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Padani sfottuti dagli egiziani

Abbiamo atteso. Perché il cuore conosce ragioni che la ragione etc. Abbiamo subito l’ironia dei braccianti egiziani sulla campagna acquisti (e svendite). Abbiamo alternato sudore da raccolto, punture di zanzara tigre, garbate diatribe e parallelismi tra Ibra e Borriello, Robinho e Blasi. Tutto in silenzio, tra un Sorbara 2010 e uno gnocco farcito, un lieve fremito e un commento indigeno. Ma poi il momento è giunto e, attaccati alle inquadrature da dopolavoro ferroviario di Premium Calcio, ci siamo goduti 23 minuti con la Fiorentina e il buio successivo. Il buio. Perché di questo si tratta: La fine della storia e l’ultimo uomo. Fukuyama aveva previsto Mazzarri e il vuoto. E il vuoto si materializza nella serata Utrecht. Così affermo sbadigliante ma il PMI di Casal di Principe dissente, trova spunti interessanti nel nulla di Sosa, nelle spalle (e nei piedi) Ikea di Yebda, nell’eterno ritorno del Pocho. La moglie del manager laterizi riavvia le zizze e dice che in fondo Cavani valeva la serata esotica (Utrecht suona esotica come l’Olanda intera, cita Van Basten e Baruch Spinoza, beve Pignoletto e rutta contenuta). Noi ci guardiamo intorno determinati e sperduti. Aspettiamo domenica, aspettiamo Cassano, che la storia è infinita (ma Atreyu non c’entra, neanche lo citano in queste paludose terre di colonia, neanche lo chiamano a salvarci dal nulla mazzarriano…)
Paolo Birolini

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