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Devastata l’Inghilterra a centrocampo, si sogna l’impresa contro la Germania

Gli abbiamo spezzato il cuore, il cuore del gioco. Nel quarto di finale di Kiev di questi Europei, in cui proprio l’Italia potrebbe essere la vera sorpresa, gli azzurri sono stati padroni a centrocampo come non mai. Nel cuore del gioco l’Inghilterra è stata devastata. Quadriglia dei nostri centrocampisti in una continua girandola di ruoli, capaci di rubare palla e di uscire vittoriosi dai contrasti, sempre in due ad aggredire il portatore britannico. Gli azzurri hanno “spento” i rivali più temuti a tutto campo. Cancellato dal match Gerrard, ma anche il suo scudiero Parker. Dopo un quarto d’ora di fughe “in libertà” di Johnson sulla nostra sinistra, anche le corsie sono state chiuse. Balzaretti ha avuto l’assistenza di De Rossi e Johnson ha concluso le sue galoppate. Dall’altro lato, Young trovava Marchisio e Abate. E, intanto, i due esterni della difesa partivano sui lanci di Pirlo così che l’Inghilterra doveva preoccuparsi di difendere più che attaccare sulle fasce. La difesa non concedeva nulla a Rooney (un colpo di testa e basta) raddoppiandolo ovunque. Davanti, la fisicità di Balotelli, però senza i celebri colpi di biliardo “a freddo” per abbattere Hart, teneva in allarme i centrali inglesi. Ha sprecato tanto SuperMario, ma ha dato peso all’attacco. Qui è mancato il genio di Cassano, sovrastato nei contrasti e quindi incapace di giocare la palla a suo modo.

GRANDE ITALIA – E’ stata la vittoria di una squadra importante, ha detto Buffon dopo l’estenuante notte di Kiev e la soluzione ai rigori. E’ la definizione che meglio “fotografa” la partitissima di domenica sera. Una grande Italia ha schiacciato l’Inghilterra e per la quinta volta, agli Europei, si piazza fra le quattro nazionali migliori. C’è stata, ai rigori, la rivincita sui penalty sbagliati quattro anni fa contro la Spagna nei quarti. Era la nazionale di Donadoni. Sbagliarono De Rossi e Di Natale che, l’altra sera, non c’erano nella lotteria dei penalty.

Dopo l’errore di Montolivo, che era stato tra i migliori azzurri, il rigore “a cucchiaio” di Pirlo è stato il segnale di una serata in cui l’Italia non poteva fallire la qualificazione alla semifinale contro la Germania. Una battuta geniale che galvanizzava gli azzurri e abbatteva definitivamente l’orgoglio inglese. E così prima Young fiondava contro la traversa e poi Cole si faceva incantare da Buffon che gli parava il tiro dal dischetto. Col perfetto penalty di Nocerino e quello di Diamanti (su suggerimento di Buffon) gli azzurri andavano al sorpasso. Strameritato perché in partita c’era stata una sola squadra: l’Italia.

MODULO INTERCAMBIABILE – La formazione, più 4-4-2 che 4-3-1-2, ha sorpreso per capacità di gioco (come qualità non siamo inferiori a nessuno, ha sottolineato Prandelli), contrasti, recupero di palloni, determinazione, continuità, resistenza fisica nelle due ore di gara, padronanza assoluta in mezzo al campo. Pirlo ha stravinto il confronto con Gerrard, Balotelli è stato più pericoloso di Rooney, De Rossi ha giocato una partita straordinaria. Le palle-gol degli inglesi sono state due. Le occasioni-gol per l’Italia sono state diciassette. La sorpresa positiva è stato Montolivo (nonostante il rigore sbagliato), mezz’ala di spola nel 4-4-2 più che vertice avanzato del “rombo” dove sinora aveva fallito. Marchisio ha giocato più di quantità che di qualità. Nella serata si sono inseriti molto bene Diamanti, Nocerino e Maggio. L’Italia è stata squadra nel senso pieno.

L’ultra-difesa dell’Inghilterra centrava l’obiettivo minimo di Hodgson: andare ai rigori. Aveva detto il tecnico inglese (cinque partite, nessuna sconfitta prima d’essere battuto dall’Italia): palla a noi o sarà una lunga notte. La palla l’hanno avuto sempre gli azzurri e la notte è stata ugualmente lunga solo perché l’Italia ha avuto poco fortuna nelle conclusioni per chiudere il match al novantesimo.

CONSAPEVOLEZZA – Aveva detto Prandelli: “Ci basta poco per emergere”. Mancavano la convinzione, la fiducia, la determinazione, il coraggio di tenere palla e di giocarla più svelti e più in profondità. Contro l’Inghilterra è venuto il “salto di qualità”. La nazionale ha preso consapevolezza delle sue possibilità. Ancora due spanne sotto la Spagna e una spanna sotto la Germania, come dice Buffon, ma ora con la convinzione di potersi battere alla pari con chiunque, anche se la poca concretezza in zona-gol continua ad essere un freno. La Germania, in semifinale, avrà il vantaggio di due giorni di riposo in più e delle due ore di gioco degli azzurri. Ma ci sono giocatori più “freschi” come Diamanti e Nocerino pronti ad entrare dall’inizio, senza dimenticare Di Natale contro la difesa tedesca un po’ lenta al centro. Bisognerà valutare la condizione di quegli azzurri che hanno accusato affaticamento, crampi e noie muscolari nella maratona contro gli inglesi (soprattutto De Rossi). Ma la squadra è “cresciuta” come spesso accade nei tornei dopo i gironi di qualificazione “guardinghi”, in cui si fanno molti calcoli e il primo obiettivo è non perdere. Ora nelle partite “dentro o fuori” l’Italia è costretta ad abbandonare ogni calcolo per giocare a viso aperto, cominciando col rubare l’iniziativa all’avversario come ha fatto contro l’Inghilterra, padroneggiando il centrocampo e rompendo finalmente il tabù del gol (uno solo su azione, Di Natale contro la Spagna).

OZIL IL NUOVO PERICOLO – Se Gerrard era l’avversario inglese più pericoloso sulla carta, sarà Ozil il tedesco da temere di più e da “ingabbiare” nella semifinale di giovedì a Varsavia. Ma ci sarà da fronteggiare il gioco corale costante, insistente, aggirante, martellante di tutta la squadra tedesca. Le condizioni fisiche saranno determinanti. Se stanno tutti bene, Prandelli punterà ancora sulla formazione sulla quale ha insistito dopo l’esperimento del 3-5-2. Gerarchie da rispettare per non creare “casi” nello spogliatoio. Ancora Balotelli e Cassano, Thiago Motta se avrà recuperato, difesa a quattro e “cambi” già prestabiliti a seconda delle esigenze tattiche (Diamanti e Nocerino in prima linea).

Domani prima semifinale: Spagna-Portogallo a Donetsk. Il tip-tap degli spagnoli contro il valzer lento dei portoghesi. Cristiano Ronaldo, l’attaccante che manca agli spagnoli, da una prestazione maiuscola con gol potrebbe aprire la caccia al Pallone d’oro. Resta Spagna-Germania la finale più pronosticata. Ma Italia-Portogallo a Kiev il primo giorno di luglio darebbe a questi Europei un sapore di favola.

MIMMO CARRATELLI

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