Dai, diamoci sotto, senza pensare alla classifica, senza far calcoli sui sei punti di svantaggio, senza sognare sogni, ma per il gusto antico e sempre nuovo di battere la Juve, la rivale di sempre, la prima rivale all’alba della serie A, la rivale che più ci eccita, ci sommuove, ci carica, insomma l’avversario sul quale una vittoria, in qualunque situazione di classifica, alta o bassa, rappresenta un fiore all’occhiello nella storia azzurra. Anche a Maradona, quando venne nel Napoli, non chiesero subito lo scudetto, ma di battere la Juve, lo sfizio massimo. Diego ci mise tre partite prima di regalarci la “soddisfazione” con quell’impossibile calcio di punizione che trasformò Tacconi in una statua di sale al San Paolo abbattendo la Juve di Platini.
Cari azzurri, il pibe vi guarda. Vi ha appena inviato messaggi di energia, di volontà, di ardore, col suo grande carisma e la napoletanità acquisita e ben custodita nel suo cuore di scugnizzo di Buenos Aires,sollecitandovi all’impresa, perché di impresa si tratta. La Juve è forte, la più forte, lanciata verso lo scudetto-bis, orgogliosamente rientrata in Champions, vibrante sotto gli impulsi elettrici di Conte, questo straordinario ultrà delle panchine, aggressiva, compatta, che mastica e rimastica calcio con furore per mangiarsi ogni avversario e ha il fondamentale pregio di non avere preso gol in 12 delle 26 partite giocate, il suo zoccolo duro.
Quest’anno, la Juve ha le sue pause e ha già perso quattro volte, mentre nella stagione scorsa, rifugiandosi in 15 pareggi, filò imbattuta sino alla fine del campionato. Ma non ha cambiato pelle. Il vigore, l’eccezionale spirito di appartenenza, la precisione degli schemi e il gioco “a memoria”, il martellamento del tecnico e la dedizione totale degli interpreti non sono cambiati. Talvolta la squadra riduce il ritmo, perché non è che sia una formazione di marziani, ma è sempre in controllo delle gare, raramente sopraffatta, forse solo a Firenze, poi sorprendentemente infilata dall’Inter, infinocchiata dal Milan, perfidamente gabbata dalla Sampdoria di Icardi e resa improvvisamente brutta dalla Roma.
Quanto coraggio e quante energie ha il Napoli per non farsi condizionare dai record, dall’operaismo di questa Juve nobile-plebea, dalla sua tranquillità in classifica che le consente una gara finta-sorniona, una partita da serpente boa, attenta a ritrarsi per scattare velenosa? Il destino del match è tutto nella condizione degli azzurri, opaca nelle ultime cinque partite con un solo gol a segno, per giunta di un difensore (Campagnaro a Roma), e la vittoria manca dal 2 febbraio, il mese corto e amaro con tre pareggi in campionato e due sconfitte in Europa. Solo un Napoli che tornasse improvvisamente brillante, veloce, ficcante, potrebbe tentare l’impresa.
La sfida è in pugno alla Juve per la classifica vantaggiosa e per la padronanza collaudata nella gestione delle partite che contano. Il campione è la Juve, Napoli è lo sfidante. Non è proprio Davide contro Golia. Comunque, se vogliamo restare a questa immagine, Golia ha una faccia poco rassicurante, Davide ha i suoi problemi e con la fionda non scocca più proiettili che abbattono gli avversari. A Napoli, la Juve può “uccidere” il campionato, partita decisiva solo con un successo juventino.
Uno stadio gremito, da record di incasso, carico di passione e desiderio, soffierà sul fuoco della sorpresa per andare a smacchiare la zebra, come direbbe Bersani (ma, attenti, Bersani non porta bene). Giocano le formazioni titolari. Inutile parlarci sopra tanto sono note, confronti individuali e schemi scontati, giocatori decisivi di qua e di là, il solito problema di “oscurare” Pirlo, il vantaggio bianconero sui calci da fermo, la sfida sulle fasce laterali dove il Napoli non deve assolutamente cedere e deve contrattaccare, il pressing forsennato dei torinesi, chissà se alto, potrebbe concedere campo alle ripartenze azzurre, il confronto muscolare a centrocampo, la vena di Cavani e Hamsik.
Il Napoli di De Laurentiis è imbattuto al San Paolo nei sei confronti con la Juve, 4 vittorie e 2 pareggi. Ma ricordi e statistiche non scendono in campo. Golia sembra pronto, Davide tira la fionda!
Mimmo Carratelli
Il Napoli Davide contro la Juventus Golia
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