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Al San Paolo pronti
per essere pinguini

Ma questo non era il paese del sole dove tutte le canzoni sono canzoni d’amore? Cari Napolisti dispersi in giro per il mondo. Fa freddissimo, e stasera Lacatus ha voglia di dire che il san Paolo sarà un vulcano, ma qui si annuncia una temperatura sotto lo zero.  Sì, lo so, da Milano, Udine, Parma, Modena come dalla bassa padana mi risponderete che voi ci siete abituati ad uscire con colbacco e guanti da neve, che sfidate continuamente  le tempeste della Barberino del Mugello-Roncobilaccio e del Brennero, ma io qui non ci sono proprio abituato.
Da quando mi sono svegliato sto pensando all’abbigliamento per lo stadio. Gli addetti che fanno passare tutti ai tornelli mi faranno passare anche una stufetta portatile? E al posto del Borghetti potrò acquistare un poncho? I giocatori fanno stretching prima delle partite e si scaldano ma gli spettatori che possono fare se non rimanere congelati sugli spalti per almeno un’ora prima che cominci la partita e balzellare freneticamente prima su un piede e poi sull’altro canticchiando “chi non salta juventino è?”. Che poi chi rimane fermo io non lo prendo per juventino ma semplicemente per stupido perché fa davvero freddo. E allora la mia preghiera conclusiva ai ragazzi. Ero allo stadio per Napoli-Udinese di tanti anni fa. Freddo, pioggia, acqua dappertutto. Mi scaldai con le prodezze degli azzurri. Stasera, ore 21.05. Mentre voi a casa sentirete la musichetta dell’Europa League in tv, io sarò assieme a tanti amici pinguini. Se segnassero nei primi cinque minuti mi darebbero un po’ più di calore.
Stefano Romano

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