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Più che una rivoluzione, servirebbe una resurrezione

Più che una rivoluzione, servirebbe una resurrezione

Il mio Napoli – Palermo

– “Ragazzi, le cose non stanno andando bene, stravolgiamo i soliti piani, cambiano le carte e andiamo per la tangenziale”.

– Scaramanticamente, da decenni, abbiamo sempre preferito il traffico cittadino a quello della tangenziale prima della gara, ma a volte è necessario fare delle scelte diverse dalle usuali per cercare di invertire un trend insoddisfacente. Il Minao, senza battere ciglio, ha seguito il mio invito e l’ha imboccata.

Risultato: più di un’ora bloccati, a causa di un veicolo in panne, parcheggio praticamente a Soccavo, pioggia di bestemmie da parte dei miei compagni e arrivo al San Paolo giusto per il calcio d’inizio.

– Vista la giornataccia, ho poi optato per scarpe invernali e un giubbotto. C’è sempre una partita durante l’anno in cui si sbaglia il vestiario. 

Risultato: ieri è stata quella partita. Ho avuto un caldo allucinante e i piedi hanno raggiunto temperature infernali.Mi ha rincuorato solo incontrare Peppino, vicino le tribune, con addirittura un piumino d’oca…

– Sì, spesso sono le scelte a determinare le sorti e i risultati, ma non sempre è così.

– Ieri, a differenza di altre volte, le scelte sbagliate hanno influenzato, ma non determinato.

– A Udine, per esempio, abbiamo dato alla scelta del turnover la colpa della sconfitta. Contro una squadra che non ha praticamente conosciuto la nostra area di rigore, se non una volta. Quella in cui abbiamo subito il gol.

– A Udine, abbiamo cercato colpevoli: Michu vagante, Zuniga fuori ruolo, i piedi da fabbro di Maggio, Britos improponibile, David Lopez non so, Higuain stanco.

– A Udine, abbiamo invocato i titolarissimi: Calle, Mertens, Hamsik, Inler e magari terzini più attivi.

– Ieri, a parte Zapata al centro dell’attacco al posto di Higuain, le scelte sono state esattamente quelle che mi auspicavo.

Risultato: la peggiore partita da quando Benitez è in panchina.

– Sono molto deluso. Mai avrei immaginato una partita così sciatta.

– Viste le scelte, non ne farei prettamente una questione di uomini. Non ne farei nemmeno una questione di moduli, né tantomeno di problemi derivanti al solito mercato deficitario, che entra prepotentemente in auge quando le cose non vanno bene. Sì, perché la Primavera avrebbe fatto meglio.

– Sono deluso perché questa squadra in passato ha sempre bene o male reagito ai momenti negativi e alle sconfitte brucianti. Sono deluso perché mi aspettavo tutt’altro. Sono deluso perché penso sempre che ci sono gli avversari e si può vincere o perdere, ma finire una partita che devi vincere a tutti i costi facendo quasi melina…

– Sono deluso perché stavolta non c’entrano Britos, Maggio o il 4-2-3-1, non c’entra la sfortuna o il colpo di genio dell’avversario. No. 

– Vinci 2-0 e ti fai rimontare in maniera elementare. Torni in vantaggio e ti fai rimontare di nuovo, trasformando Dybala in Sivori, Belotti in Cantona e Vazquez in David Silva. E quando dovresti dare tutto, perché sei già sull’orlo di un burrone, tu che fai? Niente.

– Il momento più emozionante, nel secondo tempo, è stato quando il quarto uomo ha mostrato il cartello coi 5 minuti di recupero.

– La squadra non ha mostrato carattere, al 30′ del primo tempo era già lunghissima e il centrocampo tagliato in due con una sega elettrica.

– Sono deluso perché in passato ho sempre avuto la sensazione che la squadra ci fosse, ma che avesse difficoltà nell’esprimersi. Anche a Udine. Anche col Chievo e anche col Bilbao in cui sono stati determinanti gli episodi e gli errori individuali.

– Ieri no. Ieri mi è piaciuto l’inizio, in cui si sono ritrovate barlumi di luce di Hamsik e le doti fisiche di Duvan e dove la squadra ha avuto la meglio per il maggior tasso tecnico, ma che nel momento in cui ha dovuto tirare fuori quel metro in più o quel secondo in meno, si è tirata indietro, liquefacendosi.

– Ieri ho visto paura. Ho visto gambe molli, teste senza idee, cuori anemici e sfere sgonfiate. Non ho visto una squadra. 

– E se Duvan, giovane deriso dalla critica e Gargano, uno scarto tra gli scarti, sono stati i meno peggio (Gargano, forse è sempre stato il migliore), dove sono finiti tutti gli altri?

– A proposito di scelte, Mertens non ne ha azzeccata una. Ghoulam e Henrique se avessero indossato la maglia bianca, sarebbero stati i migliori del Palermo. La difesa mi ha ricordato quella del Brasile ai mondiali, Inler ha passeggiato, Calle non è stato mai servito, a parte nell’occasione del gol, e mai si è avuto la sensazione di “echilibrio”. Un po’ tutti hanno giocato a nascondino e un po’ tutti hanno aspettato che dal cielo piombasse qualcuno che si prendesse una responsabilità.

– Troppo facile come il Palermo è arrivato nei pressi della nostra area. È partuto ‘o Palermo.

– A me non spaventa un anno di stenti, perché ne ho viste di tutti i colori e perché in fondo è una condizione che fa parte del nostro Dna, ma sarebbe opportuno che ora la squadra dimostri di seguire l’allenatore al di là del risultato e al netto degli errori. Perché ieri è la prima volta che ho avuto una sensazione così negativa.

– La serenità non posso darla io, solo l’allenatore.

– Sono deluso e il bibitaro dalle parti di Soccavo, vedendomi affranto, mi ha detto: nun c’pensà. Nun è successo niente. ‘E problemi ‘e tiene ‘a casa, no ccà.

Eh.

– Per ora, ci siamo nettamente ridimensionati. E più di rivoluzione, parlerei di resurrezione. Perché ieri ho visto una squadra da estrema unzione. E vorrei tanto che tutto ciò fosse dovuto a episodi o a semplici scelte sbagliate, ma sarei disonesto. La fede del tifoso, o meglio, la mia fede va oltre la razionalità e oltre i numeri negativi, ma è innegabile che oggi manchi la mentalità vincente dello scorso anno. E seppur capitava di inceppare giocando male, riusciva comunque a reagire e rialzarsi fino a raggiungere poi un terzo posto e una coppa Italia. Di questo passo invece rischiamo di rimanere bloccati sulla tangenziale, non per il traffico e manco per scelta, ma perché si è fuso il motore. E poi tocca andare a piedi. E se sbagli pure le calzature, diventa un inferno. 

Gli alibi sono finiti.

Forza Napoli Sempre 

La 10 non si tocca.
Gianluigi Trapani

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