuale, non a Baracca Lugo – attenzione – ma proprio in quella Madrid dai bilanci a sedici zeri e dalle campagne acquisti faraoniche dove è storia nota ai più la formazione la fanno in campo Serghio Ramos e Ronaldo, l’allenatore è contorno e si limita di solito a rilasciare interviste e fischiare l’inizio degli allenamenti, anche il più profano tra i profani ne vincerebbe almeno due di trofei all’anno, persino schierando le riserve delle riserve delle riserve. Buena suerte Zinedine, ci mancherebbe, ma il piccolo e conciso inciso odierno prescindere non può dalla amarezza retroattiva del tifoso che, se solo il gordo fosse stato mosso da un briciolo di professionalità in più alle trascorse idi pasquali firmare in blanco tranquillamente avrebbe potuto dimissioni irrevocabili non privandolo in tal guisa quantomeno di quel sacrosanto preliminare champions che pur rappresentava, ad inizio stagione, l’obiettivo minimo dichiarato alla piazza in plebiscito.

Acqua passata si dirà, ed è pur vero, però giammai Befana fu più generosa di quella appena sorvolante i sogni azzurri, da un lato vendetta consumata a freddo ma non per questo meno saporita, dall’altro il coriaceo Toro di quel vecchio filibustiere di Ventura preso saldamente per le corna ben oltre di quanto dica il risultato finale, nonostante comprensibile ansia da prestazione iniziale per dovere assolutamente tenere il passo delle altre nonostante le maxi dosi di struffoli ancora sul groppone, in tal chiave leggasi la altrimenti inspiegabile esclusione di Allan dalla undecina iniziale. Poco male quando hai rosa competitiva che non teme il pur valido possesso granata Acquah e Allah e cerca subito di offendere con Calle a cui solo il manico di Padelli dice no.

Pazienza perché nemmeno il tempo di girare il primo caffè ed ecco il meritato vantaggio griffato Lorenzigno, ennesima perla da aggiungere al suo già prezioso perlarés, da vedere in rivedere  sul divano di casa tua con il rewind, i tap-in lasciateli a Dybala e a Icardi, qui ci si diploma all’accademia delle Belle Arti. La reazione del Toro è solo nel volo della Quaglia ben controllato da Pepe che per poco alla fine non gli intercetta pure il generosissimo penalty, val bene non esultare ma le lacrime di coccodrillo sono come l’Henry-Lloyd, giovanotto, hanno fatto pure loro il loro tempo. Fortuna che il marchio di catena di montaggio di mister Sarri sta proprio nell’aver trasmesso alla squadra la forza di non abbattersi mai, di credere sempre di poterne fare uno in più all’avversario, di sapere, come in Masha e Orso, che appena terminato un episodio ne è subito pronto un altro. Ecco quindi servito lo scambio repentino di cortesie tra Lore e Marek per il nuovo vantaggio, vero manca all’appello il solo Pipita, ma la tanta sfortuna per una volta gli dice no, ne farà tre in Ciociaria con tanti saluti alla vecchia signoria mia. Caro Zvone, il tifoso qui festeggia prima, durante e dopo, e non sa che farsene della superstizione. Però hai ragione, e visto che ci tieni, per te faremo un’eccezione: da oggi ciucciuettola e gatto nero li chiameremo Frosinone.

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