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Due napolisti al bar, con un terzo incomodo

Serata negativa e dispettosa, un sogno svanito nel momento in cui poteva avvicinarsi alla realtà. E a volte i segni premonitori si manifestano a muso duro. Nella hall di un albergo a sud di Napoli eravamo in due, con l’addetto al bar, pronti a seguire Napoli-Udinese. A trenta secondi dall’avvio, si presenta un terzo uomo, dall’aria sospetta. Che sia un terzo incomodo lo si capisce subito: ha un accento (dolce) del nord e dopo il buonasera ci fa sapere che lui viene da Udine! Non solo, ma per tutti i novanta minuti commenterà la partita esaminando a voce alta sia la giudiziosa tattica dei bianconeri, sia le stranezze nel gioco del Napoli. Esternazioni che avranno, per me e il barista di fede azzurra, la delicatezza di una grattugia passata sulla schiena. Ma che poi, depurate della sofferenza, mostreranno alla fine almeno un pregio: mettere a nudo certe ragioni di gioco che hanno innescato la frantumazione del sogno-scudetto. E’ lui, il tifoso udinese, che ci fa notare la mancata esultanza di Inler dopo il gol. Dice che ormai è del Napoli. La cosa non gli piace e per ferire il gran mediano ci fa notare che non era poi ben marcato, al momento del tiro. Stessa osservazione al gol di Denis e alla sua gioia trattenuta. In piedi, l’udinese batte le mani, poi ci guarda e dice: “era libero di stoppare e tirare, quasi in solitudine”. Entra Mascara, e ancora lui ci chiede: “perché solo ora? Noi siamo ben organizzati in campo, Mascara ci avrebbe impensierito…”. Il doppio binario va avanti fino al fischio finale. Ci chiede: “cos’ha Lavezzi? Perché non conclude, perché si impantana?”. E non risparmia pensieri su Cavani: “Ma sembra stanco, non pare lui…”. Ci alziamo, io e il barista, con aria delusa. Il terzo uomo va via lanciandoci un’ultima domanda provocatoria: “E lo scudetto?”. Gli rispondiamo quasi a una voce : “ Non ce ne importa nulla. Era un falso obiettivo. Noi vogliamo la Champions…” Mimmo Liguoro

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