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Il caso Quagliarella come il waka waka

Un dramma si sta consumando a Napoli. Quagliarella non solo è andato via, ma addirittura alla Juve.
In un’estate che ci ha regalato il peggio della politica italiana, tanto da farci mancare il classico omicidio estivo, appunto, quello che piace ai media in periodo di magra, del plastico di Vespa e del parere del criminologo, ecco che il dramma spunta quando meno ce l’aspettiamo ed è calcistico: la “tragedia” si consuma pochissimi giorni prima della fine del calciomercato e a pochissimi giorni dal calcio d’inizio del campionato.
E così mentre il Milan mette a segno un ottimo colpo (elettorale?) e compra Ibrahimovic a prezzi di saldo, il Napoli invece di coccolarsi Cavani, un Lavezzi in ottima salute, un ingresso in Europa e perché no, chiedere giustamente una prima punta un po’ più di prospettiva rispetto a Lucarelli (che speriamo faccia quello che deve fare), torna a essere la macchietta di se stessa. Il dramma Quagliarella – fregato o mercenario, traditore o vittima sacrificale? – la rete si riempie dei peggiori istinti e dei peggiori commenti che superano di gran lunga le riflessioni che non si lasciano andare a nenie e capelli strappati (e il Napolista, per fortuna, è riuscito a mantenere un buon livello, nonostante il lutto).
Un rito, quello del popolo tradito, che ormai è entrato a far parte del racconto calcistico nazionale e che puntualmente, come il tormentone, estivo si ripete (ricordate Lucarelli? Fino all’ultimo Di Natale – ma sono casi isolati). Il caso Quagliarella a Napoli sa di Waka Waka, sulla bocca di tutti senza che se ne capiscano le parole.
Il problema è sempre quello. Parliamo di calcio, di economia, come se parlassimo di sentimenti. “Ha baciato la maglia e poi ci ha abbandonato”, manco ci fossimo sposati, e molti tra quelli che gridano allo scandalo, al “non c’è più il calcio di una volta”, sono probabilmente gli stessi che aspettano la domenica per sfogare i peggiori istinti, quelli che monopolizzano curve e strade se qualcosa non va come loro vorrebbero. Gli hanno tolto la caramella, quindi si protesta.
Quagliarella è andato via: non andava d’accordo con Mazzarri e De Laurentis? Che senso aveva mantenerlo con la forza in un posto che non lo adorava più? Ha scelto la Juve? Beh lo ha scritto anche Massimiliano Gallo: e che doveva fare, preferire lon Zenit? Siamo arrabbiati perché non ci ha consultato? E De Laurentis? Un fiume di improperi si spargono su quello che è stato ed è tuttora il salvatore della patria, colui che ha investito in un progetto in cui in tanti avevano fallito e ne ha fatto una macchina di soldi, certo (si chiama investimento, anche qui i sentimenti c’entrano in misura molto minore) portandoci assieme all’altro reprobo Mazzarri in Europa secondo il programma che aveva stabilito. Ma è tutto dimenticato. Non sarà il più simpatico dei Presidenti, certo, ma cerca di fare quello che può (compresi i soldi, appunto). Però ha venduto Quagliarella. Vergogna.
Non conta che ci abbia portato Hamsik e Lavezzi, che negli anni abbia costruito una squadra competitiva (certo non vinceremo lo scudetto), conta che ha venduto un giocatore che ha pagato 18 milioni e ha fatto 12 gol senza essere decisivo nella stagione (lo è stato, probabilmente, molto di più Grava).
Ma tanto oggi comincia il campionato e un paio di partite buone (speriamo!), un paio di gol di Cavani (dato che sembra che di quelli all’Elfsborg non siano fregati a nessuno) basteranno a far passarte la rabbia, come il Waka Waka appunto, in attesa di quello che sarà il prossimo il tormentone.

<strong>Francesco Raiola</strong>

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