Finalmente ha capito. Si è italianizzato. Glielo dicevamo noi (che di calcio dio lo sa se ne mastichiamo). C’è più equilibrio. Meno esterofilia.
Sembra lo spettacolo d’arte varia di un uomo innamorato di te. È una versione uguale e contraria di Dotti, medici e sapienti. Il malato non è più tanto grave, il capezzale non c’è più e ovviamente c’è da offrire una giustificazione. Ma come? Lo sopportavate a stento, gli impartivate lezioncine tattiche un giorno sì e l’altro pure, qualcuno tra voi voleva persino spedirlo a casa. E adesso è l’ora del free climbing, arrampicata libera. Mentre lui, sornione, chiama un ristorante di Casertavecchia e prenota un tavolo per tre a nome Benitez.
Quanto lo hanno massacrato. Le corse nei boschi, ahhhhh senza corse nei boschi e come si fa. Questo fa il professore, non ha capito che ci vogliono le mazzate. I calciatori si allenano autonomamente perché lui non cura il fondo. Ha eliminato il ritiro pre-partita. Nell’ultima conferenza stampa gli è capitato di ricevere per l’ennesima volta la domanda sull’inferiorità numerica a centrocampo: perché il nostro numerino nello schema è 2; in altri schemi è 3. E fa nulla che lui abbia impiegato ore e ore a spiegare quanto non sia una questione di moduli bensì di intelligenza calcistica. Con santa pazienza ha rifatto l’insegnante. Come spesso fa quando vuole simpaticamente sfottere i giornalisti, ha cominciato a fare il professore: “ci sono più centrocampisti in un 4-2-3-1 o in un 4-3-3?” Li ha presi per mano e ha impartito loro, col sorriso sulle labbra, l’ennesima lezioncina.
Potremmo proseguire a lungo.