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Meazza contro Sallustro, la prima grande polemica Nord-Sud

Meazza contro Sallustro, la prima grande polemica Nord-Sud

Sallustro contro Meazza, Napoli contro Milano, il sud contro il nord. La prima vera grande polemica politico-calcistica arriva quando il Napoli è nato appena da tre anni. I giornali del nord registrano i grandi progressi di un club che al suo esordio le aveva perse quasi tutte. Con un investimento di 500mila lire, il presidente Ascarelli punta all’altissima classifica. Sta anche costruendo al rione Luzzatti il primo stadio di proprietà privata nella storia del calcio italiano. Sallustro contro Meazza, Napoli contro Milano, arriva in questo contesto qua. “E’ l’anno buono”, scrivono i quotidiani della grande finanza settentrionale. Il Napoli batte il Torino e va a vincere 5-0 a Modena. Vittorio Pozzo, il ct della nazionale, amico della città, dove volentieri viene spesso a vedere la partita per scriverne sulle colonne del giornale per cui collabora, La Stampa, convoca in azzurro due napoletani. Sono Sallustro e Mihalic, due delle colonne (con Vojak) dell’attacco. Il 1° dicembre del ’29 l’Italia batte 6-1 il Portogallo, i due napoletani debuttano e fanno gol.

Per capire qual era l’aria, vanno lette le parole che scrive Pozzo nei giorni seguenti: “La curiosità del mondo sportivo italiano era rivolta, per l’incontro Italia-Portogallo, al comportamento dei giuocatori delle società meridionali chiamati per la prima volta all’onore della squadra nazionale. Occorre dire nel modo più chiaro e più esplicito, che il risultato dello studio e delle constatazioni fatte dall’osservatorio di cui sopra, sono in tutto favorevoli agli elementi di Napoli e di Bari. Giuocatori seri, malleabili quanto è possibile di desiderare. Giuocatori che paion fatti apposta per smentire il preconcetto che dal Sud non si possano trarre elementi di classe e, peggio ancora, elementi volitivi energici e disciplinati. D’accordo. Uno dei tre è un “meridionale” di Fiume. Mihalic è giunto alla notorietà a Napoli, ma è nato nell’estremo limite del territorio italiano, sul confine della Jugoslavia. Il fiumano, che ha prestato regolare servizio militare per l’Italia, ha la disciplina e l’ordine nel sangue. Interpellato, risponde ponendosi sull’attenti: risponde, quel che più importa, facendo con precisione quello che gli dite di fare. Ha la disciplina nel sangue, ma ha classe nel temperamento e nello stile. Ha principii di giuoco semplici e sani: servire l’ala a metà campo e non far complimenti nell’area di rigore, distribuire con spirito pratico e raccogliere con volontà inesorabile. (…) Mihalic è un napoletano di importazione. Ma Sallustro è un napoletano puro sangue, come Costantino è un barese autentico. Ed ambidue posseggono fra le loro doti, proprio quella calma, quella precisione e quello spirito di riflessione che è consuetudine, da noi qui al Nord, di negare ai giuocatori meridionali. Sallustro giuoca largo. Non si perde in geroglifici di metà campo, non si lascia confondere le idee da propositi coreografici. Giuoca per la squadra. Studia la posizione propria e quella dei compagni e degli avversari. Non è un giocatore finito, tutt’altro, ma v’è in lui la stoffa di un centro-avanti per un dato tipo di giuoco”.

Un dato tipo di giuoco, per Pozzo, significa non il mio. Ma il Napoli vola, per un po’ è a due punti dalla Juve capolista, serve un pretesto per far fuori Sallustro. Il pretesto arriva qualche settimana più tardi, quando si fa male Mihalic, giocatore che Pozzo invece adora. Senza Mihalic, questo il suo pensiero, non ha senso chiamare Sallustro, retrocesso nell’Italia B e universitaria. Dove, per inciso, continua a fare gol. A febbraio per la partita con la Svizzera, al suo posto chiama per la prima volta un ragazzino di 20 anni, milanesissimo, attaccante dell’Inter, Peppino Meazza. 

I napoletani la prendono malissimo. A Milano, casa Meazza, arriva una lettera anonima. “Gonfiatissimo Meazza se Pozzo ha voluto sceglierti per la nazionale al posto del nostro Sallustro, contribuendo così alla campagna senza precedenti organizzata dalla stampa milanese per valorizzarti ingiustamente, non credere che tu l’abbia a passar liscia: Sappi che saremo sul campo in più di tremila napoletani, e saremo col preciso scopo di fischiarti, di beccarti ad ogni tuo fallo e ad ogni tuo errore. Ti sapremo stroncare in pieno, e ti rimanderemo a casa mortificato e avvilito…”. Va proprio così. Un gruppo di tifosi napoletani va a Roma, per Italia-Svizzera, solo per fischiare Meazza. La polemica monta. Pozzo non interviene mai esplicitamente, ma fa capire la piega che stanno prendendo le cose. Il 20 aprile, con il Napoli lanciato verso il terzo posto, scrive un elogio della squadra in cui cita Cavanna e Vincenzi, il portiere e il terzino. Basta. Finito. Loro due. Il 29 maggio c’è Napoli-Ambrosiana all’Ascarelli. La partita si gioca di giovedì a mezzogiorno. Il Napoli, con un gesto di fair play, premia con una medaglia d’oro Peppino Meazza. Ma Sallustro vince il duello fra campioni, la loro prima sfida diretta, Segna due gol. A Sallustro non viene consentito di tornare a casa sull’auto di un amico, com’era solito fare: all’uscita dallo spogliatoio viene issato sulle spalle dei tifosi e portato in trionfo per le strade nei pressi dello stadio. Viene denudato di giacca, pantaloni e cravatta, presi come “cimeli” dai tifosi. Ma la polemica non finisce. Pozzo scrive che il giocatore più utile al Napoli è Mihalic. Sallustro continua a giocare in nazionale B, Meazza diventerà Meazza. L’anno dopo, quando si gioca a Milano, i due si abbracciano a metà campo. Felice Scandone, sulle colonne de Il Littoriale, alza bandiera bianca. Scrive: “Così come Meazza non era stato affatto gonfiato quando non lo meritava, così questa volta, e anche altre precedenti, il centro avanti dell’Ambrosiana ha trovato l’elogio che meritava. E’ il sistema migliore per dimostrare coi fatti, proprio noi meridionali accusati tanto spesso di campanilismo, che non debbono essere dissidi stupidi e dannosi tra lo sport del Nord e quello del Sud, e fra valorosi atleti delle rispettive regioni. Il gesto simpaticissimo di Meazza all’Arena di Milano, l’abbraccio fraterno dei due brillanti giocatori (poiché anche Sallustro ha dimostrato il suo altissimo valore) hanno consacrato quella fraternità sportiva che del resto già esisteva fra i due valorosi atleti”.

Pace. Avete vinto voi.

Il Ciuccio

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