La prossima sarà la stagione più complicata per De Laurentiis

Tempi duri per le lune. Luna Rossa s’incaglia nello scirocco del golfo. La Luna azzurra dello skipper Mazzarri sbanda nel maestrale di tre sconfitte consecutive, 13 gol incassati nelle ultime cinque partite, senza più vincere, bruciata nel match race con l’Atalanta al San Paolo, lo stadio dei venti contrari, una sconfitta e un pareggio nelle […]

Tempi duri per le lune. Luna Rossa s’incaglia nello scirocco del golfo. La Luna azzurra dello skipper Mazzarri sbanda nel maestrale di tre sconfitte consecutive, 13 gol incassati nelle ultime cinque partite, senza più vincere, bruciata nel match race con l’Atalanta al San Paolo, lo stadio dei venti contrari, una sconfitta e un pareggio nelle due ultime apparizioni degli azzurri.

Il Napoli spavaldo della Champions ammaina le vele. Non ha più forza per navigare e lo skipper non ha più in pugno la ciurma che, prosciugata dagli impegni superiori alle sue risorse, non risponde più ai comandi. Titolarissimi stanchi e inconcludenti, la “rosa” dei venti giocatori dell’intera squadra non adeguata per le alternative necessarie.

L’Atalanta ha battuto il Napoli imitandone le performance dei bei tempi. Difesa attenta e contropiede. Non ha vinto mercoledì sera a Fuorigrotta. Ha passeggiato sul vascello azzurro della leggenda borbonica, una “ammuina” deprimente. Forse era migliore la prima ipotesi di formazione ventilata alla vigilia. Difesa a quattro (Campagnaro, Fernandez, Aronica, Dossena), tre a centrocampo (Dzemaili, Gargano, Hamsik) e, volendo giocare con tutti i tenori, Pandev dietro Cavani e Lavezzi. Gli esterni della difesa a quattro avrebbero parato le insidie sulle fasce di Schelotto e Bonaventura, giocatori che sono risultati determinanti sulla scacchiera del match, per non considerare quel genietto tascabile di Moralez contro cui Grava, Campagnaro e Gargano hanno fallito una efficace opposizione.

Non c’è controprova. E ogni ipotesi va a vuoto tenuto conto delle condizioni degli azzurri, tutti mediocri salvando l’impegno “a tutto campo” di Lavezzi, l’unico cuore pulsante di una formazione senza più vita. Pandev si è spento subito, dopo un buon inizio e l’assist per il gol del Pocho. Poi s’è perso, ha mancato il gol del 2-2, si è innervosito, è stato espulso (calcione a Moralez, il miglior guastatore di Colantuono). L’assenza di Maggio sulla fascia destra ha tolto al Napoli la capacità di volare, ma Dzemaili era proprio il meno adatto a sostituirlo.

Il distacco dall’ormai fantomatico terzo posto era di sei punti: è rimasto tale e quale per la sconfitta della Lazio (ha perduto anche l’Udinese). Il Napoli, dopo le battute a vuoto contro Juve e Lazio, ha fallito forse l’ultima occasione di agganciare l’ingresso nei preliminari della prossima Champions. La serata di mercoledì era tutta a suo favore. Partita casalinga contro l’Atalanta, la Lazio sul campo della Juve e l’Udinese su quello della Roma. Ma il Napoli non c’è più e la trasferta di domenica prossima a Lecce, contro la squadra di Cosmi che si batte alla morte per salvarsi, e lo fa molto bene, non promette nulla di buono. Anzi. E’ possibile un altro affondamento.

La crisi del Napoli apre uno scenario preoccupante per la prossima stagione perché sembra evidente che il ciclo della squadra dei tenori si è esaurito e, forse, anche Mazzarri non ha più nulla da proporre. Ha fatto il massimo, non pare avere più risorse. Il rilancio del Napoli porrà grossi problemi tecnici e tattici. Ormai è chiaro che Hamsik, pur considerando la sua forma altalenante, è sacrificato in mediana. Una nuova impostazione tattica è necessaria costruendo una squadra solida fra centrocampo e difesa. C’è bisogno di un leader sulla linea dei terzini e di un centrocampista di grande personalità. Sono le esigenze minime conservando i tre tenori (per Pandev esperienza probabilmente conclusa). C’è Vargas che deve trovare un posto fisso in squadra. Se Mazzarri resta, è capace di “rivedere” il suo modello di gioco? C’è bisogno di una squadra che non sappia solo attaccare (quando ci riesce), ma che sappia gestire le partite senza essere monocorde (tutti all’arrembaggio, come riusciva l’anno scorso). Adesso viene il difficile alla nona stagione di De Laurentiis, la più complicata di tutte.

Mimmo Carratelli

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