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Solo nel Napoli le cinque stelle non vanno

Tutta l’emozione a Napoli per il ritorno di Diego (oh mama, mama, mama), nessuna emozione a Udine dove il Napoli fa il secondo zero a zero consecutivo in campionato, a secco di gol nelle ultime quattro partite, Europa compresa. Solo nel Napoli non va il movimento cinque stelle (Cavani, Hamsik, Inler, Insigne, Pandev).
Il ritorno di Maradona, otto anni dopo la festa di Ciro Ferrara al San Paolo, ha riempito il cuore di un popolo tifoso e legatissimo al pibe. La favola rimane viva in un rapporto d’affetto sincero, non solo nel ricordo delle prodezze inimitabili. In nessun parte del mondo, neanche nella sua Argentina, una città è stata felice con Diego, e poi smarrita, preoccupata e infine strafelice quando il più grande del calcio ha vinto la sua battaglia più dura. Qui nessuno ha mai dimenticato il campione che un giorno cantò “Napoli seconda mamma mia”. Maradona è stato Maradona tra noi, da nessun’altra parte. E’ il nostro scugnizzo più dolce, leale, battagliero, sfrontato, irriducibile.
Non è più tale il Napoli nonostante nove risultati utili consecutivi (19 punti). Nello stesso periodo il Milan ha totalizzato 18 punti, la Juventus 17, la Lazio 14, l’Inter 10. La rimonta del Milan fa dire al club rossonero di puntare al secondo posto (-7 dal Napoli). Messa meglio la Lazio (-5). La Juve ha resistito: era a +8 sugli azzurri alla 17^ giornata, ora ha sempre un bel vantaggio (+6). La sfida di venerdì, con un giorno di riposo in meno per la formazione di Mazzarri, impone al Napoli di dimezzare il distacco per non consegnare il campionato a una conclusione anticipata e per uno scatto di orgoglio. La Juve giocherà tranquilla per il margine di vantaggio che ha, il Napoli dovrà osare, forse rischiando più del dovuto. Un pareggio sarebbe il risultato più modesto. O la va o la spacca, ben considerando la grande capacità difensiva dei bianconeri, la regia decisiva di Pirlo, le puntate sulle fasce (dello scatenato Lichtsteiner soprattutto) e quel “palla avanti, palla indietro” che invita al gol i centrocampisti, da Vidal a Pogba, a Marchisio, il più pericoloso di tutti. In più, sono da temere i calci da fermo, specialità della ditta bianconera.
E’ la solita sfida che accende gli animi, la partita che vale un campionato, come si diceva una volta, e vale molto di più per il Napoli. A Udine, novanta minuti all’attacco hanno fruttato solo due limpide palle-gol che Hamsik non ha sfruttato. Se in palla, la Juve rovescia in attacco ben altra pressione. A Udine, il Napoli non è stato né veloce, né preciso. Troppi errori nei passaggi e nelle rifiniture. Troppo giro-palla senza la verticalizzazione improvvisa. Il Napoli è una squadra appannata. Se Mazzarri non la lucida a dovere, nei pochi giorni a disposizione per preparare la partitissima, contro la Juve sarà un tormento.
E’ il match che Napoli non vuole mai perdere. Proprio il Napoli di De Laurentiis, imbattuto negli ultimi sei confronti con la Juve al San Paolo (4 vittorie, 2 pareggi), ha ribaltato lo score della partite casalinghe con i bianconeri portandolo a 22 vittorie contro 21 (27 i pareggi). Tra i ricordi più confortanti, la “tripletta” di Cavani due anni fa (3-0), i due gol di Pandev l’anno scorso (3-3), le tre reti di Hamsik in tre occasioni. Ma i ricordi non scendono in campo. Un distacco minore avrebbe reso incandescente il match di venerdì. Fino a che punto le sei lunghezze di ritardo affliggeranno il Napoli?
Dimentichiamo la classifica. Giochiamo questa partita come se fosse una finale a se stante, l’eterna “finale” contro la Juve. A prescindere dai sogni e dal prosieguo del campionato, una vittoria riaccenderebbe la fiamma dell’entusiasmo ed è quello che serve al Napoli in questo momento poco fiammeggiante. Azzurri, coraggio. Maradona, anche se non sarà allo stadio, vi guarda.

MIMMO CARRATELLI

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