Così si gioca sul campo e contro le “piccole”, come ha giocato il Napoli a Reggio Emilia contro il Sassuolo. Non essendo il Napoli una squadra eccelsa, non avendo la manovra perforante di Juve e Roma, mancandogli qualche decisiva invenzione individuale, deve farsi umile, corto, compatto, deve sacrificarsi, non allentare mai la tensione, giocare con attenzione continua.
Ora non è il tempo del palleggio, del giro-palla, delle giocate di fino. Ora è il tempo della difesa ben coperta, serrata se serve, di un gruppo solido che spazza via la palla “alla provinciale” se è il caso. Il gol è sempre a portata di piede, Callejon è tornato a segnare e mancano ancora all’appello Higuain, Hamsik, Insigne, Mertens. La batteria di tiro deve solo trovare la precisione. Il problema era la tenuta difensiva. A Reggio Emilia è stata eccellente anche sotto la pressione finale del Sassuolo (prima volta senza prendere gol). E, dopo molta sfortuna (il rigore di Higuain parato contro il Chievo, il rigore negato contro il Palermo, il palo di Gargano a Udine), ha fatto capolino un po’ di buona sorte (la palla-gol fallita e la traversa del Sassuolo nel finale). Sinora, pur considerando le mediocri prestazioni degli azzurri, sono stati gli episodi a determinare i risultati contrari più che i demeriti della squadra.
Hanno contribuito al successo della fase passiva contro il Sassuolo il ritorno di Albiol in forma, la tenuta di Koulibaly (dopo gli errori contro Udinese e Palermo), la buona copertura sugli esterni di Zuniga e Britos con i rientri di Callejon (molti) e di Insigne (meno), la diga difensiva di centrocampo composta da Gargano, ancora tra i migliori, e di David Lopez, mediano di contenimento che non propone molto.
Con realismo, Benitez ha chiamato la squadra a una partita di forza, di temperamento, di resistenza lasciando da parte il “bel gioco”. David Lopez difende meglio di Inler a centrocampo; Gargano è più solido, continuo e combattivo di Jorginho. Queste sono le scelte del momento, scelte di conservazione, non di audacia, non offensive. Squadra col baricentro più basso per non dare campo all’avversario, per non offrirgli spazi, per non lasciare i difensori nell’uno contro uno.
Non è più il gioco propositivo di Benitez, ma questa è la necessità del periodo grigio per fare punti e scalare la classifica. Benitez, considerato “poco adatto” al campionato italiano, ha preso le misure necessarie. Non ha più preteso una squadra che facesse del possesso-palla la sua arma difensiva e di offesa, viste le condizioni precarie di molti protagonisti, portandosi troppo in avanti, ma ha chiesto solidità e solidarietà in tutte le zone del campo e un vigoroso gioco difensivo. In qualche modo, il gioco “all’italiana”.
Si diceva che Benitez non ne fosse capace, che fosse testardo nella sua idea di gioco propositivo e offensivo, tardando a registrare la difesa. La smentita, dettata dall’urgenza di risollevare la testa, è venuta da Reggio Emilia. Ed è venuta la conferma che il gruppo azzurro non è allo sbando, sa ancora reagire, sa fare blocco, sa dare un valore alla maglia che indossa.
L’intermezzo di Europa League (giovedì a Bratislava contro lo Slovan) e la partita di domenica col Torino al San Paolo (dove il Napoli non ha ancora vinto) precederanno la nuova sosta del campionato. Pur con molti nazionali in giro per il mondo (Higuain, Rafael, Hamsik, Zuniga, Ghoulam), Benitez potrà lavorare col resto del gruppo e riportare un po’ di brillantezza nella squadra.
Intanto, si parla meno del Napoli (meglio). L’Inter che stramazza a San Siro e il Milan che infila due pareggi attirano la maggiore attenzione. Però per l’Inter si è trattato di “una gara storta”, così viene detto, e il bicchiere del Milan è sempre mezzo pieno. Al Napoli, invece, non s’era perdonato niente decidendo che era venuto il momento di liquidare Benitez. Nel calcio, i giudizi affrettati sono spesso fallaci.
Mimmo Carratelli