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Una poesia ha bisogno di ritmo e pause. Come il Napoli di ieri sera

Una poesia ha bisogno di ritmo e pause. Come il Napoli di ieri sera

La poesia, quella fatta come si deve, è conseguenza di molti fattori, alcuni di questi sono imprescindibili: l’accelerazione, le pause, il ritmo. Un poeta, che rileggevo proprio ieri, era un maestro nel dosaggio di pause e ritmo, era Giuliano Mesa, scomparso troppo presto, quattro anni fa. Mesa usava moltissimo le virgole, ponendole anche alla fine del verso (scelta che molti non fanno), cosa significano le virgole? Sono pause, piccole pause, poste tra una parola e l’altra, tra un verso e l’altro. Giuliano Mesa gestiva queste pause in maniera perfetta, per questo motivo non perdeva mai il ritmo, i suoi versi erano (sono) un’alternanza perfetta tra rallentamento e accelerazione. So che vi starete chiedendo come questo dovrebbe c’entrare con Napoli–Lazio; intanto ricordatevi che la letteratura c’entra moltissimo con lo sport, da sempre. Il motivo, però, che mi ha spinto a dirvi di Giuliano Mesa è uno solo: Il Napoli ha gestito la partita proprio come Mesa gestiva le poesie.

“ne andranno gocce, anche lungo i muri, / screpolati, stinti, così come dev’essere”. Sono questi i primi due versi del libro Chissà (d’If, 2002), cose inevitabili, cose che si disperderanno, vedete le virgole e notate il ritmo. Ricordatevi il centrocampo del Napoli di ieri sera, ripensate alla gestione della palla. La virgola è il primo tocco del centrocampista, la parola successiva è il passaggio, il verso che comincia dopo è l’apertura, è – ad esempio – il passaggio di Insigne a Allan. Tre tocchi in tutto. Verso riuscito non solo perché porta al gol, ma perché, in quell’azione, il Napoli è stato perfetto nella gestione della palla, nei movimenti, nel rallentare e poi, di colpo, accelerare, esattamente come le poesie di Mesa, “così come dev’essere”. E così come deve essere è stato il gioco degli azzurri di ieri sera, quando gira tutto bene per una partita intera è facile scivolare nella retorica del complimento facile, ma una poesia (e quindi una squadra) per funzionare bene deve essere ben architettata, organizzata e dopo quell’organizzazione potrà lasciare il campo all’estro; come l’azione di Higuain che ha portato al gol di Insigne. Nelle poesie successive torna il “così come dev’essere” e poi troveremo “così come sarà”. Noi non vogliamo forse che il Napoli continui ad essere quello di ieri sera? Ieri sera il treno è partito, uno scrittore, Luigi Bernardi (amico carissimo già citato nella rubrica), scrisse nel suo ultimo romanzo Crepe (Il maestrale, 2013): “Il treno è partito, si fermerà solo a destinazione, come sempre dovrebbe essere”. Le cose si sa, vanno come devono andare, ma noi possiamo indirizzarle con l’intelligenza, col talento, con la pazienza. Che siamo lettori o tifosi (o entrambe le cose) noi abbiamo il dovere di sperare che le cose vadano “come sempre dovrebbe essere”.

Gli appunti del drone Giggino

Questi palloncini colorati mi stanno confondendo, qua va a finire che la partita inizi e che io non intercetti nulla. Ecco, lo sapevo, già abbiamo segnato, maronna ma questi sono troppo veloci, non sto capendo niente. Mr., ma sicuro che mi hai mandato a vedere il Napoli? Io qua sto ancora a sistemare la frequenza che stiamo già due a zero. Ma Allan da dove è passato? Rapido come un’azione di basket. Beati voi che vi state divertendo sugli spalti (cioè i pochi presenti), perché io da qua non li vedo proprio. Insigne, poi, è una pallina blu, tipo la pallina pazza, non riesco a seguirlo, ma mi pare che neppure i difensori della Lazio lo vedano. Io qualche dubbio di trovarmi altrove ce l’ho, che significa questa difesa così ordinata? Ma stiamo scherzando. Ci manca solo che entri Zuniga. Ah, no, ok. Niente, era San Gennaro, dice che Zuniga l’ha squagliato nel sangue, ma non il suo, un sangue a caso, insomma l’ha tolto dalle scatole. San Genna’, non che prima brillasse per presenza. Ma quanto stiamo, ventotto a zero? Ho una domanda: ma Mauri perché gioca ancora nella Lazio? O meglio: perché gioca ancora?

Notizie dall’Inghilterra (Quei bravi ragazzi)

Inler titolare ancora e ancora sostituito. Non so come la pensiate, ma vederlo titolare in Premier League a me fa un certo effetto. Il Watford ha vinto in trasferta, Britos e Behrami non hanno giocato, in compenso ho scoperto che stanno tentando di proporsi nello staff di James Corbyn, l’uomo che ha vinto le primarie del partito laburista. Corbyn ha esaminato i curriculum e ha risolto che non gli occorrono né addetti al barbecue, né addetti alle tinte per i capelli. Altro buco nell’acqua. Forza ragazzi, non mollate.

Non ci sono cornetti adatti al Napoli di ieri sera ci vogliono le sfogliatelle, un vassoio di sfogliatelle ricce e frolle, le faccio mandare subito a Castelvolturno. Un amico mi fa notare che nelle prime pagine dei quotidiani sportivi la prestazione del Napoli, praticamente, non è citata; ce ne faremo una ragione, è una partita indimenticabile, quindi non la dimenticheremo. Andrea, un caro amico laziale, mi ha scritto di averla presa sul personale, ha ragione. Quando perde la tua squadra è sempre un fatto personale. Io, però, gli voglio bene e non gli ho scritto niente, nessuno sfottò. Naturalmente, di colpo, siamo da scudetto. Non è vero, abbiamo fatto una grandissima partita, me ne aspetto altre, godiamocele una alla volta, come si fa con le poesie.

Note a margine

–  Insigne è diventato fortissimo

–  Jorginho non era una schiappa

–  Allan non è Gargano

–  #IoStoConSarri
Gianni Montieri

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