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Con Grassi il Napoli per la prima volta acquista un talento direttamente dall’Atalanta (il secondo miglior vivaio d’Italia)

Con Grassi il Napoli per la prima volta acquista un talento direttamente dall’Atalanta (il secondo miglior vivaio d’Italia)

È ormai certo l’arrivo al Napoli di Alberto Grassi, centrocampista classe 1995 allevato nelle giovanili dell’Atalanta. La classica formula del «manca solo l’ufficialità» mai come questa volta è perfetta. L’acquisto del giovane mediano nerazzurro, però, possiede una caratteristica che lo rende storico: è la prima volta che il Napoli compra un giovane del rinomato vivaio dell’Atalanta direttamente dalla società bergamasca.

Il background è fondamentale per capire la portata di questa particolarità: il settore giovanile degli orobici è da sempre uno dei più importanti del nostro calcio. L’ultimo rapporto CIES (Centre for Sports Studies) mette il vivaio di Zingonia al 18esimo posto tra quelli dei migliori cinque campionati europei, secondo in Italia solo a quello dell’Inter (undicesimo in classifica). E poi c’è una storia intera di nomi, a parlare: Scirea e Cabrini per parlare di soli campioni del mondo, ma si potrebbe anche scomodare gente come Donadoni, Tacchinardi, Fanna. Tutti nati e cresciuti cui campi dell’Atalanta e finiti a conquistare messe di trofei in giro per il mondo con le maglie di altri club. A un’analisi attenta, però, non sarà sfuggito che tutti questi calciatori abbiano poi trovato la loro consacrazione in un ristrettissimo numeri di club “acquirenti”: cinque nomi, sole due squadre. Juventus e Milan. Ecco allora il carattere “storico” relativo all’operazione-Grassi. Per la prima volta, l’Atalanta fa affari col Napoli su un giovane del proprio vivaio. Per una delle prime volte, l’Atalanta fa affari con una squadra che non rientri nel ristretto novero delle “Grandi Metropolitane” del Norditalia.   

Nessuna delle due affermazioni, in realtà, è vera in senso assoluto. Un calciatore, in passato, si è trasferito dai bergamaschi ai partenopei dopo essere cresciuto nelle giovanili atalantine: parliamo del brasiliano Inacio Pià, giunto all’ombra del Vesuvio nel mercato di gennaio dell’anno 2005. Una situazione comunque particolare, non totalmente riconducibile al club dei grandi talenti cresciuti in nerazzurro. Il secondo postulato, invece, si è smentito in tempi recenti, proprio a partire da una delle operazioni di cui abbiamo scritto, quella di Roberto Donadoni. L’attuale allenatore del Bologna cresce nel settore giovanile atalantino come tornante di fantasia, imponendosi come grande promessa in Serie A alla metà degli anni Ottanta. Come d’abitudine, per tutti i talenti della cantera orobica si comincia a parlare di Juventus. Solo che il nuovo presidente del Milan non è proprio d’accordo: si chiama Silvio Berlusconi, ha appena rilevato la proprietà del club rossonero, e mette sul piatto addirittura 10 miliardi di lire. L’Atalanta rifiuta per la prima volta la corte della Juventus, incassa i moltissimi soldi in arrivo da Milanello (e Milano Due, e Arcore) e forse capisce che il bianco e nero non è l’unico l’abbinamento possibile nel futuro dei suoi giovani. Da allora, tutti i grandi prospetti cresciuti a Zingonia vanno all’asta e giocheranno per il miglior offerente. Un rapido excursus, fino ai giorni nostri: Porrini, Tacchinardi e Gabbiadini andranno alla Juventus, Donati, Zenoni e Locatelli al Milan, Pelizzoli parerà per la Roma, Morfeo, Pazzini e Montolivo vestiranno il viola della Fiorentina, Dalla Bona andrà in Inghilterra, al Chelsea e, per ultimi, Zappacosta e Baselli finiranno al Torino.

Niente Napoli, se non per vie traverse: il caso-Gabbiadini, cresciuto a Bergamo e passato per Juventus, Bologna e Sampdoria prima di vestire l’azzurro; anche Cigarini, giunto alle pendici del Vesuvio dall’Atalanta dopo essere cresciuto nelle giovanili orobiche, ma anche dopo un’altra esperienza a Parma. Andando più indietro nel tempo, altri due trasferimenti non assimilabili all’affaire-Grassi: Jeppson e Savoldi. Il primo giunse effettivamente dall’Atalanta, ma era ovviamente cresciuto in Svezia. Il secondo, invece, aveva fatto tutta la trafila nel fertile giardino di Bergamo e provincia per poi rivelarsi ed esplodere a Bologna.

Nessuno come Grassi, dunque. Ed è stato un peccato enorme, madornale: lo leggi nei nomi, lo capisci dai successi continui di una academy senza rivali nel nostro paese. È stato, e lo diciamo per Grassi ma non solo: secondo i beninformati, la trattativa per il centrocampista nato a Lumezzane avrebbe portato Giuntoli a richiedere un’opzione per altri due talenti delle giovanili orobiche, Conti e Sportiello. Come dire: a ravvedersi, si fa sempre in tempo.

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