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L’Italia d’improvviso scopre la cultura sportiva e si indigna con lo juventino Gerbaudo

L’Italia, in fin dei conti, è un paese ripetitivo. E non nel senso dei vichiani corsi e ricorsi storici, ma nella modalità – anche estetica – che viene puntualmente adottata nel nostro Paese in relazione a fenomeni di costume, ma non solo. Gli esempi potrebbero essere innumerevoli. Chessò, l’Italia è il Paese in cui – d’improvviso, dalla sera alla mattina – tutti hanno fanno finta di scoprire che il sistema politico-imprenditoriale si reggesse sul pagamento di tangenti. Ohhh di meraviglia, sacrosanta indignazione, e le cose che bene o male tutti sappiamo.
Trasferendoci in un campo non meno delicato, quello dell’educazione dei figli (e dei genitori) nel campo dello sport (e non solo), succede che occorra una serata primaverile e una finale di Coppa Italia tra ventenni per scoprire che anni e anni di malcostume sui nostri campi di calcio, sarebbe più corretto dire anni e anni di cultura antisportiva, finiscono col produrre conseguenti risultati sui più giovani.
E oggi buona parte del mondo calcistico si indigna perché – al gol dell’1-2 in uno stadio comunque ostile – un giovanotto con la maglia della Juventus si lascia andare a un’esultanza che avrà visto decine e decine di volte sui campi di serie A e che – bisogna dirlo – somiglia molto da vicino a uno dei gesti più riusciti nel film tanto di moda tra i più piccoli, cioè I soliti idioti, campione di incassi al box office. Elloso, sembrerò moralista, forse lo sono, ma corro il rischio.
Matteo Gerbaudo viene espulso, credo giustamente ma di certo in maniera sorprendente. E il giorno dopo il bel mondo del calcio si scatena e si interroga sull’educazione dei gggiovani. Repubblica.i addirittura riporta il caso in alto in home page. Al giovanotto vengono inflitte tre giornate di squalifica. Non solo, dalla Figc, l’avvocato Salvatore Colonna, vicepresidente del settore giovanile e scolastico, chiede per lui una misura esemplare come il Daspo. Magari il provvedimento sarà anche giusto, per carità. Rischia solo di apparire ridicolo visto quel che accade settimanalmente nei nostri stadi, quelli di serie A così come sui campetti dove i genitori offrono spettacoli che al confronto quelli di Gerbaudo sembrano gesti affettuosi. Ma, si dirà, da qualche parte si dovrà pur cominciare.
E allora che si inizi da Gerbaudo, novello Malausséne. Almeno potrà raccontare che grazie a lui, sia solo per un giorno, l’Italia si è sentita la Svezia.
Massimiliano Gallo

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