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In una città immobile, De Laurentiis sta dando lezione di comunicazione

Un filo d’azzurro nei bordi, gli sponsor in chiassosa evidenza. Sotto, il nylon tecnico stampato di mimetico virato in grigio. Manco fosse una stranezza di Lapo Elkann o una carrozzeria di Vespa stilizzata da esibire nella movida di corso Sempione a Milano. La terza maglia del Napoli già s’annuncia come il tormentone del tarocco sulle bancarelle di tutta Italia. State bene attenti perché è un segnale. Sdogana i giovanissimi, che il military look lo indossano già dall’anno scorso, dà una verniciata di aggressività che fa il paio con il rafting nelle rapide del Trentino, trasforma i nostri capitanati dal roseo Rafé in pattuglia d’assalto di quell’Europa in cui finalmente entriamo senza bussare. E non è solo un simbolo di rottura di schemi che butta volgarmente nel cestino le tradizioni.
Attenti che quel signore la sa lunga e la terza maglia è un segnale debole del fatto che punta lontano, per davvero. In una città immobile, ripetitiva nelle sue tradizioni più stantìe e da cartolina, dove c’è un pastore per ogni neo-famoso e una pizza per ciascun gossip da strillare, De Laurentiis sta osando. Non s’accontenta di spillare quella macchina da soldi che è il tifo partenopeo. Quest’uomo lavora per lasciare il segno partendo dal pallone. Anche scivolando su eccessi da festa in piazza, quando brandisce il microfono e poco manca che attacchi pure a cantare. Ma tornate a quella maglia e rendetevi conto che in meno di 24 ore è già un best seller. Scommessa che la troveremo in giro per il mondo questa estate? Il trash calcistico cantanapoli, di una squadra che non ha più paura di perdere il suo divo – ieri Diego, oggi Cavani – e rilancia con nuovi campioni per puntare al bersaglio grosso. Come un gruppo d’assalto. Contaminazione di business e sudore, mordere e apparire.
Il Corriere della Sera ha indicato don Aurelio come l’unico che funziona, a Napoli. Non ci sono più alberi da tagliare all’alba in piazza Municipio, è finita l’epoca dei campioni da acquistare a credito e lui è quello che ha rifilato piedi d’oro agli sceicchi a prezzi da diamanti. In più, sta dando a tutti una lezione di comunicazione. Facendo soldi (e proseliti) con una maglietta paramilitare, battezzata da acqua gassata e crociere di massa: inaguardabilmente trash. Diventata, in 24 ore, oggetto di culto.
Enrico Sbandi

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