Caro Napolista,
ho scritto su Facebook che sei snob e Massimiliano Gallo mi ha subito “cioncato” con uno “scrivilo per noi”. Ma non era una critica. Io ti vorrei più snob e più potente. Più lobby, più cattivo. Per il semplice motivo che il bisogno per un sito così c’è: io, da lettore, ne sarei un sostenitore talebano.
Come tifoso del Napoli ed espatriato ogni giorno mi sento solo. E questo non è dovuto al fatto che vivo altrove, ma al nostro silenzio pubblico. O forse alle voci flebili, plebee, antiquate che ci rappresentano. Facciamo il classico passo indietro. Indietrissimo.
Nei giorni del “Te Diegum” , ricordo, la Gazzetta dello sport uscì con un titolo molto critico: “Ed erano pure seri”. Per dire che quel convegno era roba folcloristica. Mentre invece poneva, in anticipo, un tema di grande attualità: il doping nello sport, le droghe nella società e la follia moralista e antiproibizionista che pensava di affrontarlo e che in tutti questi anni si è dimostrata incapace di fare alcun che. Ma non allarghiamolo troppo il discorso: voglio dire che noi tifosi, nella vita professionisti, abbiamo le idee giuste ma non le mettiamo a sistema.
Lo penso ogni volta che, ormai è cronaca quotidiana, qualche importante organo di informazione parla della guerriglia di potere che la Juventus conduce da sei anni a questa parte contro la Federcalcio. Sono bravi: la società ma anche la loro “lobby”, che è fatta di opinionisti autorevoli, che si pronunciano apertamente su giornali leader del paese. Un nome su tutti, Pierluigi Battista sul Corriere. Lobby che è fatta anche degli uomini giusti nei posti giusti, di direttori juventini, di capiredattori juventini, ma anche di uomini-immagine. Per esempio un Paolo Garimberti che, da presidente Rai, diventa direttore del museo Juventus (il buon Paolo, nei corridoi della nave-ammiraglia alcuni di noi napoletani stronzi lo chiamavamo “Carlo Croccolo”, per quei suoi capelli rossi…).
Che hanno loro che noi non abbiamo? Ebbene: loro si prendono sul serio. Noi no. Noi, se sosteniamo una polemica, lo facciamo consapevoli dei nostri difetti e limiti e con un senso di signorile distacco. E se scriviamo “giochiamo” ognuno per conto nostro, diciamo un’opinione autorevole e poi torniamo a faticare. Loro fanno squadra, sistema. Niente distacco. Calciopoli ha fatto di loro un partito-falange, con una ideologia, una “linea” e degli obiettivi: eliminare l’attuale dirigenza romana, emarginare “Milano”, riformare in senso privatistico il calcio italiano.
C’è ormai un piccolo network di blogger-giornalisti juventini autorevoli. Christian Rocca del Sole 24 ore, per esempio, che propone riforme, che fa politica, che sovrappone il proprio credito professionale ad una causa sportiva, senza sentire contraddizione tra l’urlo sguaiato del tifoso e l’argomento teorico.. A noi, dai, verrebbe da ridere, ci fa un po’ impressione la volgarità, ci sentiamo “signori” e sappiamo che tutto alla fine è un trucco. Loro no.
E gli funziona. Lo si vede quando scoppiano i casi tipo “Pechino”. La lobby avversaria “è egemone”, colpisce, convince, ci mette a tacere, ci rinchiude in uno stereotipo folcloristico-dialettale. E per noi parla un presidente a volte impresentabile (ecco, vedete? “impresentabile” uno juventino non lo scriverebbe mai del proprio presidente) e un network di siti plebei che fanno olocausto delle notizie e della sintassi italiana.
E’ tempo di fare squadra e di diventare più cattivi. Ma io lo so perché non succede. Voi siete napoletani che dalle loro case vedono il mare. E il mare rende buoni, sereni, generosi. Io sono incazzato perché, anche quando vivevo a Napoli, non l’ho mai visto. Un grande amico che non c’è più, vedendo la casa che avevo preso a Roma, mi disse: “Tu tieni Fuorigrotta nel sangue”. Fuorigrotta, stadio san Paolo, ore 20,45.
Vittorio Zambardino