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Da Benitez a Sarri (passando per Pino Daniele): il pagellone del Napoli 2015

Da Benitez a Sarri (passando per Pino Daniele): il pagellone del Napoli 2015

AURELIO DE LAURENTIIS – Presidente o pappone, a seconda dei punti di vista. Presidente e basta per questo pagellone. Concordi Ilaria? Ha detto che il 2015 è “un anno da incorniciare”. Ha ragione. Per un semplice motivo. Ogni volta che si addensano su di lui sospetti e veleni di deleterio masaniellismo, lui caccia un gigantesco coniglio dal cilindro. Accadde così con Benitez, arrivato a dispetto di Mazzarri che non credeva più alle promesse di Adl, è accaduto così con Sarri, chiamato a sostituire Rafa che denunciava la mancata progettualità del presidente. Ha chiuso e aperto vari cicli senza però mai bestemmiare (nel senso sarrita del verbo). Il punto non è bearsi del fatto che a Napoli uno scudetto vale venti della Juve, semmai è ribaltare il comodo alibi: è possibile in questa città vincere con continuità? – 9

Una volta mi auguravo stesse in silenzio e basta, un po’ come me lo auguravo per la buonanima (calcisticamente parlando) di Mazzarri. Oggi, ogni volta che apre bocca, in fondo mi diverto: esagerato, smodato, ma anche visionario, pazzo, lungimirante, a suo modo geniale. Ma soprattutto, Fabrizio, quest’uomo ha una cosa enorme a suo favore, una cosa per cui chiunque farebbe carte false: un gran culo. E ne beneficiamo anche noi – 9

RAFA BENITEZ – Meriterebbe un monumento, anche in omaggio alla grande tradizione ispanica di questa città. Invece, è andato via con ignominia, per approdare al Pizzighettone. I tanti gufi che lo hanno odiato e lo odiano ancora non vanno mai oltre le critiche al centrocampo a due. Poveretti. Il rafaelismo è stato filosofia pura, un programma politico per superare i difetti peggiori e atavici di Napoli. Rafa arrivò e capì subito tutto. Disse che per vincere Napoli doveva smettere di sentirsi una città diversa dalle altre. Ecco, i gufi non gli hanno mai perdonato quest’attacco alla diversità. È stato un professionista (non un baby-sitter per giocatori milionari) al di sopra delle possibilità di questa città. Paolo Sorrentino, quando ha vinto l’Oscar per “La Grande Bellezza”, ha citato il motto rafaelita per eccellenza: “Sin prisa pero sin pausa” – 10

Sono sarrita perché sono rafaelita. Un po’ come il Napoli di Sarri, che non sarebbe quello che è se, prima, non fosse stato il Napoli di Benitez – 10

PINO DANIELE – L’ennesimo grande napoletano che ha dimostrato che si può essere grandi napoletani anche non vivendo più a Napoli. L’anno si è aperto con la sua morte e la successiva farsa dei doppi funerali. Molto ci sarebbe da scrivere ma rimanendo nel recinto calcistico è triste e penosa la scomparsa di “Napul’è” come inno del Napoli – 0 a chi l’ha tolta

Pino, attraverso la sua musica, è stato la nostra vita. Brutto il balletto di funerali, bruttissimo il tira e molla del corpo di uno che, semplicemente, qui non voleva stare. Non perché odiasse la sua città, ma perché per lui c’era un altrove dove valeva la pena vivere. Ah se ci riconciliassimo con l’idea che una cosa del genere sia possibile senza pensare di prendere a cazzotti Nostra Madre Napoli! Detto questo, è passato un anno da quando è morto e ancora non riesco a sentire una sua canzone senza provare quella bruttissima sensazione nel cuore. Tutto normale: ho ripreso a guardare i film di Troisi soltanto l’anno scorso, dopo vent’anni dalla sua morte, vuoi vedere che non posso prendermi del tempo anche per Pino? Ma no, su Napul’è non sono d’accordo. Dipendesse da me, metterei ‘Life is life’ ad ogni ingresso in campo. Ci vuole ritmo, forza, energia e Napul’è è un canzone bellissima ma triste. ‘O surdato ‘nnammurato va bene in chiusura, invece, e per tutte le partite: utilizzarla al fischio finale sarebbe una grande vittoria culturale per la città. Forse, se smettessimo di intonarla solo per le vittorie giudicate più importanti perché arrivate contro le nostre più acerrime avversarie, gli altri si stancherebbero di cantarla per prenderci per i fondelli negli stadi di tutta Italia. Insomma, a Pino 10, Sì, Forever, ma a chi ha cancellato Napul’è dal San Paolo, pure – 10  

WOLFSBURG – Nel metà 2015 rafaelita, la trasferta tedesca di Europa League a Wolfsburg è stata la partita perfetta del secondo Benitez azzurro. Era metà aprile e Rafa festeggiava i suoi 55 anni. Finì uno a quattro. Higuain, Gabbiadini e doppietta di Hamsik – 10

Wolfsburg, sì, ma anche Dnipro. C’ha accis più di quanto ci hanno uccisi i tifosi napoletani dopo Bilbao – 0  

LAZIO – La bestia nerissima del Napoli edizione 2015. La semifinale di Coppa Italia persa in casa e la qualificazione alla Champions, sempre persa in casa. Quest’ultima, trentottesima giornata alla fine di maggio, fu affrontata da Rafa da separato in casa. L’ennesima prova di immaturità di un ambiente che per mesi aveva suonato una sinfonia stonatissima sull’addio del tecnico –0 all’ambiente

Ero in Cilento quando la Lazio ci ha scippato la qualificazione Champions. Ero in Cilento anche quando ce la scippò il Bologna, nel 2012. O smetto di andare in Cilento a guardare le partite importanti o entriamo in questa diavola di competizione massima dal portone principale – 0 alle bestie nere

HIGUAIN – Adesso è il centravanti più forte del mondo. Quest’estate un bullo ridotto a un cencio da due rigori sbagliati, contro la Lazio e contro il Cile nella finale della Coppa America. Poi sulla sua strada è sorto il sole sarrita, come un’alba inaspettata. Lo stesso sole che convertì Saulo sulla via di Damasco e che roteò alla Cova da Iria, a Fatima, in un’apparizione mariana ai tre pastorelli. Sarri, pur non bestemmiando, gli ha detto papale papale: “È una testa di cazzo se non vince il Pallone d’Oro”. In campionato è già a quota 16, due reti sotto il totale della scorsa stagione e appena uno sotto quello del Napoli 2013-2014 – 9

Il sorriso di Gonzalo in campo è sicuramente l’immagine calcistica più bella del 2015 – 10

HAMSIK – Un simbolo del nuovo Napoli dei record, per palloni giocati. Non è più l’oggetto oscuro da tramandare da allenatore in allenatore. Su Benitez, si è tolto qualche macigno dalle sue preziose scarpine. A proposito di guai: ma perché la camorra non rapina più i giocatori del Napoli? Due anni fa sembrava un’epidemia – 8

Sì, in effetti c’è da chiederselo. Ma pure su Marek un paio di domande ancora ci sono. Perché, pur essendo imprescindibile e da me amatissimo, gli manca la testa, anzi, il suo controllo, che, nella vita, non mi stancherò mai di ripeterlo, è tutto – 8

INSIGNE – Ha preso il posto di Callejon come secondo attaccante azzurro nella classifica cannonieri. In più, la cifra degli assist è da paura. Forse è la volta buona per il nuovo vessillo dei napoletani profeti in patria. I suoi exploit hanno riaperto il blasfemo dibattito sul ritorno della maglia numero dieci. Eppure prima di essere “paragonato” a Lui, ha subìto l’onta di essere giudicato inferiore a Saponara. Suvvia, un po’ di equilibrio, anzi di echilibrio – 8

Nemmeno lontanamente paragonabile allo storico 10. Preziosissimo, vivacissimo, pecca solo di un ‘grissino’ di egoismo. Anche lui dovrebbe smettere ogni tanto di sentirsi napoletano e, perciò, speciale. Gli fa segnare dei gran gol contro la Juve, magari, ma il nostro pubblico a volte non se lo merita. Lui invece, merita di giocarsela alla grande senza marchi addosso – 8

MAURIZIO SARRI – I proclami sull’empolizzazione, all’arrivo, non sono stati un bel biglietto da visita. Qualcuno temeva fosse il nuovo Donadoni, invece la bellezza del suo calcio ha richiamato le danze di Vinicio, di quel Napoli che vinceva contro la Juve in bianco (Clerici) e nero (Canè), come da titolo storico di Sport Sud. È il nuovo Faraone di Castel Volturno: Tuta-nkamon – 10

La leggerezza dell’imprevedibilità. La semplicità del sorriso. La straordinaria bellezza del gioco del calcio. Mi preoccupa la sua scarsa abitudine (per usare un eufemismo) alle piazze come la nostra, e pure alla vetta. Solo la maturità può aiutarlo, oltre a una buona dose di autocontrollo e di training autogeno. Sono curiosa di vedere come tornerà dalla sosta, e cosa si inventerà per spiazzare gli allenatori avversari. Serve una scossa. Ma mi fido ciecamente di lui – 10  

VALDIFIORI – ‘O reggista ‘o reggista, questo il grido di benvenuto al simbolo della galoppante empolizzazione, tra entusiasmi e sudori trentini e voli di droni. Per il momento è rimasto senza voto.

‘O regist’ ‘e ‘sta cepp – sv

KOULIBALY – Il ragazzone coi piedi d’argilla è diventato un colosso di granito. Se continua così, diventerà uno dei difensori più forti in circolazione, quelli da prezzo stratosferico, per la felicità di Adl – 8

Negrità, tutto qua (ahahhahahahahahah) – 10

STADIO – “Mi vergogno del San Paolo, è un cesso”: De Laurentiis dixit. Una querelle da Repubblica delle banane. C’è da vantarsi per questa diversità napoletana? – 0 a tutti i protagonisti

Se mi svuotassero il San Paolo dalla melma che lo abita puntuale ogni domenica, mi accontenterei anche di portare i bimbi a fare pipì nel ristorante appena fuori lo stadio prima di entrare – 0 ai protagonisti della querelle e anche al pubblico peggiore; 10 a una parte della curva, quella buona  

MILAN – Una sera d’inizio ottobre a Milano, al Meazza. La partita da sogno della gestione Sarri. Allan, doppietta di Insigne e autogol di Rodrigo Ely. Tra i tanti motivi per godere, uno in particolare: Galliani aveva praticamente chiuso l’ingaggio di Sarri, ma Berlusconi all’ultimo momento fece saltare tutto. Perché non gli piaceva quel comunista che vestiva in tuta. Meglio il serbo amico di Arkan – 10 al ripensamento dell’ex Cavaliere

Li abbiamo combinati come quello del bongo nella canzone di Elio – 10  

EL KADDOURI – È stato l’unico giocatore musulmano in Italia a condannare pubblicamente gli attentati del Tredici Novembre parigino. Al contrario di Salah, che, pur seguitissimo sui social network, ha preferito stare zitto – 10

Quando El Kaddouri segnerà (perché segnerà) io sarò lì a fare qualcosa di folle. Devo capire cosa. Ma la sua fede va onorata con la mia, senza dubbio – 10  

RIGORI – Sarebbe ora di dire basta alla retorica perdonista e buonista di Francesco De Gregori, che assolve chi sbaglia i rigori perché non è da questi particolari che si vede un giocatore. Invece no. È una stronzata, come quando Battisti chiamava emozioni il brivido di correre a fari spenti nella notte. Ai rigori si vincono finali di Coppa del Mondo e Champions League. Saperli battere conta eccome. Parlando di rigori rendiamo onore al Petisso buonanima, che se n’è andato in questo 2015: decenni fa, sulla panchina del Napoli si girava dall’altra parte quando Moreno Ferrario centrava i rigori della lotta per la salvezza. Perché il Napoli non prova Reina? – 0 ai rigoristi del Napoli

E perché non Koulibaly? Ci vuole uno che pianti i suoi occhi neri neri in quelli del portiere avversario costringendolo, per paura, ad abbassare lo sguardo. – 10 all’ebbrezza di osare (che è meglio che augurarsi di non avere mai assegnato un rigore a favore)

MASSIMO MAURO – Giocatore di golf che sovente commenta le partite di Sky del Napoli. È uno di quelli ossessionati da Benitez, che continua a parlare di lui, accecato dall’odio – 3

Gliela dedichiamo. Pe’ cient’ann – 1
Fabrizio d’Esposito e Ilaria Puglia

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