ilNapolista

Il ritorno di Braglia a Napoli: «Sono rimasto lontano per anni perché poi i ricordi ti assalgono. Ora penserò a Napoli per altri vent’anni »

Il ritorno di Braglia a Napoli: «Sono rimasto lontano per anni perché poi i ricordi ti assalgono. Ora penserò a Napoli per altri vent’anni »

Alla fine ha mantenuto la promessa. Giorgio Braglia è venuto a Napoli. Dopo anni. Stasera sarà ospite di Tele A, dove reincontrerà el Gringo, Sergio Clerici. Braglia è tornato in città dopo una lunghissima assenza, come aveva annunciato in questa intervista al Napolista. Ed è tornato anche per fare un giro in città, per rivedere quei luoghi che gli sono stati molto cari. Oggi Braglia è un signore distinto, ancora in forma, che si emoziona nel rivedere la città che gli è entrata per sempre nel cuore.  

Ha cominciato dall’Hotel Majestic. «È tutto cambiato – dice – solo il pavimento è rimasto lo stesso. Ricordo che al primo piano c’era la sala tv dove guardavamo la Domenica sportiva. Con me c’erano La Palma, Sperotto, Vendrame». Braglia si guarda attorno, è emozionato. «A Napoli ti senti la frenesia addosso, quando torni qui ti vengono i ricordi e quindi la malinconia. È questo il motivo per cui non sono mai più tornato».

Braglia voleva rivedere piazza Sannazzaro, dove c’era il suo “Sarago”. «Questa strada la percorrevo col mio Porsche». Il suo desiderio è andare a vedere l’Hotel Paradiso, a Posillipo. «Qui facevamo il ritiro. Ricordo che andavamo tutti insieme a messa alla chiesa di San Gioacchino». Poi in via Ortensio 24, dove abitava: «Ero al piano terra, ricordo che al primo piano c’era Vavassori. Avevo un letto rotondo e spesso un topolino mi veniva a trovare». Ricorda che percorreva via Caravaggio per andare ad allenarsi al San Paolo. «Il giovedì avevamo la partitella e il sabato andavamo in ritiro». Infine arriviamo allo stadio. Braglia si emoziona: «Mamma mia, è il campo più bello del mondo. Non ero mai stato sugli spalti, solo in campo. Al massimo in tribuna quando non giocavo. All’epoca mia, prima che facessero la copertura, sembrava più grande». Un addetto al San Paolo lo riconosce e gli chiede: «Te lo ricordi quanti gol sbagliavi?». «Sì, me lo ricordo, dipendeva da quanto dormivo il sabato notte, e non dormivo perché avevo paura di perdere il posto». Un altro signore gli si avvicina e gli canta “Clerici-Braglia, Napoli a mitraglia”. Braglia sorride. È contento. 

«Ho trascorso un pomeriggio meraviglioso. Dopo essere stato a Napoli vai a Milano e stai male. C’è il proverbio “Vedi Napoli e poi muori”, io sono morto calcisticamente a Milano. I napoletani ti fanno sentire in famiglia, sempre, anche se ci sono quelli che vogliono fregarti. Ora che sono venuto qui – dice – tornerò a pensare a Napoli per altri vent’anni. Mi conosco, sono un nostalgico. Una giornata così è un sogno, rivedere i miei posti, da scrivere sul diario». 
Francesca Leva

ilnapolista © riproduzione riservata