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Usa e Irlanda, sport passatempo non tensione

Cari napolisti, sono residente a Dublino e nel dibattito sulla tessera del tifoso, vi invito a guardare anche agli altri sport, per capire se il problema e’ solo del calcio, o e’ legato ad un problema sociale piu’ ampio. Vi racconto le mie esperienze in giro per il mondo negli ultimi anni.
Qualche mese fa mi trovavo negli USA e decisi di andare a vedere una partita di basket NBA (New Jersey Nets): ho acquistato i biglietti via internet qualche giorno prima, presentatomi al botteghino con la e-mail di conferma, ho ritirato i biglietti e sono entrato, passando i controlli della polizia. All’interno, ovviamente, fiera del consumismo con negozi di tutti i tipi (inclusi alcolici), poi uno steward mi ha indicato il mio posto;
La scorsa estate andai a vedere i New York Giants, usando l’abbonamento di un amico americano che non poteva andare quella settimana per motivi personali (niente nome sull’abbonamento). Di fronte allo stadio c’era un altro palazzo piu’ alto dello stadio stesso: era il parcheggio. Da li passati i controlli della polizia, nuova fiera del consumismo (inclusi alcolici), ed il solito steward. Una scena mi e’ rimasta impressa: all’uscita, quando circa 70,000 persone lasciavano lo stadio sotto gli occhi della polizia, un ragazzo tirò una lattina per terra: un poliziotto lasciò il cordone di polizia, gliele fece raccogliere e mettere nel secchione dell’immondizia;
In Irlanda, il calcio e’ di livello basso quindi non conta, ma il rugby, l’hurling e il football gaelico sono importanti, attirando folle di circa 60,000 persone a partita in quel di Dublino. Ho avuto modo di vedere alcune gare e piu’ o meno le stesse cose descritte sopra per la Premier League si applicano;
Infine, il campionato italiano di basket, di certo non paragonabile al calcio, ma comunque uno sport dove migliaia di spettatori vanno ad una gara, ed anche li’ purtroppo, a volte, ci sono problemi;
Questo non per dire che il modello americano o inglese sia necessariamente da imitare (ci sono casi di violenza anche lì, addirittura a volte peggiori che in Italia), ma per portare esempi di citta’ con notevoli problemi di violenza (tipo New York), ma che sembrano avere un approccio alle proprie squadre piu’ rilassato. Fondamentalmente, credo, in Italia al calcio si da troppa importanza, invece di andare a vedere una partita e passare un paio d’ore di divertimento: ho visto gente durante gli incontri a New York che si alzava per andare a bere qualcosa durante la gara, poi ritornava e chiedeva al vicino che era successo, in tranquillita’.
Insomma, credo che i problemi negli stadi italiani, siano il sintomo di un’eccessiva tensione, che si nota anche nei media sportivi italiani: ogni settimana pare chissa’ che deve succedere…. Reprimere questo sintomo, o renderlo innocuo scoraggiando la gente ad andare allo stadio, non risolve il problema di fondo.
Alessandro Laureani

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