E poi all’improvviso tutto è diventato chiaro stamattina bevendo il cappuccino. Adesso finalmente sappiamo cosa vogliamo dal Napoli, cosa desideriamo nella nostra vita da tifosi. Gli sceicchi? Sbagliato. Ci siamo innamorati dell’idea qualche settimana fa, ma è stata una avventura estiva. Ho scritto Al Thani sulla sabbia. Vogliamo i rubli dei magnati russi? Nemmeno quelli, non si sa mai con le bombole di gas come va a finire. Indecisi se invidiare il modello Borussia o il modello Atletico Madrid, da stamattina è chiaro che la soluzione è il modello Empoli. Mi guardo intorno e ne sono convinti quasi tutti. Un’intera città non vede l’ora di convertirsi. È un modello molto invidiato nelle chiacchiere che si ascoltano ai tavolini dei vecchi bar, nei nuovi bar del pensiero breve (i social) e anche sulle colonne dei giornali. Peccato che uffici e scuole siano chiusi, ci sarà tempo domani per tornare sull’argomento.
Il modello Empoli, ma certo. Come abbiamo fatto a non capirlo prima? Avevamo bisogno di trovarcelo di fronte. E’ la meta verso cui lanciarsi. La partita di ieri lo ha dimostrato. Non contano nulla i fatturati, gli stipendi e il monte ingaggi. Che razza di pretesa immaginare che chi possiede più soldi, in un mondo di iper professionismo, si garantisce pure maggiori opportunità. Vince chi più investe? Scemenze. Favolette buone per bambini e allenatori castigliani. Guardate invece quel Verdi che ci ha fatto gol a 22 anni, un trequartista che magari ce lo avessimo noi in maglia azzurra. Guadagna 130mila euro all’anno, non i 3 milioni e mezzo che spendiamo per Hamsik. E Rugani? Ha un ingaggio simile a quello del suo compagno di squadra e fa molto meglio di Albiol.
Non abbiamo capito niente, ammettiamolo. Quanto è bello il progetto Empoli. Prendiamo Sepe, il portiere di Torre del Greco che è ancora di nostra proprietà. Perché non puntare su di lui tra i pali al posto di questo Rafael preso in Brasile? E dai, su, Sepe sarebbe di sicuro più efficace. Noi che ci chiedevamo come fare il salto di qualità, come stare dietro a Juventus e Roma per provare a vincere lo scudetto (essendo ormai stufi di vincere queste Coppe e Coppette Italia), dobbiamo dare ragione a chi storceva la bocca davanti agli acquisti di Koulibaly, De Guzman e Lopez, ma non perché sono poco in linea con le ambizioni del Napoli, quando mai, sentite a mme, la verità è che sono ancora troppo poco low-cost. L’Empoli ci ha detto sul campo e i giornali ce lo ricordano che si può fare calcio con la forza delle idee e non con il colore dei soldi. Viva il calcio equo e solidale, viva Verdi, viva Rugani, viva Sepe.
Certo, Verdi era al primo gol in serie A e nelle altre 13 domeniche precedenti non lo abbiamo mai visto, chi lo sa come avrà giocato. Ma un gol di Verdi va aspettato. L’idea di abbracciare il modello Empoli incoraggia a sostenere questo sacrificio. E anche Sepe, siamo d’accordo che non ha esperienza in serie A, siamo d’accordo che sta giocando il suo primo campionato, siamo d’accordo che ha fatto delle scemenze terribili nelle prime giornate, siamo d’accordo che non ha il fisico del corazziere, ma con la nostra pazienza noi sapremmo sopportare questo e altro, non lo bruceremmo al primo errore, chiedendo al presidente di comprarne uno più esperto. Noi sapremmo accettare volentieri gli 0-0 in casa con l’Atalanta e gli 0-4 con il Cagliari in cambio di una domenica luminosa ed emblematica come quella dell’Empoli al San Paolo.
Altro che progetto Benitez, non lo vedete che non c’è più un progetto Benitez? E che barba questa retorica ideologica della crescita, del lavoro che prevede un percorso fatto pure di errori, cadute e ritardi, dello spalla a spalla, del sin prisa pero sin pausa. Basta con il ricordo delle indimenticabili vittorie sulla Juventus, sulla Roma, sul Borussia, sull’Arsenal, il Marsiglia nemmeno lo voglio citare, non mi abbasso al Marsiglia, oppure a San Siro con il Milan, la vittoria in Coppa Italia. Basta. Non se ne può più di essere in corsa per la Champions con queste scuse, questi alibi, parlando di fatturato e monte ingaggi che sono inferiori ad altre società che ci stanno davanti. E allora l’Empoli che dovrebbe dire? A voce alta, ripetiamo insieme e diciamo: il fatturato e gli stipendi non c’entrano. L’Empoli indica la soluzione e la retta via. Quanta nostalgia per quei bei tredicesimi posti di una volta.
Il Ciuccio