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Il Napoli mi sta tradendo, ma io non posso divorziare

Ti ho difeso. Ti ho sostenuto, mia amata squadra del cuore. Sostenendo l’impossibile. Ho gridato contro la sfiga, la jella, gli arbitri, gli episodi. Ma non voglio fare la fine di Ambrogio (se nome di fantasia deve essere, ce ne metto uno milanese, visto che sto per parlare di un ipotetico cornuto). Ambrogio è in crisi. La moglie lo ha lasciato. Lui sostiene che ci sia un altro, lei – naturalmente – nega. Da otto mesi, a colpi di denunce, non gli fa vedere i figli. Lo accusa di percosse, maltrattamenti, ingiurie, stalking. E tutti gli amici dicono ad Ambrogio: ma come hai fatto a non capirlo prima? Tua moglie (non è ancora ex, giuridicamente) è cattiva, violenta, meschina, psicotica. Ambrogio soffre quasi in silenzio. Effettivamente era l’unico a non aver capito che la moglie è quanto meno “strana”. Qualcuno (pochissimi) ha il dubbio che le accuse della moglie possano essere fondate. Gli amici veri lo aiutano, confortano, frequentano e lo invitano a vedere le partite del Napoli. Già, la squadra del Napoli. Anche io sospetto il tradimento. Come Ambrogio, spero di sbagliarmi. Come Ambrogio, mi auguro che dietro le nuvole ci sia il sole. Ma adesso ho tanta paura. Perché, a differenza di Ambrogio, io non posso separarmi. Non posso rinunziare al Napoli. Posso incazzarmi, inveire, maledire, sfanculare, criticare, non andare allo stadio, non vedere le partite in tv. Ma resterò sempre fedele. Tutto si può cambiare. Donna, lavoro, religione, partito politico. Ma la squadra del cuore no. Napoli, non mi tradire.

Azzurro Innamorato

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