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Lunedì amaro, ma il pareggio non è un risultato da consegnare a Cicciotto Cartofer

Lunedì amaro, ma il pareggio non è un risultato da consegnare a Cicciotto Cartofer

Siamo onesti, dopo che la macumba del signor Tardelli – detto enpassà: ottimo urlatore ma modesto calciatore – si era abbattuta sulla altalenante stagione azzurra, dimostrando quanto faccia bene il tifoso a non pagare il canone a una RAI sempre più Fazio(sa) e incapace di estendere la democrazia del televoto da casa anche alle telecronache di coppa Italia, sarebbe stato davvero difficile auspicare una direzione (e una diretta) imparziali contro l’Inter del potentissimo Bonolis, sicché, pur con l’amarezza dell’ennesimo treno perso per la stazione del secondo posto, il pareggio non è un risultato da consegnare a Cicciotto Cartofer, anche alla luce della solita gestione dissennata della partita e della paura di vincere che sembra attanagliare i ragazzi quando c’è da spicciare il volo verso l’olimpico del calcio che conta. Ovvio poi che essendo in Italia e in mancanza di un valente Michele Giuffrida alcuni misteri come la inspiegabile emarginazione del Gabbia e lo spazio concesso a Henrique quando hai un Ghoulam che scalpita in panchina siano destinati (come Mesto) mestamente a rimanere irrisolti, ma è chiaro che per cullare il sogno della quarta vittoria consecutiva in casa era impensabile rifugiarsi ancora una volta dietro la foglia di fico della Europa Lìg e dello spauracchio Lokomotiv Mosca, affondando com’è ovvio che sia nelle sabbie mobili di un turnover irrispettoso del calore del San Paolo e dei suoi commoventi inquilini.

Dispiace, e non solo perché il match sembrava incanalato sui binari di un lusinghiero successo, dopo l’increstata di Marechiaro che saltava più in alto della Ranocchia e il regalo alle tifose per l’otto marzo del gentiluomo Guarin, a propiziare il ritorno al gol di Pipita, con tanto di benedizione del caritatevole reverendo Giovanni Gesù, ma anche perché l’ingresso in campo del redivivo Puskás – per carità grande campione ma obbiettivamente un pò in là con gli anni – non sembrava destare particolari ansie, a patto ovviamente di rimodellare all’occorrenza la difesa spostando Mertens a coprire le folate offensive del baldo Super Santon e inserendo un interditore in più per spezzare il gioco del Mancio, in modo da scongiurare il solito finale modello passeggiata serale a piazza Garibaldi. Ma il rischio, a questo punto della stagione, sarebbe davvero quello di ripetere cose già dette e stradette sin dall’amichevole vacanziera col PSG. La voglia, a un certo punto, passa. E – onestamente – al tifoso nemmeno il filone a SKY senza obbligo di giustifica renderà meno amaro il Lunedì.
Otto Tifoso

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