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Dossena non sta meritando la Nazionale

Siamo nel periodo di Natale e secondi in classifica. Il Napoli vince con continuità, andiamo avanti in Europa, Cavani è un super bomber: ci sono tutte le premesse per passare in assoluta serenità la pausa di campionato, crogiolandoci nei nostri risultati. Ma l’occasione per rinfocolare un po’ il dibattito non manca. E non mi riferisco alla notte brava finita in rissa di Lavezzi, quanto allo spunto che ci offre l’intervista del cittì Prandelli. Spunto che ci riporta alla nostra fascia sinistra.
Alla domanda sul rapporto tra la nazionale e il Napoli, il commissario tecnico azzurro risponde, come tutti sanno, che Maggio e Dossena non rientrano nella lista dei convocati perché Mazzarri li impiega in un modulo differente dal suo. E’ una scusa, è chiaro a tutti.
Per quanto riguarda Maggio, ho l’impressione che l’opinione che Prandelli ha di lui sia sintetizzabile  nel discorso che Marcelus Wallace in Pulp Fiction fa a ButchBruce Willis: “Eri quasi arrivato, ma non ce l’hai mai fatta. E se dovevi farcela, ce l’avresti già fatta”. Il buon Christian è già stato nell’orbita della nazionale senza riuscire a imporvisi; nel 2012 avrà trent’anni; Prandelli preferisce guardare avanti.
Ci dispiace per Maggio, magari l’erede di Lippi nel corso delle qualificazioni all’Europeo si ricrede. Ma non è la sua esclusione a incuriosirmi, quanto quella di Dossena. Ma siamo sicuri che stia giocando così bene da meritare la nazionale?
Arrivato nel gennaio scorso per aiutarci a risolvere l’annoso problema della fascia sinistra, il nostro terzino si è preso subito 6 mesi di aspettativa. I piccoli infortuni, la preparazione all’inglese, il ritardo di condizione: vabbé, Andrea, ti vediamo l’anno prossimo. Senonché l’anno prossimo lo stiamo vivendo ora. E’ indubbio che Dossena sia partito molto bene. Anzi, complice l’avvio diesel di Maggio, per le prime 6 o 7 di campionato pensavo che dopo anni di patimenti a sinistra ora i problemi li avremmo avuti a destra. Poi, lentamente, il laterale lombardo è scivolato verso prestazioni sempre più incolori. Valutare il rendimento di un giocatore è sempre un’operazione soggettiva, quindi mi potrei star sbagliando. Ma se c’è una riprova oggettiva alla mia affermazione è il rilancio delle quotazioni di Luigi Vitale, che fino al 31 agosto Riccardo Bigon ha provato a piazzare a chiunque tranne che a Mazzarri. Che fino alla trasferta di Bucarest non aveva mai visto il campo. E che ora si sta affermando nelle nostre gerarchi. Lo spartiacque della stagione di Dossena sembra essere stata la trasferta di Liverpool: suoi due dei tre errori marchiani che ci hanno portato a soccombere al destro di Gerrard. Una partitaccia nello stadio che lo ha ripudiato, la rabbia dell’ex che non riesce a incanalarsi ma diventa frustrazione. Chissà che non sia stato lì a rompersi qualcosa.
Negli ultimi sessanta giorni, poi, il calo. Ancora in ritardo di condizione, cosa lo rende tra i meno performanti della squadra. Il mento sfuggente e la pancetta che lo fanno sembrare grassoccio. Parrebbe esserci anche una certa attitudine alla dolce vita (non c’era anche lui insieme a Lavezzi e a Campagnaro al Posillipo prima della debacle di Udine?). Nell’insieme tanta mediocrità: non è che stia proponendoci prestazioni vergognose, ma non è mai incisivo. Forse esagero, ma le domande rimangono: siamo sicuri che Dossena meriti la nazionale? E non solo: siamo contenti delle sue prestazioni, tenendo conto che guadagna più di Lavezzi e Hamsik e che ha lo stipendio secondo solo a quello di Cavani?
Secondo me, la risposta a queste due domande è una: no. Da Dossena dobbiamo aspettarci di più.
Roberto Procaccini

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