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La Champions è a nove punti: perché non crederci?

Nove punti. E’ la distanza attuale tra il Napoli e il piazzamento Champions.

Nove punti sono tanti. E il martedì dopo Genoa-Napoli 3-2 è forse il giorno sbagliato per sognare. Ma è pur sempre il martedì prima di Napoli-Cesena, e sognare non costa niente. Tanto più che gli azzurri, numeri alla mano, potrebbero ancora farcela. Restano da giocare 18 partite, 54 punti in palio. Il Napoli oggi di punti ne ha 29, e dal terzo posto lo separano 4 squadre.

Nello scorso campionato gli azzurri ottennero la qualificazione diretta alla Champions totalizzando 70 punti. Nella stagione 2009-2010 fu il Milan a salire sul gradino più basso del podio, sempre con 70 punti. Ancora i rossoneri si piazzarono terzi nel 2008-2009, stavolta con 74 punti. Nel 2007-2008 il terzo posto fu appannaggio della Juve, con 72 punti.

Questo vuol dire che per sperare nella Champions il Napoli ha bisogno di raggranellare almeno 41 punti, ottenendo, da qui alla fine del campionato, una media di 2,27 punti a partita. Che sono tantissimi, inutile nasconderlo. Soprattutto considerando che la media degli azzurri, fin qui, è stata di appena 1,45 punti a giornata (29 ottenuti sui 60 disponibili).

Delle 18 partite che mancano, il Napoli ne giocherà 9 in casa e 9 in trasferta. Al San Paolo verranno Chievo, Inter, Cagliari, Catania, Atalanta, Novara, Palermo e Siena, oltre al Cesena.

Una manna, se soltanto l’undici di Mazzarri si sbloccasse contro le piccole.

Fuori gli azzurri faranno invece visita a Milan, Fiorentina, Parma, Udinese, Juve, Lazio, Lecce, Roma e Bologna. Tre trasferte sulla carta abbordabili (Lecce, Bologna e Parma), quattro difficili (Fiorentina, Udinese, Lazio e Roma), due quasi proibitive (Milan e Juve).

Inoltre, le squadre che attualmente precedono il Napoli potrebbero rallentare: si tratta di Roma, Inter, Lazio e Udinese, escludendo dal novero Milan e Juventus, che sembrano avviate a giocarsi lo scudetto.

Nessuna delle quattro antagoniste ha oggi l’aria di una schiacciasassi. La Roma a volte gioca bene, ma va a singhiozzo. L’Inter, dopo una lunga striscia positiva, è caduta a Lecce. E al San Paolo, in Coppa Italia, è apparsa tutt’altro che una corazzata: potrebbe pagare l’affanno della rincorsa.

La Lazio, invece, è uscita rafforzata dalla vittoria contro il Chievo. Ma le squadre di Reja spesso nella seconda parte del campionato vanno in debito d’ossigeno.

Infine l’Udinese. Guidolin e i suoi, ricordiamolo, hanno iniziato la stagione prima di tutti proprio a causa dei preliminari Champions. L’eventualità di una brusca frenata da parte dei friulani, perciò, non è trascurabile. In ogni caso per il Napoli è necessaria, visto che se Di Natale e compagni dovessero mantenere lo stesso ruolino di marcia del girone di andata (38 punti, con una proiezione finale di 76), diventerebbero virtualmente irraggiungibili per gli azzurri.

Insomma, gli stessi numeri che non danno per spacciato il Napoli dicono che l’impresa è dura e che le probabilità di farcela non sono molte.

Ma perché non crederci, visto che si tratta pur sempre di un obiettivo possibile? Perché non provarci, dato che questa squadra, la stessa che domenica scorsa per 70 minuti si è fatta prendere a pallonate dal Genoa, ha già dimostrato di poter mettere sotto chiunque in Italia e in Europa?

E soprattutto: perché De Laurentiis e Mazzarri non la smettono, una buona volta, con il gioco al ribasso, parlando rispettivamente di quinto e settimo posto?

Chi dice che non sia proprio l’asticella troppo bassa il motivo delle deludenti prestazioni degli ultimi tempi in campionato?  E se fosse proprio un traguardo “non sfidante” a far venire meno le motivazioni necessarie a prevalere anche contro avversarie di basso rango?

Puntare a un piazzamento complicato, sì, ma ancora possibile, potrebbe aiutare il Napoli a ritrovare determinazione anche in partite con squadre senza blasone. Potrebbe scuotere chi oggi sembra essere con la testa altrove, in certe partite; ridare un’anima a questa squadra. E non provarci soltanto perché De Laurentiis o Mazzarri non vogliono dover certificare un potenziale fallimento a fine stagione sarebbe un gran peccato.
Giovanni Brancaccio

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