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Ai napoletani non va bene nemmeno il Giro d’Italia

Cari napoletani, ve lo dico col cuore, datevi una regolata. Non vi sta bene niente. E la Coppa America no. E la Coppa Davis no. E la ztl non va bene. E adesso nemmeno il Giro d’Italia. Evento popolare per eccellenza, il Giro d’Italia è un capitolo fondamentale dello sport e del costume italiano. Da sempre, la corsa rosa è un mezzo per conoscere il nostro Paese e per avvicinare gli italiani al ciclismo. Il passaggio del gruppo, della carovana, ricorda quello del Rex in Titanic. È come se per venti giorni i ciclisti si trasformassero in tedofori.
Insomma, non sto qui a dilungarmi sui significati storici, sportivi e suggestivi del Giro d’Italia. Sarebbe oltremodo superfluo, in una città che ha avuto uno dei più autorevoli direttori della Gazzetta dello sport. Ma ai napoletani tutto questo interessa poco. E così leggo qua e là su Facebook di proteste contro la partenza (evento storico!) del Giro da Napoli. Non sanno dove lasciare l’automobile. Non possono uscire di casa (per dodici ore, beninteso). E quindi si lamentano. Capisco, invece, l’indignazione per la copertura a tempo di record di buche stradali che sono state lì i bella mostra per mesi.
Però, ovunque, nel mondo, si ospitano eventi la cui organizzazione comporta sacrifici. A Napoli pare che non si possa. Meno male che Montecarlo non è abitata da napoletani, altrimenti il Gran Premio di Formula Uno sarebbe stato bloccato chissà quanti anni fa.
Il punto è sempre lo stesso. Napoli è dei napoletani. Non va sciupata. È una sorta di proprietà privata. Vien da pensare che se per caso un giorno dovessero spostare il Conclave a Napoli, i napoletani si lamenterebbero di quelle fumate nere che sporcano il cielo.
Massimiliano Gallo

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