Se non sente profumo d’impresa, il Napoli non gioca. Perciò subiamo gol di deconcentrazione

Quando domenica Verdi ha segnato nel modo in cui ha segnato, mi sono scoperto a mormorare: “Sempre così”. Sempre così significava: “Squadra scoperta, sbilanciati, contropiede, gol”. Tutto nasce dalla straordinaria capacità dell’Empoli di marcare tentando l’anticipo. Straordinaria inizialmente, poi vedremo che giocando così dopo 55 minuti sono scoppiati. Il passaggio di Ghoulam non arriva a […]

Quando domenica Verdi ha segnato nel modo in cui ha segnato, mi sono scoperto a mormorare: “Sempre così”. Sempre così significava: “Squadra scoperta, sbilanciati, contropiede, gol”. Tutto nasce dalla straordinaria capacità dell’Empoli di marcare tentando l’anticipo. Straordinaria inizialmente, poi vedremo che giocando così dopo 55 minuti sono scoppiati. Il passaggio di Ghoulam non arriva a Mertens, ma non si può dire che si tratti di una palla persa nel vero senso del termine. In ogni caso il concetto non cambia e non è meno amaro. Ancora nella sua metà del campo, Maccarone fa partire il contropiede che a riguardarlo bene non può dirsi un contropiede. L’Empoli infatti non è in superiorità. Henrique è lontano, addirittura sulla tre quarti avversaria. Ma il meccanismo messo a punto sulla carta per far fronte agli inserimenti di Verde in quel momento sta reggendo ancora. Non siamo scoperti. Su Maccarone che porta palla c’è in realtà Albiol, sul taglio di Tavano c’è la copertura di Jorginho e su Verdi che si inserisce ha un vantaggio di tre o quattro metri Lopez, proprio l’uomo che sulla carta doveva controllarlo. Ma Albiol non affronta Maccarone, arretra e gli lascia spazio. Allora Lopez, anziché seguire Verdi, decide di andare a stringere su Maccarone per lasciare ad Albiol la possibilità di raddoppiare su Tavano. Si rivelerà un errore. Jorginho non riesce a chiudere su Verdi, Albiol non riesce a chiudere sul tiro. 0-1. 

Rivedendo in tv le immagini, ho scoperto che in telecronaca Marcolin ha assolto la difesa del Napoli, sostenendo che più di così non si potesse fare. Il piazzamento e l’atteggiamento dei centrali, secondo Marcolin, era giusto, ma l’inserimento di Verdi ha fatto la differenza. Non è una consolazione, però è un elemento di cui tenere conto quando si parla di equilibri che mancano e di stabile inferiorità numerica a centrocampo. A mio parere l’errore è di Albiol che arretra e non affronta Maccarone inducendo Lopez a spostarsi. Un errore strano perché i difensori del Napoli sono abituati a giocare uno contro uno, come la difesa a quattro quasi impone di fare, contrariamente ai meccanismi della difesa a tre (meglio sarebbe dire a cinque) che lasciano un uomo pronto al raddoppio (confrontare le chiusure di Bonucci, quasi da libero, nella partita della Juventus a Firenze). Mi sento di dire che Koulibaly avrebbe sicuramente sfidato Maccarone faccia a faccia e che probabilmente palla a terra non si sarebbe lasciato superare. Perciò, nel rivedere il gol in tv, mi sono dovuto ricredere, nel senso che non è un gol preso “come al solito”. 


Ma è vero che ha prodotto il solito sbandamento, e questo sta diventando un male cronico del Napoli di Benitez. Lo svantaggio toglie sicurezza ai difensori e finanche ai più esperti. Si vedono infatti da quel momento: 1) una discesa palla al piede di Albiol che si fa togliere il possesso a metà campo e per fortuna Lopez recupera; 2) subito dopo, nella stessa azione, lo stesso Lopez si scontra con Jorginho, i due si pestano i piedi e lanciano Maccarone verso la porta di Rafael, bravo a chiudere l’unico angolo dove l’attaccante potesse tirare obbligandolo ad allargare la traiettoria, finita fuori; 3) una linea difensiva sgangherata e non allineata che lascia Tavano in gioco (in situazione di 4 contro 2 per il Napoli) sul lancio in verticale di Verdi, di nuovo bravissimo Rafael a restare in piedi e a chiudere lo specchio; 4) un’entrata affannosa di Albiol che non si fida di lasciare la palla a Rafael in uscita; 5) un liscio con i piedi da Rafael nel tentativo di rinvio. 


All’ottavo del secondo tempo arriva il calcio d’angolo da cui nasce il gol del 2-0. Dell’Empoli si sa che è la migliore squadra italiana nei calci piazzati: otto gol segnati fino a domenica scorsa, soltanto l’Atletico Madrid in tutta Europa ne ha segnati di più. Eppure i meccanismi di controllo in area sono stati insufficienti: cattiva preparazione o errore nell’applicazione? Quando l’Empoli batte il calcio d’angolo, c’è Zapata sul primo palo, più altri 4 uomini al centro dell’area su 2 attaccanti , più altri 3 del Napoli oltre il dischetto a controllare eventuali inserimenti. Il fermo immagine mi dice che siamo in una situazione di 10 (compreso Rafael) contro 5. Incredibile quello che succede. Rugani, che farà gol, è sul vertice alto dell’area insieme con Tavano. Proprio sul vertice dell’area Benitez ha piazzato i due centrali difensivi, Albiol ed Henrique, probabilmente immaginando che il pericolo veniva da lì. Ma Tavano fa un mezzo blocco su Henrique intorno al quale gira Rugani, Albiol se lo perde, resta immobile e sullo sviluppo lascia Rugani solissimo. Errore dello spagnolo senza nessun dubbio. 


Il paradosso è che mentre lo 0-1 toglie sicurezza, lo 0-2 non abbatte  ma scatena il Napoli. Lasciamo perdere le sostituzioni. Non è l’ingresso di Higuain (solo 8 palloni toccati in 30 minuti) secondo me a svegliare la squadra. L’Empoli si ritira anche perché deve rifiatare. Ma il Napoli, come al solito, scopre che adesso la partita è divertente da giocare. Sembra il Napoli una squadra che ha bisogno di sentirsi chiamata all’impresa per giocare come sa. Se ha di fronte una squadra forte, rimane con la testa dentro il campo ogni minuto della partita. Se ha di fronte una squadra con un nome meno suggestivo, i meccanismi preparati e – come si vede – in teoria rispettati, non vengono applicati con la necessaria concentrazione. Tutto questo ha un peso in classifica. Non gli 11 punti di cui ho letto da qualche parte, perché è assurdo considerare tutti come persi i punti non conquistati contro le “piccole“. Non si può immaginare che la normalità sia vincerle tutte in un anno in cui neppure la Roma e la Juve le vincono tutte. Ma certamente quelli lasciati a Palermo, Cagliari ed Empoli vanno considerati punti persi. 


L’aspetto positivo, a volerne trovare uno, sta nella tenuta atletica del Napoli che nei finali di partita c’è sempre.  Se la testa girasse come la gambe saremmo una squadra compiuta. Invece purtroppo non lo siamo. Sottolineo solo che senza Insigne il Napoli non ha ancora vinto. Non è importante il fatto che Insigne fosse in forma e che avesse giocato in modo splendido solo le ultime 2-3 partite. Contano le sue caratteristiche in confronto con quelle di Mertens. Mertens è un giocatore che strappa di più. Rende il Napoli più verticale. Fa salire meno la squadra quando è in possesso di palla. Ha l’accelerazione nella testa. Ha meno propensione alla copertura. A mio giudizio rimane un giocatore straordinario, capace di spaccare le partite, a partita già iniziata mentre tatticamente, in avvio, a parità di energie, crea uno scompenso. 

Il Ciuccio

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