Non vorremmo essere nei panni di Sarri. Non tanto perché il Napoli dopo tre giornate è ancora alla ricerca della prima vittoria. Ma perché dopo il 5-0 rifilato al Bruges sarà dura rinunciare al 4-3-3. Hai voglia a dire, come pure lui ha provato a fare, che il modulo è un numero, conta sì ma non è determinante. Così come hai voglia a dire, e anche questo lo ha fatto lui, che il Bruges – per usare un eufemismo – non ha giocato una delle sue migliori partite. Cinque gol sono cinque gol. Equivalgono a una formula magica che era lì sotto gli occhi di tutti e solo il tecnico toscano non se ne accorgeva.
Ovviamente le cose non stanno così. Ma questo lo sa Sarri e forse pochi altri. Magari le vittorie dipendessero da un modulo, da tre o quattro numeretti in fila. E intanto è arduo togliersi dagli occhi le immagini di Callejon e Mertens che fanno a pezzi la sia pur malleabile difesa della squadra di Preud’homme. «Col 4-3-3 Higuain resta più isolato» ha detto Sarri subito dopo la goleada in Europa League. Vedremo, vedrà. La Lazio torna al San Paolo centodieci giorni dopo quel 31 maggio che decretò la fine del sogno Champions: Higuain che calcia il rigore alle stelle e i biancocelesti di Pioli che ci puniscono.
Poi è successo quel che è successo. Benitez il giorno dopo partì per Madrid e la Lazio si è spiaggiata nei preliminari, proprio come noi dodici mesi prima. Dopo tre giornate i laziali hanno sei punti in classifica contro i nostri due. Eppure i numeri dicono che hanno segnato un gol in meno (loro 4, noi 5) e ne hanno subito appena uno in meno (loro cinque, quattro dal Chievo, e noi sei). La Lazio ha battuto in casa Bologna e Udinese e ha perso fuori casa a Verona oltre che a Leverkusen, senza contare la Supercoppa a Shanghai. Due trasferte (o tre, dipende dai punti di vista), altrettante sconfitte per gli uomini di Pioli. Almeno fino a giovedì scorso, quando in Europa League hanno quasi vinto in casa del Dnipro che ha pareggiato solo all’ultimo minuto.
Come il Napoli, la Lazio si è svegliata nell’ultima partita e mezza. Precisamente, contro l’Udinese, al decimo del secondo tempo, quando Pioli ha fatto entrare Felipe Anderson e Matri che ha segnato la doppietta decisiva. E in Ucraina i biancocelesti hanno giocato un’ottima partita che avrebbero meritato di vincere. Proprio come il Napoli che a Empoli ha disputato un buon secondo tempo e contro il Bruges ha dilagato. Assenze importanti tra i laziali: mancheranno De Vrij, Biglia, Candreva e Klose. Djordjevic convocato per la prima volta.
È al completo, invece, il Napoli di Sarri. Il tecnico dovrà decidere se confermare la squadra europea o tornare al modulo che gli è più caro, con Insigne trequartista e magari ancora Gabbiadini al fianco di Higuain. A centrocampo un altro ballottaggio, quello tra Valdifiori e Jorginho. E a centrocampo la sfida si deciderà, lì lo scorso anno abbiamo sofferto negli ultimi due scontri diretti: loro domani dovrebbero schierare Parolo, Onazi e Lulic. In difesa Sarri dovrà decidere se far rientrare Maggio e Chiriches. Sono i contro del turn-over. Accucciarsi tra le braccia del vecchio adagio calcistico “squadra che vince non si cambia”, oppure perseverare con la formazione che ha immaginato potesse essere la formula migliore per il suo Napoli. Una sfida difficile, la Lazio è indubbiamente la squadra più forte tra quelle finora affrontate (Sassuolo, Sampdoria, Empoli, Bruges), ma anche una partita che potrebbe segnare il definitivo rilancio degli azzurri.
Sarà un’occasione importante per tornare a correre anche in campionato. Dove abbiamo solo quattro squadre dietro di noi in classifica (ed è di poco conforto sapere che una di queste è la Juventus), dove siamo la terza peggior difesa del torneo (le prime due sono Carpi e Empoli). E dove incontreremo nel giro di sette giorni Lazio in casa, Carpi fuori e poi Juventus al San Paolo. Riuscire a totalizzare almeno sette punti significherebbe vestirsi di un abito nuovo e mettersi definitivamente alle spalle le incertezze dell’inizio. Insomma, guardare e vivere il futuro con uno stato d’animo completamente diverso.
Sarà anche una rivincita, è inutile negarlo. È ancora aperta la ferita per quel rigore sbagliato. Lo è per noi tifosi. Ma lo sarà anche per il protagonista assoluto di quella serata: Gonzalo Higuain. Il Pipita alla Lazio ha segnato spesso e volentieri, al San Paolo come all’Olimpico (contro i biancocelesti, il 13 aprile 2014, siglò la sua prima tripletta in serie A). Sarà una partita particolare per lui, la serata che potrebbe decretare l’uscita da un tunnel che lo accompagna da mesi. Non che Gonzalo sia in crisi, contro la Sampdoria ha segnato una doppietta d’autore, ma segnare contro la Lazio vorrebbe dire aver debellato finalmente la malattia.
Il pubblico continua a essere tiepido. Ottomila i biglietti venduti fino a ieri. Magari ci sarà un’accelerazione nelle ultime ore. Dopo tre giornate il Napoli di Sarri non ha ancora vinto, come i Napoli di Zeman, Lippi e del primo Maradona. Proprio alla quarta giornata sia Lippi sia il primo Maradona colsero il primo successo: rispettivamente contro la Roma, all’Olimpico, per 3-2 e in casa col Como per 3-0 con Diego che tolse una ragnatela dalla porta davanti alla Curva A. Zeman pure mosse la classifica con un pareggio a Lecce. Statistiche che servono soprattutto a tirare su il morale. Per lo stesso motivo non ricorderemo come finì la partita di campionato dopo i cinque gol di Valencia.
Massimiliano Gallo