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Zeman: «Preferisco il calcio del Napoli: difesa e ripartenze micidiali»

Da allenatore, del Napoli non ha un ricordo gradevole, né potrebbe: l’esperienza di Zdenek Zeman alla guida degli azzurri si esaurì nell’arco di pochissimi mesi. Presentato a giugno del 2000, a metà novembre era stato già esonerato, dopo che nelle prime sei partite aveva collezionato appena due punti, frutto dei pareggi a Lecce e Perugia; per il resto, solo sconfitte, battuto da Juve e Inter, addirittura travolto da Vicenza e Bologna al San Paolo, dove i felsinei maramaldeggiarono imponendosi 5-1. Fu il quinto esonero per il tecnico boemo. Ma ci fu anche altro dietro quel licenziamento, non solo i risultati di inizio stagione. Tempi ormai remoti, né quella infelice parentesi può minimamente intaccare la stima che l’allenatore del Pescara, esaltato per il suo gioco spumeggiante due settimane fa persino dal giovane collega del Barcellona Guardiola («Trovare gente come Zeman per il calcio fa molto bene»), nutre nei confronti della squadra azzurra. Tuttavia il tecnico boemo, che ha sempre preferito la qualità del gioco alle posizioni di classifica, è ancor più ammirato dal metodo Mazzarri, da come mette in campo il Napoli. Insomma, in un’ideale graduatoria del bel calcio, Zeman piazzerebbe il Napoli al vertice.

C’è chi è avverso al calcio del Napoli, lei invece come giudica il gioco attuato dalla squadra di Mazzarri?
«Avevo la stessa opinione anche ad inizio stagione: il Napoli ha una manovra che a me piace ed è la più attraente come gioco. Non ho cambiato idea rispetto a quanto espresso allora. La formazione azzurra attua bene la fase difensiva, per poi ripartire in contropiede esaltato da Lavezzi, è una squadra che ha i suoi schemi collaudati, provati e riprovati, pratica senza dubbio il più bel calcio».

La prossima settimana, il Napoli è atteso dal ritorno per gli ottavi di Champions League: allo Stamford Bridge, lo attende il Chelsea. Visti i rischi corsi dal Milan, che partiva dal 4-0 sull’Arsenal, il 3-1 dell’andata basterà agli azzurri per superare il turno?
«Penso di sì. Sono convinto che alla fine passerà la squadra partenopea. Anche se l’impegno è difficile, ci sarà da lottare, ma il Napoli, che nelle competizioni internazionali quest’anno si è comportato molto bene, un gol lo metterà comunque a segno e ce la farà a sbarazzarsi degli inglesi».

Più che positivo in Europa, dove, non dimentichiamolo, nella prima fase ha messo sotto pure la compagine leader della Premier League, il Manchester City di Roberto Mancini, qualche affanno in campionato: cosa manca al Napoli per ambire veramente allo scudetto?
«La continuità, la convinzione di giocarsi tutto anche in campionato. In molte partite si sono risparmiati per potersi presentare al meglio agli impegni di Champions ed, ovviamente, se lasci andare tre-quattro partite diventa, poi, difficile, pressoché impossibile recuperare».

Chi è più importante per l’economia del gioco del Napoli: Lavezzi o Cavani?
«Io penso Lavezzi, anche se Cavani è un grande giocatore».

Dodici anni fa lei guidò il Napoli, una parentesi breve, anche perché il calciomercato di Corbelli e Ferlaino non si rivelò quello che le era stato garantito. Oggi, la situazione è totalmente diversa: un giorno, chissà, le farebbe piacere tornare sotto al Vesuvio?
«Napoli è sempre una grande piazza, lo sta dimostrando in Champions League e pure in campionato, ma io credo che personalmente non c’entro niente più con Napoli. Posso solo limitarmi a dire che sono stati bravi, soprattutto in alcune gare difficili e fondamentali».

Intanto, un giocatore del Napoli lei già lo sta allenando, l’anno scorso a Foggia, dove realizzò 19 reti, ora a Pescara è a quota 10 in 24 partite: dove arriverà Insigne?
«Spero molto lontano, è un giocatore di grande qualità anche se il fisico non è dei migliori, però sia tecnicamente che tatticamente è molto, molto bravo. Anche stasera, nonostante abbia a volte esagerato, perché sul campo pesante bisogna giocare in maniera più semplice, ha messo in mostra alcune giocate di grande pregio».

Il presidente De Laurentis ha detto che, se il Pescara approdasse in serie A, glielo lascerebbe un altro anno.
«Ovviamente, me lo auguro. Per il Pescara e per Insigne, che da noi avrà l’opportunità di completare con maggiore calma, e senza eccessivi assilli, la sua maturazione».

La lotta per lo scudetto è ormai circoscritta a Juventus e Milan. Chi la spunterà?
«Vedo favorito ancora il Milan. Secondo me, ha il grosso vantaggio di essere più squadra, è stata costruita e diretta da Allegri già dallo scorso anno, mentre la Juve è una squadra nuova, oltre ad essere guidata da un allenatore nuovo. È inevitabile un pò di tempo perché possa essere assemblata al meglio. I rossoneri, inoltre, hanno già vinto lo scudetto lo scorso anno, sono tutti abituati a lottare per traguardi di vertice».

A proposito di Juve e Milan, che ne pensa del gol di Muntari non concesso?
«Beh, succede, anche se non dovrebbe succedere».

Giusto ricorrere alla tecnologia per prevenire il verificarsi di episodi così clamorosi?
«Per me, no. È vero che si verificano sviste nel valutare se la palla ha varcato del tutto la linea bianca, oppure non è entrata, ma ci sono altre cinquanta valutazioni errate in occasione di fuorigioco che, poi, portano al gol, vedi quanto successo qualche giorno fa in Parma-Napoli. No, il problema non lo si risolve compiutamente con la tecnologia».

Fonte: Il Mattino

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