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Velardi: «Idolatravo Diego, ora amo Totti. E Roma ha molta più passione calcistica di Napoli»

Con l’intervista a Claudio Velardi parte la serie “perché ho tradito”: incontri con napoletani che tifano per altre squadre. Un’idea di Vittorio Zambardino. È nato a Napoli nel 1954, si è occupato e si occupa di impresa, editoria e politica. Tifa Roma ed è Scorpione. Basterebbe questo a renderlo “antipatico” ai tifosi napoletani. Molti, già solo a sentirlo nominare, sussultano. È Claudio Velardi. Noi l’abbiamo intervistato. Sei nato a Napoli, perché tifi Roma? Perché hai tradito? Ho una mia tesi, ci ho ragionato a lungo. Nella mia vita ho tifato fondamentalmente per dei giocatori, non per delle squadre, perché il sentimento che più mi fa orrore è il campanilismo. Mi considero un cittadino del mondo, non sono attaccato a un territorio in particolare, se non in maniera puramente funzionale. Certo, posso avere dei cedimenti dovuti alla vecchiaia per cui se vado a via Caracciolo mi spunta una lacrimuccia, ma mi fa schifo il familismo amorale. Quali sono i calciatori che hanno condizionato il tuo tifo? Sandro Mazzola, Diego Maradona e Francesco Totti. Tre giocatori, non tre squadre, appunto. Da piccolo tifavo per Mazzola non perché fosse della grande Inter di Helienio Herrera ma perché per un ragazzino della mia età rappresentava un mito: esile, gracile, figlio del grandissimo Valentino, doveva faticare molto per emergere ed era capace di imprese solitarie fantastiche. Il gol che segnò a Budapest fu una cosa epica: si scartò mezza squadra per depositare il pallone in porta. Ne ero innamorato, cercavo di emularne le gesta sui campetti, invano. Di risulta tifavo per l’Inter. Poi ho tifato per Maradona, per Diego, non per il Napoli. Eppure sono andato allo stadio in tribuna laterale e ho vissuto entrambi gli scudetti, ma come tifoso del più grande di tutti i tempi, non come tifoso del Napoli. Poi c’è stato un periodo di vuoto, durante il quale mi sono piaciuti altri giocatori, tipo Mancini. E poi è arrivato Francesco Totti. L’ha detto Gattuso qualche settimana fa, Francesco ha sei occhi, due davanti, due dietro e due sui piedi. È stato il miglior giocatore italiano degli ultimi 20/30 anni. Ne sono seriamente innamorato, non come Maradona che fu su un altro pianeta, ma anche questo è un grande amore. Quindi tifi Roma per via di Totti? Tifo Totti. Totti gioca nella Roma e allora mi appassiono alla Roma. Vivendo nella capitale vieni preso dalla storia delle radio, dalla rivalità con quegli zozzoni della Lazio. Poi la Roma si porta dietro quest’immagine di Società perennemente sfigata, dilaniata da mille divisioni e problematiche. In mezzo a tutto questo, però, c’è una roccia: Totti. Nei momenti di difficoltà risolve sempre tutto. È un po’ un eroe casareccio. E poi è una persona che mi piace anche fuori dal campo, è ironico e divertente. Tifi per i calciatori e di riflesso per le squadre in cui giocano. Che tifoso sei? Fondamentalmente un tifoso del cazzo, un tifoso sbagliato. È che il concetto di tifoso mi è totalmente alieno. Le peggiori cose che avvengono nella nostra società avvengono perché c’è il tifo, un atteggiamento irrazionale e non dettato da convincimenti solidi, un fenomeno che alleva le peggiori nefandezze. Hai detto che hai vissuto in tribuna i due scudetti azzurri. Hai partecipato ai festeggiamenti? Certo, partecipai anche io, me ne andai in giro per la città tutta la notte, quando il Napoli vinse il primo scudetto, ma per studiare antropologicamente il fenomeno. Le folle mi hanno sempre fatto schifo. Anche quando facevamo i cortei politici io li facevo camminando sul marciapiede. La massa mi dà fastidio, allo stadio e nei grandi festeggiamenti. Non tifavo Napoli, ma idolatravo Maradona. La famiglia e gli amici ti accusano di essere un traditore? Continuamente, soprattutto mia moglie e mio figlio. L’accusa di tradimento però va al di là del calcio. Mi si accusa di aver tradito Napoli per Roma, ma io ripeto che qui si vive mille volte meglio che a Napoli. Il tifo calcistico è un grimaldello per accusarmi di altri tradimenti, insomma. Mia moglie spesso mi rimprovera che sono più severo con la famiglia di quanto non lo sia con gli estranei, ed è vero. Chiedo molto di più a chi mi sta vicino e alle persone cui voglio bene, e chiedo moltissimo a me stesso (anche se con qualche indulgenza). È per questo che tutto ciò che è richiamo campanilistico mi fa schifo. Qualche giorno fa uno m’ha detto: “lei non difende Napoli”. È vero, non la difendo, parlo di Napoli come se parlassi di Manchester, anzi sono molto più severo con Napoli, perché vorrei che le cose funzionassero diversamente. Dire sono napoletano e tifo Roma fa glamour o fa discriminazione? Lo dico per provocare, ma non mi sento napoletano e non tifo Roma. Sono cittadino del mondo e adoro Totti. Mi sento napoletano solo quando mangio la sfogliata di Pintauro e la pizzetta di Moccia, che sono gli unici due motivi validi per sentirsi napoletano. La situazione in cui è ridotta Napoli è colpa dell’amministrazione o dei napoletani? Dei napoletani, più che dall’amministrazione. I napoletani non sono capaci, hanno sempre eletto dei viceré che prima esaltano e poi gettano nella polvere. Le amministrazioni fanno mediamente schifo, è vero, ma vengono elette dai napoletani. Se i napoletani mettessero la stessa passione che mettono nel calcio nella vita cittadina, Napoli sarebbe migliore? Ma non è vero che i napoletani mettono tutti se stessi nel calcio, lo fanno solo quando la squadra va bene. Negli anni che la squadra andava male se ne fottevano. Da questo punto di vista c’è molta più passione a Roma, con il fenomeno delle radio locali, col fatto che ci si scazza tra romanisti e laziali, si avverte molto di più nell’aria il tifo calcistico. A Napoli si sente solo nei momenti in cui ci si esalta perché si raggiunge un traguardo positivo. Non appena la squadra fa un brutto campionato subentrano la delusione e lo scetticismo tipici dei napoletani. Non è vero che i napoletani hanno tutta questa passione calcistica. Quando il Napoli vince non provi nulla oppure in fondo in fondo qualcosa si muove? Sì, qualcosa provo. Un pizzico di fastidio per i festeggiamenti e per l’esaltazione. Se vivessimo in un mondo asettico e tranquillo mi farebbe più piacere. Sai l’intervista di Troisi a Minà, di quando il Napoli vinse lo scudetto? ecco, queste cose mi fanno girare i coglioni vorticosamente. Mi dà fastidio quando il Napoli vince qualcosa perché si fanno quei discorsi vuoti, roboanti, ipocriti. Come hai vissuto l’esonero di Zeman? Malissimo. La stagione della Roma è ormai finita. Con Zeman almeno ci divertivamo e magari arrivavamo a vincere la Coppa Italia. È stato fatto un errore, perché la governance della Roma è una governance tipica all’italiana. Ci sono cento persone che decidono e ci sono scontri fortissimi sul piano societario. Gli americani ancora non comandano integralmente. Hanno un progetto intelligente che può modernizzare il ridicolo e provinciale calcio italiano che sta vivendo un declino senza fine, ma ancora non ci sono. L’esonero di Zeman è stato un errore. Secondo te è vero che l’esonero è stato voluto dalla rivolta di De Rossi nello spogliatoio? È possibile che l’abbia fatto. La società avrebbe dovuto affrontare e risolvere diversamente il suo caso. Se hai un patrimonio o lo utilizzi, d’accordo con l’allenatore, o decidi che deve andar via. Avrei capito se la società avesse detto a Zeman: o tu o De Rossi. Poi magari lo vendevano e tutti erano felici e contenti. Ma si è creata una situazione ambigua. Cavani alla Roma o Totti a Napoli? Totti al Napoli non è strutturalmente pensabile perché è romano fino al midollo. Con grande intelligenza non è mai andato via da Roma perché è il re della città. Altrove avrebbe fatto valere le sue qualità ma non avrebbe vissuto nella condizione in cui vive a Roma. L’impatto di Totti con Napoli sarebbe divertente ma non si può neppure immaginare. Sarebbe interessante osservare l’impatto del disincanto di Totti con quello napoletano, due forme di disincanto completamente diverse. Cavani alla Roma è solo una questione di soldi. Edinson è un grandissimo professionista, che ha investito sul proprio corpo e sulle proprie capacità e non sgarra mai. Mi piacerebbe moltissimo. Se dovesse fare uno striscione sulla Roma? C’è un solo capitano. E uno sul Napoli? Jamm jamm ‘ncopp jamm jamm (con ironia) De Magistris o Alemanno? Nessuno dei due, per cortesia. Però c’è da dire una cosa, De Magistris è devastante, Alemanmo è solo mediocre. I danni di Alemanno si recupereranno con un prossimo sindaco capace, per recuperare quelli provocati da De Magistris ci vorranno decenni. La pizza o la gricia? Pizza senza ombra di dubbio. D’Alema o Lamela? Lamela tutta la vita! Cosa pensi della chiusura ai commenti sul Napolista? Sbagliatissima. La contesto in radice. Riaprite ai commenti. Il web è fatto come la vita normale, pieno di pazzi, scombinati, faziosi. È fatto come il mondo. Perché chiudersi al mondo? E poi pensa che carino sarebbe stato leggere i commenti dei napolisti a queste cazzate. Giochi al fantacalcio? L’anno scorso ci ho giocato in ufficio. Mi sono piazzato a metà classifica. Un po’ mi sono accanito. Quest’anno non gioco ed è meglio, è una faticaccia inaudita. La tua squadra ideale? Maradona nel suo ruolo, Totti sulla fascia come l’ha impiegato Zeman, Mazzola centravanti, come nella sua seconda fase, perché nacque come numero 8 e poi diventò centravanti. Ecco, così potrebbero giocare assieme. Un saluto a Massimiliano Gallo? Massimiliano è un grande politico, navigato, uno che si sa destreggiare. Un giorno ce lo troveremo parlamentare, nella nazionale dei parlamentari, vedrai. Anche se di pallone non capisce niente. Ilaria Puglia

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